Key4biz

L¿indebitamento delle tlc tra recessione e ripresa

Mondo



di


Il settore delle telecomunicazioni &#232 stato caratterizzato a fine anni Novanta da una forte crescita, sostenuta dagli sviluppi nel campo dell¿Information technology e dalla fiducia dei mercati. Per dare un quadro articolato di tale crescita appare utile ricordare gli elementi che hanno caratterizzato il biennio 1998-1999 e che sono cos&#236 sintetizzabili:

Si tratta di elementi di forte impatto che, tuttavia, non hanno alterato la ripartizione di mercato tra le varie regioni nel mondo.

Ma si &#232 pur sempre trattato di cambiamenti sono per&#242 avvenuti in un mercato in crescita, che ha fatto registrare nell¿intero settore delle tlc un incremento di oltre il 20% nel triennio 1997-¿99, con un giro di affari globale

Il 2000 ha poi rappresentato il punto pi&#249 alto della crescita e, contemporaneamente, l¿inizio della discesa generata dallo scoppio della cosiddetta bolla speculativa. Secondo Dataquest, il mercato mondiale delle telecomunicazioni, nel corso del 2000 ha generato un volume d¿affari pari a 1.650 miliardi di lire, con una crescita significativa in valori assoluti nelle aree pi&#249 avanzate.

I principali fattori di crescita dei ricavi, a fine 2000, sono stati la telefonia mobile (+33%) e quello Internet (+22), mentre la telefonia fissa &#232 aumentata solo del 4%, iniziando una fase di stallo che si &#232 protratta nel periodo immediatamente successivo.

Quali le ragioni di un indebitamento senza precedenti?

E cos&#236 il 2001 e il 2002, sono stati, al contrario del periodo precedente, due anni estremamente difficili per gli operatori del settore. I riscontri abbondano con forti segnali emersi non solo dai i bilanci e dal pessimo andamento dei diversi titoli in Borsa, ma anche dalla cronaca, ovvero dagli scandali e dalle inchieste che hanno coinvolto le imprese di telecomunicazioni innanzitutto statunitensi, finite nel mirino della Sec.

Si &#232 trattato di scandali che hanno accentuato il carattere recessivo dell¿economia americana del periodo e che sono stati anche registrati come i pi&#249 gravi che la storia della finanza di quel Paese abbia mai conosciuto, contribuendo ad indebolire ulteriormente l¿intero settore e scaricando inevitabilmente gli effetti negativi sui mercati stranieri.

Il rallentamento economico delle grandi aree del mondo occidentale &#232 stato notevole, nessun continente &#232 stato risparmiato dall¿ondata di incertezza e dal crollo di fiducia nei mercati e nelle loro regole.

Il mercato europeo, i cui maggiori operatori si sono fortemente (o follemente) indebitati a causa degli elevati costi sostenuti per l¿acquisto delle licenze Umts e per le ambiziose strategie d¿espansione, non solo non riesce ad approfittare del momento di crisi che ha colpito l¿economia statunitense, ma ne viene in qualche modo (anche inevitabilmente) segnato pesantemente.

Lo stato debitorio dei principali operatori europei comincia cos&#236 a superare il livello di guardia, raggiungendo soglie di indebitamento che appena un anno prima sarebbero apparse impossibili.

Da ci&#242 sono scaturite le iniziative di difesa adottate dagli operatori europei nel tentativo di ridurre lo stato debitorio, attraverso politiche di drastico taglio dei costi che hanno riguardato le risorse umane e le politiche finanziarie assieme alle strategie.

Nel primo caso, si &#232 assistito ad azioni diffuse di riduzione del personale, con l¿obiettivo di ridimensionare una delle voci pi&#249 rilevanti tra i costi fissi. D¿altra parte, di fronte a perdite operative di bilancio, ai pesantissimi oneri finanziari del proprio indebitamento, al calo della domanda sul mercato, era inevitabile che il primo colpo di mannaia riguardasse il personale.

Parallelamente si &#232 assistito ad una significativa e generalizzata riformulazione delle strategie, che ha portato al disinvestimento delle attivit&#224 considerate non strategiche, con buona pace dei processi di convergenza che avevano imposto a tutti una presenza operativa in tutti i segmenti della catena del valore in cui operavano.

L¿area Asia Pacifico, segnata pesantemente dalla crisi, colpita dal rallentamento dell¿economia e dal crollo dei mercati finanziari, entra tecnicamente in una fase di recessione. Uno dei problemi da risolvere, in quest¿area, &#232 innanzitutto la mancanza di fiducia degli investitori nel futuro economico della regione, sfiducia che provoca una contrazione della domanda di consumi e che ostacola ogni forma di ripresa economica del Paese.

E cos&#236, dopo anni di crescita, il mercato delle telecomunicazioni subisce il pi&#249 forte stato di crisi mai registrato (e, in verit&#224, il pi&#249 grande stato debitorio mai registrato in generale nella storia industriale del pianeta), crisi provocata da vari fattori, tra cui:

Il rallentamento della crescita del settore &#232 stata ulteriormente aggravato dall¿eccessiva fiducia posta in alcune previsioni che non hanno trovato poi un effettivo riscontro nella realt&#224, quali:

In sostanza, la benzina allo stato di crisi &#232 stata fornita dall¿impossibilit&#224 di far fronte agli impegni finanziari assunti, ma soprattutto dalla mancanza di visibilit&#224 degli utili futuri, a causa dell¿accesa concorrenza, delle tariffe in calo e dei dubbi sui ritorni di investimenti in specifiche tecnologie come l¿Umts.

I colossi delle telecomunicazioni, incalzati dal circolo vizioso dell¿indebitamento, della necessit&#224 di lanciare nuovi servizi, ma anche dell¿inevitabile necessit&#224 di tagliare i costi al minimo, hanno dovuto avviare piani di ristrutturazione, chiudere le attivit&#224 ritenute non strategiche e poco redditizie, diminuire l¿organico, annullare o rinviare i progetti di investimento gi&#224 programmati, rivedere in modo strutturale le proprie strategie.

Certo, gli attentati dell¿11 settembre 2001 alle Torri hanno reso pi&#249 incerto lo scenario economico mondiale e hanno influito in maniera negativa sull¿andamento delle Borse, accentuandone l¿andamento negativo. Ma gli elementi della crisi erano gi&#224 tutti nell¿aria.

L¿instabilit&#224 politica internazionale seguita agli attentati ha compromesso anche la fase di ripresa attesa gi&#224 a inizio di quell¿anno per la seconda parte del 2001 e ha prodotto, sul fronte economico, un contesto debole e incerto, reso pi&#249 grave dalla crisi che ha investito l¿area latino-americana in seguito alla situazione finanziaria argentina. Oggi le tre aree economiche pi&#249 avanzate nell¿ICT (Giappone, Usa e Europa) o sono in recessione o si trovano in pesanti difficolt&#224 o sono vincolate in un modo o nell¿altro nelle loro scelte di politica economica.

Gli operatori e le societ&#224 di settore che sono ricorsi all¿indebitamento per sostenere le strategie di sviluppo e/o di contenimento delle difficolt&#224 degli ultimi due anni, devono affrontare il problema dell¿indebitamento, anche a discapito degli investimenti. Naturalmente con le debite differenze del caso per caso, ma anche delle differenze di organizzazione sociale e dei sistemi legislativi che caratterizzano il profilo di ciascun Paese.

Gli analisti, incaricati dalla banca J.P. Morgan di condurre una indagine sulle societ&#224 di tlc, sostengono che, nel lungo periodo, il rilancio del settore delle telecomunicazioni dipender&#224, all¿unisono:

Per poter risollevare il settore, quindi, le societ&#224 di telecomunicazioni dovranno attrezzarsi per adeguarsi ai nuovi bisogni di un utenza sempre pi&#249 esigente, fornendo infrastrutture, ma ancor di pi&#249 nuovi servizi, capaci di soddisfare tali bisogni. Dovranno, infatti, continuare a coprire le comunicazioni personali, voce e dati ma nello stesso tempo consentire l¿avvio di applicazioni a valore aggiunto in relazione allo sviluppo delle nuove tecnologie.

Primi segni di ripresa

Con l¿avvio del 2003 gli operatori hanno registrato una tendenza al miglioramento nei propri conti. In alcuni casi, i risultati delle trimestrali e/o delle semestrali registrati dalle societ&#224 sono risultati superiori alle previsioni degli stessi analisti.

Tuttavia la ripresa &#232 ancora debole. Proprio per effetto e, a un tempo, a causa di questa debolezza, tardano ad affermarsi segnali forti sia i consumi che sugli invesimenti.

Secondo Matthew Coffey, direttore della Global Insight, societ&#224 di analisi economica: ¿¿nonostante il miglioramento dei conti economici (¿) gli investimenti nel comparto non aumenteranno, anzi la previsione pi&#249 realistica potrebbe anche essere quella di un leggero calo¿. Ma quello di Matthew Coffey appare, francamente, un giudizio un po¿ severo.

I segnali di ripresa hanno invece portato a un miglioramento nelle valutazioni dell¿intero settore delle telecomunicazioni. Gli analisti della Merril Lynch hanno alzato il rating sull¿intero settore da underweight a equalweight. Anche se occorre precisare che questo giudizio non investe, per il momento, il settore della telefonia mobile, ancora giudicato come unattractive.

E per il futuro?

Per il 2003, l¿European Information Technology Observatory (EITO) prevede, per il settore delle telecomunicazioni, una crescita del 3,8% e per il 2004 un tasso di crescita del 4,5%, con differenziazioni tra Paese e Paese e con una significativa crescita in Italia e Francia

Per altri, come gli analisti di Solving International, l¿anno in corso &#232 ¿quello del rilancio¿, con una crescita delle aziende che sono riuscite a sopravvivere definitivamente alla bolla speculativa e a raggiungere un punto di equilibrio. Per sostenere la crescita &#232 essenziale che le societ&#224 europee continuino sia ad investire nella tecnologia 3G, sia a sviluppare servizi di nuova generazione e applicazioni ad alto valore aggiunto.

Perch&#233 saranno proprio le applicazioni ad alto valore aggiunto a trascinare la crescita delle tlc nel breve-medio periodo.

Exit mobile version