Ambiente e telefonini. Parola d¿ordine: riciclare

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Il telefonino, al pari ormai di scarpe e accessori vari, è uno dei prodotti che passa di moda più facilmente: entro 18 mesi dall¿acquisto, infatti ¿ secondo le statistiche dell¿associazione americana CTIA – il proprietario tende a sostituirlo in favore di un modello più tecnologicamente avanzato.

Lo scorso anno, sono stati più di 400 milioni i telefonini venduti nel mondo, 80 milioni dei quali negli Stati Uniti e la gestione degli apparecchi usati, potenzialmente tossici, comincia a preoccupare i produttori Usa che hanno lanciato martedì una campagna per incoraggiare il riciclaggio degli apparecchi che hanno smesso di funzionare.

Di fatto, il numero degli apparecchi usati è destinato a crescere in modo esponenziale: secondo i calcoli dell¿associazione, andando avanti di questo passo, entro il 2005 verranno gettati nelle discariche Usa oltre 130 milioni di terminali all¿anno, pari a 65.000 tonnellate di rifiuti.

L¿industria, riunita a Las Vegas, ha dunque riconosciuto che è arrivato il momento di attirare l¿attenzione dei consumatori su opportuni metodi di riciclaggio. Attualmente ¿ dice Jorma Ollila presidente di Nokia ¿ sono 1,25 miliardi le persone che utilizzano il cellulare nel mondo e entro il 2004 si raggiungeranno molto probabilmente i due miliardi di utenti.

I componenti utilizzati per i cellulari sono in larga parte riciclabili e molto dannosi per l”ambiente, nonostante le dimensioni relativamente ridotte degli apparecchi. Le parti più critiche in fatto di tossicità sono le batterie al piombo, al litio e al nichel-cadmio che, una volta gettate nella spazzatura possono provocare gravi danni all¿ambiente e, di conseguenza, alla nostra salute.

L¿iniziativa, sostenuta dai maggiori protagonisti del settore da Nokia a Motorola, da AT&T a Verizon, riprende in pratica quella lanciata lo scorso anno dall¿ Unep (United Nations Environment Program) che insieme ai maggiori operatori mondiali diede vita al “Sustainable Partnership on the Environmentally Sound Management of EndofLife Mobile Phones”, per la raccolta e lo smaltimento dei telefonini giunti alla fine della propria esistenza.

Gli apparecchi in disuso – quale che sia il loro produttore – verranno raccolti e, in base al loro stato, riciclati o donati alle associazioni umanitarie.

Di qua dall¿oceano il problema non è meno drammatico, tanto che l¿Unione Europea sta mettendo a punto una direttiva europea che entro il 2004 obbligherà gli stati membri a porre rimedio per il riciclaggio di materiali elettrici ed elettronici inquinanti.

Appare evidente, dunque, che una soluzione ¿ che vada al di là delle semplici buone intenzioni regolarmente espresse dagli operatori di settore ¿ vada trovata al più presto ed a livello globale.

Alessandra Talarico