Lindows batte Microsoft: un giudice Usa stabilisce la validità del marchio contestato da Gates&Co

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Microsoft incassa una nuova sonora sconfitta, stavolta contro la piccola societ&#224 produttrice di software Lindows.com, accusata di aver dato ai suoi software un nome troppo simile a quelli prodotti dall¿azienda di Redmond.

La societ&#224 di Bill Gates aveva portato la concorrente in tribunale chiedendone la condanna per uso illecito del marchio. Il giudice della Corte distrettuale USA di Seattle, per&#242, ha ribaltato la tesi di Microsoft, secondo cui il nome Lindows avrebbe potuto trarre in inganno i consumatori, e ha stabilito che prima dell¿avvento di Microsoft, la parola Windows (finestre) era una parola di uso comune e come tale deve continuare a considerarsi.

Il giudice John Coughenour ha affermato che ¿¿la validit&#224 del marchio di Microsoft avrebbe dovuto essere verificata prima del debutto di Windows sul mercato, avvenuto nel 1985, e non dopo¿.

La sentenza pu&#242 considerarsi rivoluzionaria, anche perch&#233 molti giudici, in precedenza, avevano dato ragione a Microsoft, vietando l¿uso del marchio su vari mercati europei. Il 30 gennaio scorso ad esempio, una sentenza pronunciata ad Amsterdam aveva decretato che Lindows tentava di ¿approfittare del successo di Windows¿ e stabilito che, nel giro di otto giorni, i rivenditori olandesi dovevano terminare di pubblicizzare e vendere i prodotti marchiati Lindows.

Microsoft era riuscita a proibire l”uso dei marchi Lindows, Lindows.com e LindowsOS anche in Svezia, Finlandia, Francia, Belgio e Lussemburgo.

La societ&#224 di Redmond ha dichiarato comunque l¿intenzione di presentare ricorso contro la decisione del giudice di Seattle che potrebbe minare l¿intera strategia commerciale di Microsoft. Se, infatti, come afferma la portavoce, ¿¿il termine generico non pu&#242 essere soggetto a trademark in nessuna circostanza¿, allora possono essere messi in discussione anche i diritti detenuti dall¿azienda di Gates.

¿Nessuna azienda pu&#242 comprare una parola del dizionario¿. Cos&#236 ha commentato esultante la controparte, definendo la sentenza come la ¿¿vittoria pi&#249 grande per Lindows.com¿ che potr&#224 continuare a vendere, almeno negli Stati Uniti, il proprio sistema operativo basato su Linux.

Il CEO di Lindows, Michael Robertson, ha ribadito molte volte che la strategia di Microsoft mira a sfiancare economicamente i rivali con richieste di risarcimento esorbitanti su pi&#249 fronti, ma non ha perso occasione per sfidare Microsoft con colpi anche piuttosto bassi: a luglio del 2002 Robertson offriva 200 mila dollari a chi fosse riuscito a craccare la console Microsoft Xbox, per poterla utilizzare come un computer a basso costo.

A settembre 2003 apr&#236 il sito MSfreePC.com con l”intenzione di fornire software LindowsOS e StarOffice a chiunque avesse richiesto, attraverso il sito stesso, il risarcimento concesso da Microsoft in seguito ad una class-action sul noto caso antitrust. Il sito &#232 stato chiuso lo scorso 12 gennaio.

Infine , Robertson ha giocato la carta del file-sharing, decidendo di distribuire copie gratuite del proprio sistema operativo LindowsCD, ribattezzato per l”occasione LindowsLive!, sui network peer-to-peer pi&#249 utilizzati al mondo, fra cui Kazaa, Gnutella, eDonkey e BitTorrent.

La battaglia tra il gigante di Redmond e il topolino di Seattle &#232 iniziata alla fine del 2001 con l¿accusa che il nome Lindows infrangesse il copyright di Windows. In discussione, ufficialmente, solo il marchio, non l¿operato dell¿azienda. Non un accanimento contro la concorrenza, dunque, ma una questione di principio.

Il fatto che Lindows utilizzi Linux, il sistema operativo aperto che sta facendo venire gli incubi a Bill Gates, insomma non centra niente.

Finora Microsoft aveva messo a segno una serie di vittorie sui campi europei. La prima battuta d¿arresto &#232 arrivata per&#242 in casa.

Il dibattimento ufficiale sul caso avrebbe dovuto aprirsi il prossimo primo marzo, ma con ogni probabilit&#224 il termine verr&#224 nuovamente spostato in seguito a quest¿ultima sentenza, per dare modo a Microsoft di preparare con cura il ricorso in appello.

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Alessandra Talarico