L¿evoluzione nel tempo

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Italia



di Giancarlo Livraghi

Esperto in Comunicazione
GANDALF


Prima di osservare i segnali, molto rilevanti, che escono da questo studio mi sembra opportuno aprire una breve parentesi ¿storica¿ sull¿evoluzione di alcuni mezzi di informazione e comunicazione in Italia. Dati ¿elementari¿ e semplici, ma proprio per questo significativi come premessa a valutazioni qualitative.

Sappiamo che la televisione &#232 il mezzo di informazione ¿dominante¿ ¿ in gran parte del mondo, ma in Italia ancor pi&#249 che in altri paesi ¿ricchi¿ di informazione. Non tanto perch&#233 da noi la televisione sia pi&#249 diffusa, ma perch&#233 altri mezzi sono relativamente pi&#249 deboli. Un dato eloquente nella sua semplicit&#224 &#232 il numero di abbonamenti alla televisione negli ultimi 25 anni.

Pu&#242 essere sorprendente constatare che fino a non molti anni fa c¿era ancora una crescita ¿ cio&#232 la televisione non aveva raggiunto il suo livello massimo di diffusione. In 18 anni, dal 1977 al 1995, il numero di abbonamenti era aumentato del 25%. (In parte questa crescita pu&#242 essere attribuita alla ¿frammentazione¿ delle famiglie, cio&#232 all¿aumento dei nuclei famigliari con un minor numero di persone). Ma dal 1995 a oggi siamo a ¿crescita zero¿. La penetrazione televisiva ha raggiunto un livello, probabilmente definitivo, di ¿saturazione¿. Non solo nei numeri, ma anche nei contenuti, un mezzo relativamente giovane (esiste da cinquant¿anni) &#232 intrinsecamente vecchio. Vedremo pi&#249 avanti, alla luce di questa analisi del Censis, alcuni aspetti significativi della situazione.

&#200 ancora pi&#249 ampia, in termini di ¿dotazione¿, la diffusione della radio. Non &#232 facile definirla in termini statistici, ma &#232 molto probabile che (in Italia come in altri paesi) il numero di apparecchi radio sia , da molto tempo, superiore al numero di abitanti. Per l¿ovvia diffusione di apparecchi portatili, autoradio, eccetera. Bench&#233 pi&#249 ¿vecchia¿ della televisione la radio ha, come vedremo, caratteristiche pi&#249 ¿giovani¿ di flessibilit&#224 ed evoluzione.

Assai pi&#249 complesso &#232 il quadro per la stampa. Giornali e riviste esistono da trecento anni. Ma solo nella seconda met&#224 del ventesimo secolo (anche in seguito a una pi&#249 diffusa ¿alfabetizzazione¿) la loro diffusione ha superato i limiti di categorie culturali relativamente ristrette. Mi sembra interessante osservare, da tre punti di vista, come si sta evolvendo la situazione. Cominciamo con il dato pi&#249 semplice: il numero di copie diffuse in un anno.

Nel caso dei quotidiani, bench&#233 il numero delle testate sia aumentato (sono 177) il numero totale di copie &#232 praticamente invariato rispetto a 25 anni fa. C¿era stato un aumento negli anni ¿80 ¿ ma da dieci anni c¿&#232 un lento declino.

I periodici sembrano avere un leggero aumento nel periodo pi&#249 recente, ma (nonostante la moltiplicazione delle testate e i continui tentativi di nuove proposte) sono ancora sotto il livello del 1977. In leggera crescita, negli ultimi dieci anni, i mensili, ma con un tasso di sviluppo molto modesto.

Il numero di testate periodiche varia continuamente da un anno all¿altro, ma comunque sono pi&#249 di 500 (molte nuove testate nascono, ma altre ne muoiono ¿ in totale il numero di settimanali oggi non sembra essere superiore a venticinque anni fa). I mensili, secondo l¿Istat, sono pi&#249 di 2000. Non tutte le testate periodiche sono controllate dall¿Ads (accertamento diffusione stampa) e perci&#242 il numero di copie diffuse &#232 un po¿ pi&#249 grande di quanto indicato in questi grafici ¿ ma la differenza non &#232 tale da modificare significativamente il quadro o le tendenze nel tempo.

In generale, malgrado i molteplici tentativi di sostegno e le continue iniziative promozionali, la stampa in Italia non riesce ad allargare la sua diffusione ¿ che &#232 storicamente bassa rispetto a quella di altri paesi di paragonabile situazione economica e culturale.

La diffusione e la lettura dei giornali in Italia sono molto deboli rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Naturalmente la ¿diffusione¿ (al netto delle ¿rese¿) &#232 un dato diverso dalla ¿tiratura¿.

Se esaminiamo i dati di diffusione (copie per ciascun numero pubblicato) l¿andamento nel tempo, naturalmente, &#232 lo stesso ¿ ma il quadro offre alcune altre indicazioni.

La stampa periodica sembra assestarsi su una diffusione analoga, nel complesso, fra settimanali e mensili (ma suddivisa, per i mensili, su un maggior numero di testate). Con una crescita, in dodici anni, del 4% per i settimanali ¿ e, a quanto pare, maggiore per i mensili (25%). Si tratta comunque di evoluzioni lente e di andamenti alquanto instabili. I quotidiani diminuiscono, nello stesso periodo, del 12% ¿ con un declino lento ma continuo.

Le rilevazioni del numero di lettori sono, per loro natura, imprecise ed ¿esagerate¿ ¿ e svolte con criteri non sempre direttamente paragonabili. Tuttavia sono significative le evoluzioni nel tempo.

Il quadro appare un po¿ diverso dal punto di vista della lettura. Pressoch&#233 statica per quanto riguarda i quotidiani (con un aumento delll¿8% rispetto al 1987, ma sostanzialmente invariata dal 1993) e invece in diminuzione, da dieci anni, nel caso dei periodici. Anche da questo punto di vista tende a livellarsi la situazione dei mensili, mentre continua il declino dei settimanali.

Insomma la situazione della stampa in Italia rimane debole ¿ e questo &#232 uno degli argomenti su cui questo studio del Censis offre importanti elementi di approfondimento e di meditazione.

Per quanto riguarda i libri, secondo i dati Istat nel 2000 erano state pubblicate in Italia 55.546 opere (di cui 34.544 prime edizioni) per complessivi 250 milioni di copie stampate. Secondo una stima dell¿Aie (Associazione Italiana Editori) la situazione &#232 rimasta invariata nel 2001 (non ci sono dati per il 2002). Questo &#232 l¿andamento negli ultimi dieci anni.

Ci sono oscillazioni, che riflettono le incertezze e i mutamenti d¿umore delle imprese editoriali pi&#249 che le richieste dei lettori. Fra il 1991 e il 2000 il numero di opere pubblicate era in aumento quasi costante (+ 37% in dieci anni), ma il numero di copie stampate era in continua oscillazione (cresciuto del 18% rispetto al 1991, ma diminuito del 13% rispetto alla ¿punta massima¿ del 1997). Le complessit&#224 della distribuzione libraria rendono difficile una valutazione del numero di copie vendute, ma &#232 opinione diffusa nel mondo editoriale che il mercato cresce poco e che il numero dei lettori &#232 stazionario ¿ cio&#232 quando si vende qualche libro in pi&#249 &#232 perch&#233 chi gi&#224 era abituato a leggere aumenta i suoi acquisti, non perch&#233 si riescano a conquistare nuovi lettori. Queste percezioni sono, almeno in parte, fondate nella realt&#224.

Secondo studi dell¿Aie c¿era stata una lenta ma costante crescita del numero di persone che leggono ¿almeno un libro all¿anno¿ nell¿ultimo decennio del secolo scorso, ma pare che dal 1999 ci sia una fase di declino. Secondo l¿Istat la situazione sarebbe stazionaria negli ultimi cinque o sei anni. Che gli italiani ¿leggano poco¿ non &#232, purtroppo, solo un modo di dire, ma anche una realt&#224 confermata da tutti i dati disponibili.

Le osservazioni generali di tendenza confermano quella separazione fra ¿abbienti¿ e ¿non abbienti¿ di informazione messa in evidenza dagli studi del Censis. Si tratta di una situazione che, per gli strumenti considerati finora, tende a rimanere stabile nel tempo. Per altri, invece, ci sono evoluzioni rilevanti e veloci.

Fra gli strumenti personali di comunicazione c¿&#232, come tutti sappiamo, un grosso cambiamento nel mondo della telefonia. Bench&#233 la tendenza sia nota, credo che possa essere utile osservarla nel prossimo grafico.

Mentre nella telefonia fissa l¿Italia non &#232 mai stata molto evoluta rispetto ai paesi pi&#249 avanzati, come &#232 fin troppo noto c¿&#232 stata una crescita particolarmente veloce della telefonia mobile, con un ¿sorpasso¿ nel 1999 e una forte crescita nel 2000. Ma quell¿evoluzione ormai appartiene al passato. La diffusione del telefoni cellulari si sta avvicinando a un livello di ¿saturazione¿ ¿ e (come vedremo pi&#249 avanti) non &#232 affatto chiaro se la disponibilit&#224 di svariate tecnologie porter&#224 a una nuova evoluzione del mercato o a una ¿segmentazione¿ in quello che finora sembrava un sistema omogeneo.

Rimane comunque un forte squilibrio fra questo rapido cambiamento nell¿uso del telefono e le situazioni molto pi&#249 statiche che abbiamo visto nei mezzi di informazione.

Naturalmente c¿&#232 un altro strumento la cui evoluzione &#232 recente. Quel sistema complesso di attivit&#224, comunicazione e informazione che va sotto il nome di internet esiste da trent¿anni ¿ ma si sta diffondendo con una certa ampiezza da meno di dieci. Non ha ancora raggiunto, in Italia, una diffusione ¿capillare¿. Ma da alcuni anni &#232 significativamente in crescita. L¿evoluzione si pu&#242 osservare secondo due criteri diversi.

L¿indice di hostcount &#232 una misura concreta che riflette il volume di attivit&#224 online. Il numero di persone che si collegano &#232 una stima, necessariamente imprecisa, che pu&#242 basarsi su diverse definizioni di utilizzo della rete. Per quanto dissimili, i due sistemi di analisi sono basati su criteri coerenti nel tempo.

Nei due andamenti si rileva una notevole evoluzione in anni recenti, ma con significative differenze. La crescita del numero di persone online ha avuto una continua accelerazione fra il 1994 e il 2000, ma ha segnato un rallentamento nel 2001-2002. Il numero di host internet in Italia, invece, ha avuto uno sviluppo inferiore alla media mondiale ed europea fino al 1999 e una forte accelerazione dal 2000 in poi.

Fra tutti gli ambiti di comunicazione l¿internet ¿ e in generale l¿attivit&#224 online ¿ &#232 quello con la pi&#249 forte tendenza di sviluppo (anche se lontana dalle infondate ipotesi di ¿crescita esponenziale¿ che erano di moda alcuni anni fa). Non &#232 possibile prevedere quali potranno essere i tassi di crescita nei prossimi anni, ma siamo ancora lontani da una possibile ¿soglia¿ di saturazione.

In tutto il mondo c¿&#232 un¿evoluzione in cui si mescolano tendenze tradizionali (e continue nel tempo) con nuove situazioni in rapido cambiamento. Le une e le altre formano un ¿insieme¿ disomogeneo ma indivisibile ¿ in cui le persone individualmente, e la cultura nel suo complesso, governano o subiscono l¿informazione e la comunicazione. L¿Italia &#232 un caso particolare per la sua arretratezza in alcuni settori e la sua veloce (quanto disordinata) evoluzione in altri.

Dopo queste brevi osservazioni ¿storiche¿ vediamo la situazione, per ciascuna delle risorse, alla luce di questa nuova analisi del Censis.