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I big dell¿e-commerce insieme contro il furto di dati personali sul web

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I grandi nomi dell¿e-commerce Usa, da Amazon.com a eBay e Microsoft, hanno formato una coalizione per combattere i sempre pi&#249 frequenti furti di identit&#224 sul web. La neonata Coalition on Online Identity Theft ¿ organizzata dall¿Information Technology Association of America (ITAA) – punta alla sensibilizzazione dei consumatori e dei legislatori riguardo un crimine che, secondo gli analisti, ha toccato negli ultimi anni almeno 7 milioni di americani adulti.

Pochi mesi fa lo Stato della California si era visto costretto ad approvare una legge che imponesse alle aziende di avvisare i consumatori riguardo qualsiasi incidente avesse potuto compromettere i loro dati. E un¿altra legge nazionale, il Fair Credit Reporting Act, &#232 stata appena varata in tutela di chi &#232 stato vittima di furto d¿identit&#224.

L¿ITAA e altre associazioni di settore per&#242 si oppongono a questi provvedimenti in quanto graverebbero le aziende di un peso economico di non poco conto e potrebbero avere conseguenze negative sulla fiducia, gi&#224 scarsa, dei consumatori riguardo le vendite on-line.

Negli Usa il dibattito &#232 gi&#224 infuriato: le aziende e le associazioni che le rappresentano sono infatti convinte che basta ¿educare¿ i navigatori a difendersi dalle insidie del web. Ma secondo i consumatori questo non basta, ci vogliono le leggi.

Greg Garcia dell¿ITAA afferma invece che proprio l¿esistenza di simili leggi &#232 uno dei motivi che hanno spinto alla creazione della coalizione. ¿Bisogna reagire in modo meno passivo alle leggi che non sono ben ponderate. E questa (il Fair Credit Reporting Act, ndr) lo &#232¿.

Secondo i dati forniti dalla Federal Trade Commission i reati di abuso dei dati personali dei consumatori nel 2002 sono stati 162.000. Le associazioni dei consumatori ribattono per&#242 che questi numeri non sarebbero che la punta dell¿iceberg.

Le aziende, infatti, preoccupate di non far scappare i clienti piuttosto che di proteggerli, evitano di denunciare le violazioni delle proprie banche dati e continuano a considerare la lotta contro questo tipo di frode solo come una spesa in pi&#249.

¿C¿&#232 in effetti ¿ dice l¿analista Avivah Litan ¿ una seria incongruenza tra la reale portata del fenomeno e l¿atteggiamento dell¿industria, che non lo vuole riconoscere come crimine nei confronti degli ignari consumatori¿. E¿ vero anche, continua Livan, che senza un¿adeguata pressione da parte dei legislatori e delle associazioni di settore, i provider di servizi finanziari da soli non potranno farcela ad arginare il problema.

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