Rai: la Annunziata vola in Iraq per la ricostruzione RadioTv. Intanto imperversa la polemica sul digitale

di Raffaella Natale |

Italia


Il Cda di Viale Mazzini è andato in ferie, dopo l’ultima riunione di mercoledì scorso 6 agosto, in cui è stata approvata la versione aggiornata dell’Accordo di programma con il ministero delle Comunicazioni e si è dato mandato al Direttore generale Flavio Cattaneo di chiudere i contratti relativi alla realizzazione della prima fase delle reti in digitale terrestre.

Ma non sembra ancora arrivato il tempo di vacanza per il presidente Rai Lucia Annunziata, che ieri ha preparato i bagagli per volare in Iraq, dove resterà per una settimana.

In Iraq la Annunziata c’era stata in passato come giornalista per seguire la Guerra del Golfo nel 1991, ed era pronta a tornarci come direttore di Ap-Biscom in occasione dell’ultimo conflitto proprio nel giorno in cui è arrivata invece la notizia della sua nomina a presidente della Rai.

Oggi torna in Iraq in questa nuova veste, per una visita che servirà a studiare il contributo che la radiotelevisione pubblica italiana darà alla ricostruzione della radio e della Tv irachena.

 

Nell’ambito delle iniziative promosse dal Ministero degli Esteri per la ricostruzione dell’Iraq, in cooperazione con gli Stati Uniti, il Cda della Rai ha infatti varato una delibera che da mandato al presidente di definire gli indirizzi di un progetto che dovrà poi essere realizzato dal direttore generale Flavio Cattaneo.

Al momento non sono chiari i termini dell’operazione.

Non è chiaro se il finanziamento sia tutto italiano (e per far cosa?).

Potrebbe trattarsi di un finanziamento internazionale in transito presso il Ministero degli Affari Esteri o di altra provenienza.

In altre occasioni la Rai ha fornito assistenza internazionale a broadcaster di Paesi in via di sviluppo, ma nel contesto iracheno di oggi, in generale, non è facile capire quali siano le competenze internazionali e quanto l’azione umanitaria si incroci con le legittime iniziative internazionali delle grandi imprese di telecomunicazioni e media. 

Non è un caso se anche operatori di telecomunicazioni italiano siano in corsa per operazioni infrastrutturali che riguardano il futuro dell’Iraq, quindi la prospettiva di sfondare in una regione tradizionalmente chiusa. 

 

Intanto, però,  continuano le polemiche intorno alle ultime decisioni prese dal Cda che riguardano il passaggio dall’analogico al digitale terrestre.

¿Ritengo che il digitale sia uno strumento ineludibile per lo sviluppo di una Rai che vogliamo forte e in grado di garantire risposte adeguate a una società in continua evoluzione¿ sostiene il Dg Cattaneo.

Spiegando che il passaggio al digitale terrestre, con la presenza sul territorio di tanti nuovi canali, ¿favorirà un aumento del pluralismo informativo a prezzi contenuti, e permetterà di superare quella limitazione delle frequenze che, per effetto di precedenti leggi, imponeva la trasformazione di Raitre in una rete senza pubblicità, con una perdita quantificata dal Cda presieduto da Zaccaria in più di 150 milioni di euro¿.

 

Ma non tutti sono convinti della bontà di una simile affermazione. Il segretario generale della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Paolo Serventi Longhi, esprime preoccupazione per ¿i colleghi del servizio pubblico preoccupati, in questi giorni, per le iniziative del Ministro della Comunicazione Gasparri e della direzione generale della Rai¿.

Longhi definisce ¿demagogica l’iniziativa del Ministro di suggerire all’azienda ingenti spese per l’acquisto delle frequenze destinate al digitale¿.

¿Il Ddl Gasparri non è ancora legge e la sperimentazione, in quanto tale – continua Serventi – non comporta necessariamente l’acquisto di frequenze che potrebbero essere utilizzate realisticamente solo nel 2010-2012, quando il digitale terrestre andrà a regime. E’ singolare che un manager come Cattaneo cerchi di imporre al Cda l’attuazione dei suggerimenti di Gasparri¿.

Pronta la replica dall’ufficio stampa del ministero delle Comunicazioni, che in una nota scrive: ¿Sorprende che il responsabile della Federazione nazionale della stampa, invece di prendere il meritato riposo, dedichi il mese di agosto a diffondere dichiarazioni assolutamente prive di fondamento¿.

 

¿E’ grazie alla cosiddetta legge Gasparri – continua il ministero – che la Rai potrà trovare occasioni di rilancio e di sviluppo. Se infatti la legge non venisse approvata, la sentenza della Corte Costituzionale verrebbe applicata anche alla Rai che verrebbe così a perdere diverse centinaia di miliardi di lire di pubblicità, con evidenti conseguenze negative sul suo equilibrio ed anche sui livelli occupazionali (¿) Siamo convinti – prosegue la nota – che con un piccolo sforzo anche la Federazione nazionale della stampa riuscirà a comprendere questa verità che probabilmente già conosce, ma che non può ammettere per ragioni tutte politiche¿.

E poi, in riferimento alle ultime decisioni prese dal Cda Rai in ordine all’avvio del digitale, l’ufficio stampa del ministero ribadisce la piena soddisfazione, ¿Si è trattato – conclude l’ufficio stampa – di una scelta saggia che difende la Rai, mentre invece sono contrari agli interessi dell’azienda e alla crescita dei suoi dipendenti coloro che diffondono sciocchezze¿.