Il Consiglio d¿Europa si pronuncia sulla libertà di espressione su Internet

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Gli Stati membri del Consiglio d¿Europa hanno adottato una Dichiarazione comune che illustra i principi fondamentali da applicare all¿informazione su Internet, per garantire la libert&#224 di espressione. Il testo ribadisce il principio della libert&#224 d”espressione e disapprova le pratiche tendenti a limitare o a controllare l”accesso a Internet.

Nel preambolo della Dichiarazione, gli Stati si dicono ¿preoccupati dai tentativi mirati a limitare l”accesso a Internet per ragioni politiche o altri motivi contrari ai diritti garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti dell”Uomo¿. Secondo loro, ¿la libert&#224 di espressione e il libero accesso all¿informazione su Internet devono essere tutelati¿.

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d”Europa ritiene che ¿gli Stati membri non devono sottoporre le informazioni pubblicate su Internet ad ulteriori restrizioni, oltre a quelle che vengono applicate agli altri mezzi di informazione¿.

La Dichiarazione vuole garantire un equilibrio tra la libert&#224 d”espressione e d”informazione su Internet e altri diritti garantiti dalla Convenzione europea dei Diritti dell”Uomo, come la protezione dei minori da contenuti online considerati indecenti.

Il testo, inoltre, riconosce la libert&#224 di fornire dei servizi via Internet, la responsabilit&#224 degli intermediari e l”anonimato nelle comunicazioni su Internet. Il diritto all¿anonimato degli utenti deve essere garantito ¿al fine di favorire la libert&#224 di espressione¿, il che ¿non impedisce agli Stati membri¿ di prendere delle misure per ¿rintracciare coloro che sono responsabili di reati¿. Per quel che riguarda la responsabilit&#224 degli intermediari, nella Dichiarazione, &#232 affermato ¿che &#232 necessario limitare la responsabilit&#224 dei fornitori di servizi, in quanto essi – sui propri siti – pubblicano o ospitano contenuti scritti da terzi¿.

Questo principio ha motivato la sezione penale della Pretura di Parigi a rilasciare, l¿11 febbraio scorso, l¿ex presidente del portale americano Yahoo, Timothy Koogle, perseguito per ¿apologia di reato” ed “esibizione di uniformi, insegne o emblemi associati a crimini contro l”umanit&#224“.

Il testo adottato dai membri del Consiglio d¿Europa &#232, prima di tutto, un codice di buona condotta.

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