EITO 2004: rimuovere gli ostacoli per far crescere l¿Italia. Intervista ad A. Emmanueli, presidente Smau

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Intervista a cura di Raffaella Natale


Oltre a essere &#232 il principale sostenitore italiano di EITO, Smau &#232 il pi&#249 importante promotore dell¿incontro tra domanda e offerta del mercato ICT italiano.

Per queste ragioni Key4biz.it ha chiesto una valutazione in chiave prevalentemente nazionale ad Antonio Emmanueli, presidente Smau, con riferimento alle pi&#249 recenti cronache dell¿industria di settore.

K4B. Presidente Emmanueli, come valuta complessivamente l¿anno che si &#232 appena chiuso per il mercato dell¿ICT?

R. Indubbiamente, la valutazione &#232 preoccupante, perch&#233 il 2003 ha segnato il punto di minimo dal dopoguerra in termini di andamento del mercato dell¿ICT e in particolare per il settore che &#232 pi&#249 collegato alla capacit&#224 competitiva del sistema economico e cio&#232 l¿IT.

Le previsioni iniziali sono state, purtroppo, contraddette dallo svolgimento dell¿anno. Abbiamo quindi accusato, di fatto, un risultato negativo di crescita. Una decrescita netta, per il secondo anno consecutivo, ma ancor pi&#249 grande rispetto all¿anno precedente.

E questo deve generare preoccupazione nel quadro complessivo dell¿economia italiana, in cui si discute se l¿IT sta declinando o se sta solo cercando di chiarirsi le idee su dove sviluppare nuovi settori di attivit&#224.

K4B. Come pensa stia reagendo il mercato italiano alla crisi finanziaria che ha colpito il settore ICT, specie dopo il caso Finmatica?

R. Innanzitutto, penso che si sia ancora in una fase di comprensione, poi distinguerei. Indubbiamente, il caso Finmatica porta ulteriori elementi di preoccupazione su quella che &#232 stata l¿esperienza complessiva, o parziale, del Nuovo Mercato italiano.

Bisogna dire che, seppure la New Economy ha creato elementi di euforia in molte economie e ha generato elementi concreti di nuova imprenditorialit&#224, &#232 anche vero che questo in Italia si &#232 verificato in maniera limitata.

La ristrutturazione in atto del concetto di Nuovo Mercato e le esigenze, da pi&#249 parti avvertite, di avere una migliore valutazione nei contenuti effettivi e nei business model presentati dalle start-up, testimoniano come ci sia una valutazione preoccupata di un mercato che &#232 nato, s&#236, con molti entusiasmi, ma che ha gi&#224 messo insieme un certo numero di ritiri o di fallimenti.

Questo &#232 un problema complessivo per tutta l¿Italia, nel senso che un Paese povero di materie prime, con una struttura manifatturiera chiaramente in ritirata e con nessun ruolo agricolo, proprio nel settore del cosiddetto ¿intangibile¿, cio&#232 quello reso possibile dalle nuove tecnologie multimediali e dalla digitalizzazione, avrebbe potuto trovare nuove aree, nuovi centri di competenza, nuove vocazioni per alcuni distretti geografici specifici.

K4B. E il ruolo delle banche in questo contesto?

R. La crisi del sistema bancario complicher&#224 ulteriormente la situazione, non solo come &#232 gi&#224 avvenuto per il caso Finmatica, ma anche per altri casi eccellenti come quello Parmalat.

Oggi il sistema bancario &#232 chiaramente in una situazione di fibrillazione rispetto ai criteri con cui assegna denaro, d&#224 i fidi ecc. Questo aspetto non potr&#224 che procurare ulteriori difficolt&#224 all¿insieme della struttura imprenditoriale italiana, in una situazione in cui gi&#224 la struttura delle piccole e medie imprese soffre una generalizzata rigidit&#224 dei fidi e del credito.

Un fenomeno, questo, che verifichiamo, in particolare, nelle aree innovative dove una pi&#249 difficile comprensione delle opportunit&#224 determinate dalle nuove tecnologie da parte delle Banche, che normalmente non hanno una piena conoscenza di questi mercati, crea ancora problemi.

A maggior ragione, &#232 auspicabile un intervento maggiormente concertato, non solo governativo ma anche delle istituzioni e associazioni che contribuiscano a tenere alta l¿attenzione sulla centralit&#224 di questo settore.

K4B. Diverse societ&#224 del mercato dell¿ICT hanno recentemente accusato la stampa di operare nei loro confronti un¿azione di contrasto. Lei si sente di condividere questo pensiero?

R. Quello che mi sembra di riscontrare &#232 che, in generale, i media italiani affrontino il tema dell¿innovazione, e delle relative tematiche, con un livello di approfondimento molto basso, quasi sempre con un¿ottica limitatamente nazionale, per non dire provinciale, della situazione.

Di conseguenza, si &#232 pi&#249 alla ricerca dell¿aspetto ¿micro¿ della singola azienda, se non addirittura del gossip, piuttosto che a un discorso di posizionamento complessivo di un¿azienda sul mercato.

Questo fatto, a seconda della risonanza che un organo di stampa o un altro medium danno a una cosa o a un”altra, pu&#242 riverberarsi in termini molto negativi per la societ&#224, cos&#236 come, in altri momenti, in termini eccessivamente positivi.

C¿&#232 bisogno di studiare di pi&#249, a mio avviso.

C¿&#232 bisogno di maggior competenza.

Quando noi diciamo che il sistema italiano &#232 arrivato alle tematiche della societ&#224 digitale con un approccio un po¿ dilettantesco, trascinato dalla grande ondata dei telefonini, ma capendo poco delle piattaforme, della loro integrazione e delle grandi opzioni che una societ&#224 di fatto postindustriale aveva, intendiamo riferirci al modo in cui questa societ&#224 viene rappresentata assieme a tutte le sue criticit&#224.

K4B. Una posizione severa la sua¿

R. Realista, direi. Sono assolutamente convinto che in certi momenti leggiamo le notizie pi&#249 stravaganti, secondo cui grandi colossi dovrebbero chiudere nel giro di poco tempo e tali notizie vengono riverberate con grande superficialit&#224, soprattutto quando poi il discorso vede un mercato italiano non pi&#249 capace di attrarre investimenti stranieri. E questo &#232 un problema.

Generare uno scarso livello di fiducia – al di l&#224 di alcune vicende oggettive ¿ fa s&#236 che non arrivino poi i quattrini dall¿estero. Il confronto fra il livello del Mibtel ed il livello degli altri indici azionari europei indica chiaramente che Milano sta andando a una velocit&#224 pi&#249 bassa. C¿&#232 un problema di fiducia generale che probabilmente, una visione di pi&#249 ampio respiro, anche supportata da professionalit&#224 eccellenti nel campo dei media, potrebbe rafforzare.

K4B. Secondo lei, anche alla luce delle recenti vicende, si pone un problema di etica anche per le imprese dell¿ICT?

R. Indubbiamente. Sotto questo punto di vista, gli ultimi anni sono stati devastanti, non solo in un ottica italiana, ma in un ottica planetaria, tanto pi&#249 se si pensa che l¿avvio delle manifestazioni patologiche &#232 stato dato proprio dalle grandi Corporation americane, che in passato si erano distinte per premi sul total quality management, sull¿accuratezza, sulla certezza dei processi.

Quando si &#232 visto che la via di uscita rispetto agli squilibri determinati dalla bolla speculativa, era quello dell¿¿aggiustare¿ i conti di bilancio, della manomissione, esempio che si &#232 immediatamente propagato in maniera abbastanza diffusa, si &#232 generata una crisi di valori fondamentali. Si tratta di quei valori fondamentali che sono l¿ossatura nella vita di un¿impresa: i valori della managerialit&#224, il valore del ruolo del dirigente, il valore dell¿azienda che ha un ruolo sociale nei confronti degli stakeholders, e non solo, ma anche dei clienti e dei cittadini della societ&#224 civile in cui l¿azienda opera.

Quindi, nella generale crisi di valori che ha determinato negli ultimi anni l¿indebolimento dei grandi riferimenti planetari, trascinandosi dietro la positivit&#224 dell¿intraprendere, che &#232 stata indubbiamente colpita.

Per questo motivo, le aziende devono quindi mettere in atto delle azioni assolutamente significative per recuperare il valore positivo, progressivo di stimolo nei confronti della societ&#224 in cui operano, della funzione sociale che indubbiamente svolgono nell¿essere imprenditori.

K4B. Alla luce dei dati EITO 2004, cosa possiamo prevedere per l¿Italia nell¿anno in corso? &#200 vero che la rivoluzione sar&#224 tutta wireless?

R. Nel complesso, i dati indicano un leggero miglioramento, nel senso che i tassi di crescita del mercato in generale tornano positivi.

La positivit&#224 per&#242 &#232 cos&#236 contenuta che sarebbe sbagliato soffermarcisi troppo. Essendo l¿ICT un elemento abilitante di tutti i settori in generale, ha bisogno di essere sostenuto in termini di incentivazione della domanda.

Certo, trainano di pi&#249 i settori in cui la novit&#224 &#232 pi&#249 evidente e quindi lo zoccolo di utilizzatori evoluti immediatamente si sensibilizza.

Il wireless, da questo punto di vista, rappresenta senz¿altro una frontiera a cui molti di quella minoranza, che sono gli utilizzatori evoluti nel nostro Paese, guardano con interesse per aumentare il loro grado di mobilit&#224 da un lato, piuttosto che la confortevolezza dell¿uso dall¿altro.

Quindi, da questo punto di vista, i dati relativi alla crescita del wireless mi sembrano particolarmente importanti perch&#233 rispondono a un esigenza sentita da una domanda gi&#224 battuta.

Il problema reale &#232 come portare a sostenere in generale la crescita dell¿ICT per quell¿80% degli italiani, che ha invece ancora una dimestichezza piuttosto modesta con queste tematiche.

K4B. Parliamo di Internet, quindi. Come siamo a tasso di penetrazione e cosa &#232 possibile prevedere?

R. Secondo i dati EITO 2004, l¿Italia, tra tutti i Paesi dell¿Europa Nord-Occidentale, presenta il minor numero di navigatori per 100 abitanti. Cosa che non si registrava l¿anno scorso. Nel 2003 l¿Italia aveva 39,6 navigatori su cento e la Spagna ne aveva 25,8. Quest¿anno la Spagna &#232 passata a 62,2 e l¿Italia che pure &#232 cresciuta molto &#232 a 58,8, cio&#232 ancora all¿ultimo posto.

&#200 chiaro che se il Wi-Fi cresce, lo fa spinto dall¿aristocrazia dell¿utilizzo, ma il problema del Paese rimane la diffusione dell¿utilizzo stesso.

Quindi, &#232 pi&#249 rilevante il dato che mette in evidenza una crescita troppo lenta nella diffusione dell¿IT tradizionale (numero di pc, fasce sociali, ecc.), piuttosto che il dato positivo relativo al suo utilizzo da parte di quella frangia che &#232 comunque sempre all¿avanguardia.

EITO rappresenta nel 2004, un mondo italiano che si muove, s&#236, ma a una velocit&#224 relativa ancora troppo bassa rispetto alle economie con cui deve concorrere.

K4B. Banda larga, uno scenario ancora lontano? Al di l&#224 di Fastweb, pensa che ci sar&#224 qualche operatore che comincer&#224 a investire nella Tv via Adsl, un settore gi&#224 in forte crescita in Europa e anche nei Paesi asiatici?

R. Parlare di banda larga e Tv via Adsl &#232 ancora troppo presto in Italia? Provocatoriamente, io vorrei sperare che invece non sia troppo tardi.

Perch&#233, in effetti stanno avvenendo nel mondo macro-fenomeni di portata gigantesca.

Pensiamo a quello che sta succedendo in Oriente, in Cina, in Corea, o in Taiwan. In questi Paesi non ci sono solo i bassi salari, di cui noi ci lamentiamo e a cui attribuiamo il fatto che perdiamo quote di mercato in settori tradizionali. La Cina ha il pi&#249 altro numero di laureati nel mondo ed &#232 il secondo Paese al mondo in termini di accessi a Internet. La Corea ha pi&#249 connessioni a banda larga, di tutta l¿Europa messa assieme.

Cosa significa questo, assieme al dinamismo asiatico in tutti i settori dell¿industria, da quello manifatturiero a quello dell¿elettronica?

Significa che in Asia si sta indubbiamente formando un nuovo polo di competenza e di sviluppo industriale che, se all¿inizio &#232 stato determinato dalla delocalizzazione da parte degli Occidentali, ha poi recuperato autonomia fino a sottrarre, esemplare il caso del Giappone a questo proposito, settori importanti all¿economia occidente.

In questo senso, la modernizzazione generale del nostro modo di relazionarci passa attraverso l¿uso combinato di tutte le tecnologie: passa attraverso un cittadino che si sente in grado di utilizzare con la stessa familiarit&#224 un telefonino, una macchina digitale, una Tv digitale o un pc. Solo questa confidenza lo rende, nel momento in cui si trasforma in elemento produttivo, capace di competere in modo adeguato con i suoi concorrenti delle altre parti del mondo.

Il fatto di procedere con questa lentezza, dimostra che molto spesso non ci sia la consapevolezza della classe dirigente in generale: a livello delle associazioni imprenditoriali o degli enti locali, salvo alcune eccezioni, non sono stati prodotti risultati di cui oggi si possa andare fieri.

Lo sforzo del governo, pur se pi&#249 focalizzato, &#232 stato timido.

Pur essendoci oggi un Ministro dell¿Innovazione, il suo ministero non &#232 mai stato adeguatamente finanziato dai ministri che detengono le risorse.

La piccola e media impresa, che da sola non pu&#242 prendere iniziative di innovazione di processo, investe solo in maniera modestissima a scapito di una maggiore leggerezza operativa, minor capitale circolante richiesto, miglior capacit&#224 di gestione di magazzino e dei clienti.

Quindi pi&#249 che chiedersi se &#232 troppo presto per investire in nuove tecnologie, bisognerebbe chiedersi se non sia troppo tardi.

Riprendendo la parole del Presidente Ciampi: ¿ Basta con il discorso dei tagli e del declino¿, mi chiedo se tutto questo non vada integrato con un piano d¿azione specifico, che lo sostanzi non solo i termini di esortazione psicologica, ma anche in termini di condotta pratica sul territorio nei vari distretti, nelle varie regioni, nei vari comparti industriali.

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