Cinema digitale: Pixar divorzia da Walt Disney. Le cose si mettono proprio male per la casa di Topolino

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Lo studio Pixar, i maghi del cinema digitale d”animazione in 3D, divorzia dalla Disney.

Dopo ben dieci mesi di discussioni, Pixar ha annunciato che non rinnover&#224 la collaborazione con il Gruppo Walt Disney.

Pixar, casa pionieristica di animazione con computer fondata da Steve Jobs di Apple Computer, ha prodotto film di una certa rilevanza che nascono dall¿impiego degli strumenti tradizionali del cinema e dal ricorso a quelli nuovi che permette l¿informatica.

La societ&#224 &#232 stata nominata (ancora una volta) tra i cinque film d”animazione che sono in lizza per vincere l”Oscar del miglior film nella sua categoria, per Alla ricerca di Nemo.

Tutti economici i motivi del divorzio, tra cui il no di casa Mickey Mouse alla richiesta Pixar del copyright dei cinque film prodotti finora con Disney e dei due in lavorazione.

Pixar ha finora rilasciato i suoi migliori lungometraggi grazie ad un accordo di distribuzione con Disney, un accordo che ha portato cos&#236 tanti soldi nelle casse del Gruppo di Topolino, che si mormora in diversi ambienti che sia stata l”unica ancora di salvezza del gigante, in pesante deficit per tutte le sue altre attivit&#224.

La crisi creativa – e di conseguenza economica della Disney – &#232 talmente grave che meno di un mese fa &#232 stato chiuso il centro di produzione di Orlando (Florida) da cui sono uscite le ultime (forse) pellicole d”animazione tradizionale Mulan, Lilo & Stitch, Brother Bear (che uscir&#224 nelle sale italiane a marzo).

In un comunicato, Pixar ha spiegato che il suo attuale accordo con il Gruppo di Mickey Mouse per la realizzazione di cinque film, si chiuder&#224 con la terminazione dei due prossimi film previsti, The Incredibles, la cui uscita &#232 prevista a novembre, e Cars nel 2005.

Attualmente Disney &#232 infatti proprietaria del copyright e pu&#242 fare sequel e altri lavori basati sui film con il contratto attuale.

Dopo questi due film, ¿Pixar intende conservare la piena propriet&#224 sulle future produzioni¿, ha indicato la societ&#224.

Allo stesso tempo, Pixar ha detto di voler cercare un altro studio partner per distribuire film a partire dal 2006, quando arriver&#224 al termine quello attuale con Disney.

E non saranno poche le major cinematografiche che si faranno sotto, gi&#224 si parla di Warner Bros, Sony, 20th Century Fox, e Metro-Goldwyn Mayer.

Dalla primavera del 2003, Pixar discuteva con Disney per il rinnovo di questo accordo di distribuzione, ma ¿davanti alla difficolt&#224 di trovare un accordo con Disney, verificheremo altre vie¿, ha dichiarato il presidente Steve Jobs ¿Abbiamo fatto un magnifico percorso insieme, uno dei pi&#249 fruttuosi della storia di Hollywood, ed &#232 una vergogna che la Disney non partecipi ai futuri successi della Pixar“, ha sottolineato Jobs.

Jobs che per gli affari evidentemente ha fiuto, ha voluto attendere le recenti nomination agli Oscar per dare la stoccata finale al partner Disney: marted&#236 &#232 stata annunciata la nomination, gioved&#236 &#232 stato annunciato il non prolungamento del contratto.

E Disney (finora 50% degli incassi e pagamento a Disney di una quota tra il 10 e il 15% per i costi di distribuzione), pressata da altri debiti, non ne ha mai voluto sapere, pur volendo certamente continuare a co-distribuire i prodotti di Pixar.

Fino a oggi, i cinque film realizzati da Pixar – Toy Story (1995), 1001 pattes (1998), Toy Story 2 (1999), Monstres Inc. (2001) Finding Nemo (2003) ¿ hanno guadagnato pi&#249 di 2,5 miliardi di dollari ai box office e i blockbuster sono stati un successo anche in Dvd e VHS: almeno 150 milioni di dollari il fatturato.

L”Amministratore delegato di Disney Michael Eisner ha emesso una nota in cui augura a Pixar ogni successo.

“Il management di Disney non ha potuto accettare l”offerta finale di Pixar perch&#233 sarebbe costata centinaia di milioni di dollari (…) secondo l”esistente accordo” senza dare a Disney abbastanza, ha detto la societ&#224.

Dal quartier generale di Burbank (California), la Disney ha annunciato che “intende conservare la piena propriet&#224 delle sue future produzioni“. Un”affermazione che fa a dir poco sorridere dal momento che le poche voci attive dei bilanci Disney provenivano proprio dalle co-produzioni Pixar su cui la casa madre di Topolino apponeva un semplice marchio senza intervenire creativamente nella realizzazione dei lungometraggi animati.

Raffaella Natale