Nasce l¿asse Europa-Asia per lo sviluppo del nuovo protocollo IPv6

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L¿IPv6, il protocollo Internet di nuova generazione, avanza a passo spedito. La settimana scorsa, Bruxelles ha pubblicato la prima lista di materiali interoperabili e ha annunciato che la Corea del Sud collaborer&#224 con i ricercatori dell¿Unione europea per implementare lo standard.

Le autorit&#224 di Seul, nel corso di una conferenza internazionale, hanno infatti espresso il desiderio di sviluppare assieme all¿Ue delle applicazioni e dei servizi sulla nuova versione del protocollo, che dal prossimo anno dovrebbe sostituire l¿IPv4.

Si tratta della prima collaborazione intercontinentale sul protocollo che permetter&#224 di raddoppiare il numero degli attuali indirizzi web.

Nel quadro della manifestazione, il programma internazionale “IPv6 Ready” ha fatto un bilancio degli ultimi test di interoperabilit&#224 tra i diversi prodotti, realizzati essenzialmente da costruttori asiatici (NTT, Samsung, SK Telecom e China Telecom) e nord americani (3Com, Cisco Systems e AT&T).

Tra i fabbricanti europei, soltanto Nokia e 6Wind figurano tra le societ&#224 i cui prodotti rispondono ai dettami del programma di certificazione.

Il programma consiste in due fasi di verifica: la prima &#232 una sorta di auto-test per assicurare una qualificazione minima.

La seconda fase, pi&#249 rigorosa e dettagliata, &#232 appena iniziata e dovrebbe concludersi nel mese di marzo per dare spazio gi&#224 da giugno ai primi servizi originati dai test.

IPv6 sta per “Internet Protocol Version 6” ed &#232 nato per sostituire l”Internet Protocol versione 4 in uso da pi&#249 di venti anni e che sta soffrendo per la progressiva diminuzione di indirizzi IP.

Il nuovo protocollo &#232 stato sviluppato e progettato dall”IETF (Internet Engineering Task Force) e da altri laboratori di ricerca per porre rimedio a tale problema e per apportare delle innovazioni a livello di routing e di autoconfigurazione di rete.

Attualmente, le iniziative di sviluppo del protocollo sono state prese individualmente dai diversi Paesi. L¿Asia &#232 una delle regioni pi&#249 attive, dal momento che la regione soffre gi&#224 di una grave carenza di indirizzi IP.

L¿ultimo accordo in questo senso riguarda il Giappone, la Cina e la Corea del Sud che hanno firmato a dicembre un¿alleanza per sviluppare specifiche comuni basate sull¿IPv6 e per rendere operativa entro il 2005 una rete internazionale basata sul nuovo protocollo.

Il ministero degli Affari pubblici giapponese ha messo a disposizione del progetto 14,8 milioni di euro, a cui si aggiungeranno i fondi degli altri due Paesi.

Tra le imprese che collaboreranno alla creazione della rete, Hitachi, Fujitsu, Nec, Matsushita Electric, NTT, Mitsubishi Research Institute, Samsung e Korea Telecom.

Le regioni asiatiche sono particolarmente interessate allo sviluppo del nuovo protocollo a causa della penuria di indirizzi IP che &#232 pi&#249 evidente in queste zone che nel resto del mondo: la creazione della nuova versione del protocollo resta ad oggi l¿unica soluzione concreta per porre rimedio nel lungo termine al problema della futura crescita di Internet.

Il principale problema dell¿IPv4 &#232 che esso pu&#242 supportare al massimo 4 miliardi di indirizzi IP, un limite che si sta lentamente saturando.

L¿IPv6 adotta invece uno spazio di indirizzamento su 128 bit contro i 32 bit di IPv4. La disponibilit&#224 di indirizzi pi&#249 lunghi, oltre a garantire un margine di crescita pressoch&#233 illimitato, consentir&#224 di dare alla rete Internet una struttura pi&#249 flessibile ed efficiente di quella attuale.

La transizione dall¿attuale Internet ad una nuova Internet basata su IPv6 non si annuncia, per&#242, particolarmente semplice perch&#233 i due protocolli non interoperano tra loro. Le differenze nell¿header (lunghezza degli indirizzi, elementi dalla semantica diversa) comportano che pacchetti IPv6 non possono essere instradati attraverso reti IPv4 e viceversa. Le applicazioni oggi presenti per ambienti Intranet ed Internet basate su IPv4 non sono in generale utilizzabili cos&#236 come sono su reti IPv6, ma devono essere modificate in modo da poter utilizzare indirizzi pi&#249 lunghi.

Inoltre la durata della transizione tra IPv4 e IPv6 sar&#224 prevedibilmente abbastanza lunga (qualche anno). Durante questo periodo i due protocolli coesisteranno, con un rapporto di utilizzo inizialmente a largo vantaggio di IPv4; l¿affermazione pi&#249 o meno rapida di IPv6 condizioner&#224 significativamente l¿evoluzione successiva.

Le nuove collaborazioni appena annunciate, tuttavia, fanno capire quanto sia i governi che le maggiori aziende di settore siano interessate ad estendere le capacit&#224 della rete che sta iniziando a mostrare la corda nel sostenere l¿impressionante tasso di crescita di Internet e le esigenze di nuovi servizi.

Alessandra Talarico