Iraq, entrambi i fronti dichiarano guerra ai telefoni satellitari

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L¿Iraq ha ordinato ai propri cittadini di spegnere e consegnare tutti i telefonini satellitari in loro possesso, usando la medesima scusa presentata dai militari USA, cio&#232 che questi apparecchi sarebbero usati dal nemico per pilotare bombe e missili.

Pochi giorni fa anche le forze armate statunitensi avevano interdetto l¿uso di questi telefoni ai giornalisti a seguito delle truppe per il rischio che il loro segnale potesse far localizzare pi&#249 facilmente le postazioni degli alleati.

In Iraq gli apparecchi di comunicazione satellitare sono proibiti, ma in un comunicato della televisione di stato, un portavoce del governo ha affermato che sono numerosi gli iracheni che ne possiedono uno. ¿Prima che sia troppo tardi¿, dichiara il portavoce, i cittadini dovranno consegnare i telefoni alle autorit&#224, a meno di non voler incorrere ¿nella piena applicazione della legge¿.

Una ricevuta verr&#224 consegnata a tutti coloro che obbediranno alla richiesta, cos&#236 da poter poi recuperare il telefono appena terminata la guerra. E un premio di 1.500 dollari &#232 stato promesso a chiunque fornir&#224 informazioni che permettano di identificare i trasgressori.

La decisione di bandire i telefoni Thuraya ha provocato molte polemiche per il sospetto che le forze armate americane volessero censurare l¿informazione proveniente dal teatro di guerra. Il presidente dell¿azienda telefonica del Golfo spiega, infatti, che il complesso sistema di encryption supportato dagli apparecchi Thuraya rende quasi impossibile la localizzazione del segnale. ¿E¿ veramente improbabile che i nostri telefoni possano mettere in pericolo la vita di qualcuno, poich&#233 anche quando si richiede il posizionamento del chiamante, l¿informazione &#232 diffusa via satellite ed &#232 criptata cos&#236 da rendere difficoltosa qualsiasi intromissione¿.

Gli ufficiali USA continuano, comunque, a negare di aver imposto il divieto per restringere la libert&#224 di informazione e sostengono la tesi della protezione delle truppe da inutili pericoli.