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Gli ISP americani attaccano la nuova legge anti spam

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Le aziende di telemarketing continuano a bombardare le caselle elettroniche degli utenti Usa, nonostante l¿entrata in vigore, lo scorso dicembre, della legge anti spam.

Il nuovo ordinamento – che consente alla Commissione federale per il Commercio di istituire una lista ¿do not spam¿ e di assestare un giro di vite nella lotta alla posta sgradita ¿ prevede, per i diffusori di eMail dal contenuto ingannevole, condanne fino a 5 anni di carcere e multe fino a 6 milioni di dollari.

La legge, tuttavia, sembra non aver sortito alcun effetto, dal momento che gli utenti non hanno registrato alcuna variazione nel volume e nello stile dei messaggi spazzatura. ¿¿non c¿&#232 stata nessuna inversione di tendenza, nessun cambiamento nei contenuti e nell¿autenticit&#224 dei messaggi spam¿, ha dichiarato Mary Youngblood di EarthLink Widespread.

Il testo del ¿CAN-SPAM Act” (un gioco di parole che significa “blocca lo spam¿) non vieta le junk mail, che rappresentano ornai pi&#249 della met&#224 del traffico di posta elettronica in America (55% secondo Verizon Wireless). Esso, in compenso, offre agli utenti la possibilit&#224 di chiedere la rimozione del loro indirizzo di posta dalle mailing list. Ai sensi delle nuove disposizioni, infatti, gli spammer potranno inviare eMail commerciali, purch&#233 i messaggi contengano in basso un indirizzo e una casella di posta validi e un link di cancellazione dalla lista.

La legge, effettivamente, &#232 stata fin da subito duramente criticata da molti ISP perch&#233 ritenuta troppo blanda, ma ora anche chi in un primo momento la riteneva valida sta iniziando a rendersi conto della sua inadeguatezza.

Il volume dello spam arrivato nelle caselle di posta elettronica sembra essere diminuito durante le vacanze, ma soltanto perch&#233 in questo periodo gli utenti hanno passato meno tempo on line. La proporzione dei messaggi &#232 dunque rimasta inalterata.

Secondo America Online, il pi&#249 importante provider Usa, la nuova legge ha soltanto ispirato nuovi metodi di diffusione dello spam, per esempio, attraverso il dirottamento del traffico su computer situati nelle regioni asiatiche e quindi pi&#249 difficili da rintracciare.

L¿unico cambiamento ravvisabile, spiega il portavoce di AOL Nicholas Graham, &#232 dunque nei percorsi effettuati dai messaggi. Cambiamento avvenuto, si pu&#242 dire, da un giorno all¿altro.

L¿Unione europea ha gi&#224 provveduto a regolamentare la materia con la Direttiva 2002/58/CE. L¿Ue ha scelto la linea opt-in, che sta ad indicare che il destinatario delle comunicazioni abbia espresso esplicitamente il consenso a riceverle. Questo sistema non esclude comunque la possibilit&#224 per il destinatario di poter richiedere la cancellazione dal servizio. In definitiva, in Europa, tutte le eMail inviate senza il consenso del destinatario sono da considerarsi spam.

Gli Usa, invece, hanno seguito la linea dell¿opt-out, termine con cui si indica la possibilit&#224 per le aziende di inviare informazioni senza l”esplicito consenso del destinatario, dando la possibilit&#224 a quest”ultimo di richiedere la cancellazione del suo indirizzo dall”elenco e di non essere disturbato ulteriormente. Tra i sostenitori di questo sistema, le societ&#224 che operano nel Direct Marketing: il loro punto di vista &#232 che l”invio di comunicazioni commerciali &#232 una funzione legittima da differenziare nettamente con le attivit&#224 di spamming.

L¿Italia &#232 stata tra i primi Paesi europei ad adeguarsi, il 16 settembre, alle normative europee in fatto di protezione dei dati, con il Codice delle Comunicazioni Elettroniche, adottato con il Decreto Legislativo n. 259 del 1 agosto 2003.

Il Garante per la privacy ha stabilito che l¿invio sistematico, non autorizzato e a scopi di profitto di eMail pu&#242 essere denunciato all¿autorit&#224 giudiziaria. Sono previste varie sanzioni ¿ multe fino a 90mila euro – e, nei casi pi&#249 gravi, la reclusione da sei mesi a tre anni.

Secondo un recente studio dell¿Istituto Pew, oggi ben il 70% degli utenti americani ritiene che lo spam ha reso spiacevole l¿uso della posta.

Nel 2002, il fenomeno &#232 costato alle imprese circa 9 miliardi di dollari in perdita di produttivit&#224, secondo quanto riportato dall¿istituto di ricerca di marketing Ferris Research.

Alessandra Talarico

&#169 2004 Key4biz.it

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