New York Times apre la caccia alle bufale

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Una breve vacanza fa sempre piacere. Ma i 15 giorni che si &#232 visto offrire Rick Bragg, 46 anni, giornalista del New York Times, premio Pulitzer 1996, gli lasceranno per molto tempo l¿amaro in bocca.

Bragg &#232 stato sospeso per due settimane dalla redazione del celebre quotidiano americano.

Il motivo: avrebbe dimenticato di far firmare anche a un suo collega un pezzo apparso sul New York Times, sulla vita degli allevatori di ostriche della Florida.

Questo servizio, pubblicato nell¿edizione del 15 giugno scorso, non portava che la firma di Rick Bragg, con accanto “Apalachicola¿, il nome della citt&#224 in cui sono state raccolte le informazioni.

Ma, venerd&#236 scorso, &#232 apparso sul quotidiano un¿errata corrige della redazione, in cui tra l¿altro si leggeva. ¿In risposta a un nostro lettore (¿) The Times (¿) ha scoperto che mentre Bragg non ha effettuato che una breve visita a Apalachicola e redatto l¿articolo, le interviste sul posto sono state realizzate tutte da un giornalista pubblicista, J. Wes Yoder¿.

Concludendo ¿L¿articolo avrebbe dovuto portare anche la firma di Yoder accanto a quella di Bragg¿.

Parere non condiviso dal principale interessato, Richard Bragg. I pubblicisti e i corrispondenti locali del New York Times non sono autorizzati a firmare, ha spiegato Bragg in un¿intervista rilasciata alla Columbia Journalism Review.

¿Mi avrebbe fatto piacere far firmare il pezzo anche a Wes, ma questa non &#232 la regola del giornale¿, ha detto Bragg.

Mentre dalla sua, J. Wes Yoder ha detto di ¿non trovare niente di ¿anormale¿ in tutta questa storia¿.

Aggiungendo: ¿Ho fatto il lavoro ¿sporco¿, come fanno tutti i pubblicisti. E Rick ha redatto l¿articolo, del resto in modo formidabile¿.

Ci&#242 che sembra un eccesso di zelo da parte del New York Times, in realt&#224 fa seguito allo scandalo che ormai nell¿ambiente della stampa tutti conoscono come ¿Il caso Blair¿.

Qualche settimana fa, il prestigioso quotidiano, che ha fama d¿essere il migliore giornale al mondo, ha scoperto il comportamento poco onesto di un proprio collaboratore. Si tratta del giornalista Jayson Blair, 27 anni, nella redazione del New York Times da quattro anni, che inventava di sana pianta delle confessioni per rendere pi&#249 coloriti i propri pezzi, o per fare lo scoop su cumuli di sciocchezze, che il suo nome e la fama del giornale rendevano credibili.

Il giornale dopo un mea culpa di quattro pagine, il primo maggio ha licenziato Jayson Blair.

Non sembra per&#242 fermarsi la spirale che sta coinvolgendo la redazione del celebre quotidiano newyorchese. Il direttore della redazione, Howell Raines sarebbe stato già preso di mira.