Nuove regole e nuove strategie per il futuro della Televisione

di Raffaella Natale |

Italia


Il nuovo universo della comunicazione: Internet, Tv digitale, Pay TV, telefonia mobile di terza generazione.
Dopo un decennio di grandi cambiamenti, le imprese della comunicazione si trovano a fare i conti con le nuove regole del contesto imprenditoriale.

L’Istituto di Economia dei Media ha presentato oggi a Roma, durante il Summit sulla Comunicazione (che si concluderà domani) il Sesto Rapporto sull’industria della comunicazione in Italia.

Ad aprire i lavori, i vertici della Fondazione Rosselli, il presidente Riccardo Viale ed il consigliere Alain Elkann.

Finito il decennio della rivoluzione digitale, si tirano le somme dei risultati raggiunti e si fanno le prime previsioni per il futuro dell’era multimediale.
Nonostante le apparenze e la grande euforia generata da Internet e dal World Wide Web, ha spiegato il professore Emilio Pucci, responsabile dell’attività di ricerca dell’IEM, il decennio trascorso ha modificato solo in parte l’industria della comunicazione, affidando molte importanti trasformazioni agli anni a venire.
Video on demand e Pay TV, già forti tra il ’92 e il ’93, hanno intaccato solo marginalmente il business dei media tradizionali.

Tra le sfide previste per il prossimo decennio: la diffusione su vasta scala di connessione a larga banda, lo sviluppo dei telefonini di terga generazione, il decollo della televisione digitale terrestre.

Nell’ambito della prima sessione “Digitale Terrestre: la convergenza arriva dal televisore” il professor Vincenzo Zeno-Zencovich dell’Università degli studi di Roma Tre ha evidenziato due esigenze primarie.
In primo luogo, è necessario un nuovo approccio regolamentare, che faccia venire meno la separazione fra contenuti e media.
Per i contenuti ci voglio regole minime. Il settore è già molto regolamentato.
Il professor Alessandro Penati dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano ha sottolineato come in Italia troppo spesso le riforme vengano fatte sulla base di pregiudizi ideologici e non di fatti economici.
Nel caso della riforma radio-Tv, ad esempio, non c’è stato un Libro Bianco, “Ben vengano– ha aggiunto Penati- rapporti come questo che forniscono dei numeri.”

Carlo Sartori, Segretario generale Prix Italia- Rai ha esordito affermando: “Da 25 anni mi occupo di questo settore e ora non ho più certezze. Tra i vari settori della convergenza, la televisione è il lato più debole. Da un’altra parte, domina tutti gli altri settori. E’ quella che io definisco una schizofrenia.”

Sartori ha poi concluso proponendo per il semestre di presidenza italiana della UE gli Stati Generali dell’audiovisivo e la necessità di elaborare una sorta di magna carta dei servizi multimediali in Europa.