Asta nazista, prosciolto l´ex presidente di Yahoo

di |

Mondo



L”americano Timothy Koogle, ex presidente di Yahoo!, &#232 stato prosciolto dal Tribunale di Parigi.
Koogle aveva dato il proprio assenso ad una asta online di oggetti nazisti, su Yahoo!, ed era perseguito per “apologia di reato” ed “esibizione di uniformi, insegne o emblemi associati a crimini contro l”umanit&#224″.

Il tribunale ha sentenziato che il reato di apologia “…suppone, per essere perseguibile, un”esaltazione, una lode, dei crimini nazisti”, cosa che non &#232 riscontrabile nella fattispecie in questione.
“…Nessuno potrebbe in realt&#224 sostenere che Koogle o Yahoo abbiano avuto la volont&#224 reale di propagandare i crimini nazisti”, aveva precedentemente dichiarato il sostituto procuratore David Peyron.

Il giudice ha anche osservato che il reato di “esibizione di uniformi” non &#232 pi&#249 perseguibile, perch&#233 condonato da una legge del 6 agosto 2002, successiva alla rielezione del presidente francese Jacques Chirac.
Inoltre, il giudice ha dichiarato che, in ogni caso, Koogle non sarebbe ugualmente perseguibile, perch&#233 gli elementi raccolti non sono sufficienti per l”imputazione del reato. Per tanto il ricorso depositato dall”associazione degli ex deportati, che si &#232 costituita parte civile nel processo, &#232 stato rigettato.

Nella sentenza si evince che non &#232 additabile una responsabilit&#224 penale per Koogle e civile per Yahoo, in qualit&#224 di ISP.
Il Gruppo informatico, in quel periodo presieduto da Koogle, aveva agito prontamente, quando il 20 novembre 2000 il tribunale di Parigi aveva intimato la sospensione della vendita in Rete degli oggetti contestati.
Yahoo nei mesi seguenti aveva reso inaccessibile il sito in questione, nonostante la sentenza del giudice aveva chiesto l”oscuramento solo per gli internauti francesi.

La denuncia contro Koogle &#232 stata depositata due anni fa da una Associazione di ex-deportati nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, che si &#232 costituita parte civile nel processo.
L”Associazione aveva chiesto un risarcimento simbolico di un euro e la pubblicazione della sentenza su Internet, tradotta in lingua inglese.