WorldCom medita di cambiare nome

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Stati Uniti



WorldCom, l’operatore statunitense coinvolto in uno dei più clamorosi casi di bancarotta di tutti i tempi, starebbe meditando di cambiare il proprio nome – divenuto ormai quasi sinonimo di malaffare – assumendo quello della propria divisione di servizi residenziali long distance, MCI.

Secondo fonti vicine all’azienda, sarebbe questa, piuttosto che la coniazione di un nuovo marchio, la soluzione più probabile, dal momento che MCI è un nome ormai familiare ai consumatori americani, anche grazie a una martellante campagna pubblicitaria che ha avuto come testimonial il campione di basket Michael Jordan.

Il nome MCI, che negli anni Sessanta stava per Microwave Communications Inc., potrebbe però non abbinarsi alla nuova strategia dell’operatore volta a soddisfare le necessità di dati e Internet delle grandi aziende, essendo noto come marchio di servizi residenziali a lunga distanza.

D’altra parte, fanno notare ancora gli analisti, la scelta di un nome nuovo avrebbe costi proibitivi, sia in termini di consulenza per il nuovo marchio, sia in termini di spesa per massicce campagne di marketing dirette ai consumatori.

Un’alternativa sarebbe resuscitare uno dei marchi acquisiti negli anni Novanta, e poi fusi in WorldCom, come quello dell’Internet provider UUNet. Un nome, comunque, molto lontano dal significare ciò che realmente rappresenta l’azienda e che la sigla WorldCom, ossia “comunicazione mondiale”, esprime così bene.

In attesa di conferme da parte dell’azienda, gli analisti affermano che un semplice cambio di nome difficilmente cancellerebbe dalla memoria lo scandalo delle false fatturazioni per 9 miliardi di dollari o le immagini televisive dell’ex direttore finanziario Scott Sullivan condotto davanti alla Corte sotto l’accusa di frode, anche se egli si è dichiarato non colpevole.

Secondo un analista della società Yankee Group, “Il nome WorldCom non ha credibilità sui mercati finanziari. Ma il marchio è solo un tassello nel complesso puzzle del marketing. Occorre rivitalizzare l’azienda, la sua immagine”.