Stream-TelePiù: Ok della Ue. Nasce Sky Italia

di Raffaella Natale |

Italia


Dopo mesi di attese, la Commissione Ue ha dato il proprio assenso alla fusione tra le due Pay TV italiane Stream e TelePiù.

L’ok della commissione, informale e condizionato, è stato dato ieri. L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare il 2 aprile.

Il tycoon australiano Rupert Murdoch che ha rilevato attraverso la News Corporation TelePiù (Vivendi Universal), potrà adesso unificarla con Stream, che possiede congiuntamente con Telecom Italia (TI), e dar vita a un’unica piattaforma satellitare, Sky Italia.

 

Il valore complessivo dell’operazione corrisponde all’entreprise value della società, fissato in 920 milioni di euro.

In particolare la News Corp verserà 470 milioni di euro cash a Vivendi Universal e si assumerà 450 milioni di debito.

L’operazione sottoposta da News Corp all’Antitrust europeo, aveva già ricevuto il parere favorevole del comitato consultivo delle concentrazioni, formato da esperti di 15 paesi dell’Unione. L’organismo si era detto d’accordo ‘con la bozza di decisione della Commissione’ che ammetteva la concentrazione condizionandola al ‘pieno rispetto degli impegni’.

 

L’operazione avrebbe adesso il parere favorevole dei capi di gabinetto della Commissione europea e messa in agenda per il via libera tecnico e formale.

Un via libera che di fatto consentirà la nascita di un polo unico della televisione a pagamento in Italia.

 

Senza questa fusione Stream e Telepiù (entrambe già pesantemente in perdita) non avrebbero potuto sopravvivere in un mercato dove per il momento – come hanno più volte ammesso le due società – non c’é spazio per due concorrenti.

Anche se inevitabile, la nascita di un polo unico è stata in qualche modo limitata dalle Autorità di Bruxelles. Il Commissario Ue alla Concorrenza Mario Monti – che, a differenza dei regolatori nazionali, non può imporre condizioni ma solo suggerire rimedi per facilitare il via libera all’operazione – ha chiesto ed ottenuto che le parti si impegnassero ad una serie di stringenti concessioni proprio per consentire l’accesso al mercato della Pay TV a futuri nuovi operatori.

 

Impegni che non sono cambiati molto rispetto alle anticipazioni – mai smentite – degli scorsi giorni. Per quanto riguarda il calcio, News Corp si é impegnata a limitare i contratti di esclusiva per le partite di serie A e B a due anni (con diritto di recesso per i club dopo 12 mesi). Lo stesso principio sarà applicato ai diritti per le prime visioni Tv, ma con una durata diversa (tre anni).

La futura piattaforma dovrà inoltre vendere gli assets digitali terrestri ad una società intenzionata a fornire almeno un canale a pagamento.

Misure sono state proposte anche per fugare le preoccupazione di Monti riguardo al ruolo di Telecom Italia, che manterrà una quota di poco inferiore al 20% in Sky Tv. Secondo quanto riferito negli scorsi giorni da fonti bene informate, la futura piattaforma non potrà offrire contemporaneamente i servizi di Pay TV e l’accesso a Internet tramite banda larga.

 

News Corp si è inoltre impegnata a non discriminare i concorrenti di Telecom nel caso in cui la futura piattaforma conceda in licenza uno o più canali ad operatori Internet.

Impegni che, secondo alcune fonti industriali, l’Antitrust Ue avrebbe “alleggerito” per quanto riguarda Telecom Italia.

Un’indiscrezione che però non ha trovato finora conferme ufficiali. Il dettaglio dei rimedi sarà reso noto mercoledì.

La fusione, fanno sapere da Stream, sarà formalizzata solo a fine aprile. Ma il nuovo operatore non dovrebbe iniziare le trasmissioni prima del prossimo settembre.

 

Per quanto riguarda l’organico di Sky Italia, come amministratore delegato rimarrà l’attuale Ad di Stream, Tom Mockridge.

Mockeridge collabora da molto tempo con Murdoch, fino al 2000 è stato amministratore delegato di Foxtel, la Pay TV australiana.

Nessun incarico, invece, per il momento all’ex direttore generale Rai, Agostino Saccà, che nei giorni scorsi aveva detto di essere stato contattato da vertici dal Gruppo di Murdoch.

 

Intanto arriva la notizia che la  News Corp potrebbe spillare 500 milioni di euro alla Liberty Media di John Malone, in un accordo che potrebbe aiutare a finanziare una offerta per la catena televisiva vai satellite statunitense DirecTV.

Altra importante operazione finanziaria portata avanti dal magnate australiano delle Tv.

L’accordo – che da la facoltà a Liberty di acquisire 500 milioni di azioni privilegiate di News Corp – aumenta le possibilità che i due Gruppi di media possano fare una offerta unitaria per Hughes Electronic, che controlla DirecTV.

“Questo riduce le possibilità che sia una battaglia con molti contendenti, sembra quasi che Liberty voglia concorrere con News Corp”, dice un analista a proposito della vendita di DirecTV, per la quale entrambe le società sono indicate tra i pretendenti.

Sia News Corp che Liberty, che già detiene il 18% di News Corp, sono considerate come possibili compratori degli asset di Hughes, messi in vendita da General Motors.

La valutazione di Hughes, ai prezzi correnti, è di circa 2 miliardi di dollari.