P2P: dimezzati gli utenti. Intanto i big dell¿hi tech si uniscono contro la violazione del copyright

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Secondo i risultati di uno studio condotto dalla societ&#224 americana Pew Internet & American Life Project, il download di musica dalla rete attraverso i network peer to peer (P2P) &#232 diminuito drasticamente nel corso del 2003. Tutto merito della campagna intimidatoria condotta dall¿associazione dei discografici americani?

La risposta sembrerebbe scontata, anche se la lotta a suon di cause legali della RIAA &#232 stata bloccata: la corte federale americana ha infatti stabilito che le major non potranno pi&#249 usare il mandato di comparizione come mezzo per ottenere dai provider i nomi degli utenti che intendono denunciare.

Comunque sia, l¿aggressiva politica dei discografici sembra aver dato i suoi frutti, se &#232 vero che il numero di persone che ammettono di aver scaricato file dalla rete &#232 dimezzato rispetto alla scorsa primavera, passando dai 35 milioni di aprile ai 18 milioni di novembre.

Lo studio, condotto su un campione di 1358 internauti, rivela anche che in media, durante una giornata tipo nel mese di dicembre, soltanto l¿1% degli utenti americani ha dichiarato di aver scaricato musica, contro il 4% di aprile.

In forte calo anche il numero di internauti che ammette di frequentare i famigerati siti di file-sharing (tra gli altri Kazaa, WinMX, e Grokster): gli utenti che a novembre avevano questo tipo di software sul proprio Pc sarebbero almeno il 25% in meno rispetto alla primavera 2003.

A priori, dunque, le cifre sembrerebbero dar ragione alla RIAA e alle azioni di intimidazione giudiziaria che hanno portato alla citazione di chiunque avesse avuto a che fare con i siti di condivisione: tra cui anche una dodicenne e un pensionato che non aveva neanche il Pc.

L¿offensiva sembra aver pagato, ma il merito &#232 proprio tutto dei discografici, o anche delle numerose offerte di musica da scaricare a pagamento?

Allo stato attuale, tranne questo studio dichiarativo, non esiste nessuna ricerca qualitativa sull¿evoluzione delle reti P2P. C¿&#232 infatti chi sostiene che la migrazione possa essere avvenuta non a vantaggio dei sistemi di download legale, ma a vantaggio di altri siti di file-sharing meno conosciuti e dunque meno rischiosi da frequentare.

I giganti dell¿hi-tech mondiale, intanto, hanno dato vita a un consorzio globale con l¿intento di convincere Hollywood e l¿industria discografica a battersi non solo per limitare le copie pirata di CD e DVD ma anche per proteggere i contenuti digitali dal proliferare di apparecchi capaci di copiare e riprodurre musica, video e videogiochi. Apparecchi che sono andati letteralmente a ruba durante le ultime feste natalizie.

Il consorzio, battezzato Project Hudson, &#232 stato voluto da cinque big del settore: Intel, Nokia, Samsung, Toshiba e Matshushita che sveleranno il proprio piano di battaglia per la salvaguardia dei diritti di propriet&#224 intellettuale il prossimo febbraio, in vista delle cerimonie per l¿assegnazione dei Grammy music awards e degli Oscar.

A differenza dei sistemi di protezione per i contenuti dei DVD, un piano di difesa potrebbe permettere ai proprietari di apparecchi portatili di condividere i contenuti scaricati dalla rete su base limitata o per scopi promozionali, come per esempio, per poter ascoltare una canzone prima di decidere se e come acquistarla.

L¿industria dell¿entertainment, dunque, sembra aver smesso di considerare la Rete come una minaccia ai propri business: alcuni strateghi del settore cominciano a riconoscere che la natura ¿always on¿ della Rete potrebbe aiutare a definire nuovi ¿guinzagli digitali¿ che assicurino, e non sovvertano, la protezione del copyright.

Oltre a cercare di convincere le major discografiche e cinematografiche a non strangolare con contromisure eccessive la diffusione delle nuove tecnologie, il consorzio mira anche, sicuramente, alla creazione di un nuovo standard e dei proventi che ne deriveranno se questo si dimostrer&#224 efficace.

Il sistema di Project Hudson vuole contrapporsi al sistema di protezione messo a punto da Sony, Philips, Apple e altri illustri partner, ma, soprattutto, alle tecnologie Microsoft.

Il colosso di Redmond ha dovuto ritirare, in parte, la propria tecnologia di gestione dei diritti digitali

Windows Media Rights Manager ¿ per aver violato i diritti proprietari di una piccola societ&#224 americana, la Intertrust, acquistata nel 2002 da Sony e Philips.

Microsoft &#232 anche alla guida di un altro consorzio, il Content Reference Forum – di cui fanno parte tra gli altri Nippon Telegraph and Telephone (NTT), Universal Music Group e VeriSign

che sta lavorando alla creazione di uno standard che renderanno possibile la distribuzione universale di contenuti digitali attraverso diverse piattaforme e tecnologie.

Il gruppo prende ad esempio un utente che desidera condividere video o musica in formato digitale con un amico. Invece di inviare direttamente il file, egli dovrebbe prima trasmettere una sorta di ¿indicatore del contenuto¿ che permetterebbe di scaricarlo nel formato pi&#249 adatto per il destinatario. Se il file &#232 coperto da diritto d¿autore e deve essere pagato, qui viene il bello, il sistema dovrebbe anche essere in grado di effettuare la transazione commerciale prima dell¿invio.

La necessit&#224 di creare degli standard che garantiscano la protezione dei diritti di propriet&#224 intellettuale nell¿era della comunicazione digitale &#232 pi&#249 che mai sentita anche alla luce del successo ottenuto dal lettore per MP3 iPod lanciato da Apple. L¿azienda di Cupertino – che ha appena annunciato che il mese prossimo lancer&#224 la versione mini del lettore che ha venduto due milioni di esemplari in due anni (della grandezza di una carta di credito) ¿ ha dimostrato che gli utenti non sono affatto ostili alle limitazioni che non interferiscono con la propria libert&#224 di usufruire delle nuove tecnologie di intrattenimento mobile.

Alessandra Talarico

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