Svelato il piano di salvataggio di France Telecom

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Francia



Sono giorni cruciali per il nuovo presidente di  France Telecom, Thierry Breton, che svelerà questo pomeriggio al consiglio di amministrazione il suo piano di salvataggio dell’azienda.

Domani il piano verrà presentato alla stampa che, però, ha già diffuso parecchie indiscrezioni.

La prima tappa del salvataggio consiste in un prestito da 9 miliardi di euro, garantito dall’ERAP (Entreprise de Recherches et d’Activités Pétrolière) che presterà la somma alla Caisse de Dépots. Servirà per coprire una parte del debito di 15 miliardi che dovrà essere rimborsato entro il prossimo anno.

All’inizio del 2003 ci sarà un’emissione obbligatoria di 5 miliardi di euro seguita, in primavera, da un aumento di capitale di 15 miliardi. Questo permetterà al gruppo di generare flusso di cassa e ridurre, in parte, il debito di 70 miliardi di euro.

Lo Stato, che possiede il 56% di FT, parteciperà alla ricapitalizzazione di 9 miliardi, trasformando il prestito in obbligazioni.

In ogni caso il rifinanziamento “non violerà gli accordi di Maastricht”, ha dichiarato il Ministro dell’Industria, Nicole Fontane, che ha aggiunto che “l’investimento sarà finanziato ricorrendo all’indebitamento. Sarà aumentato, dunque, il debito dell’amministrazione pubblica…senza che piccoli investitori e salariati paghino ancora.”

L’ERAP riceverà, in cambio del finanziamento, titoli di proprietà dello Stato che passerà ad una quota inferiore al 50%. L’impresa petrolifera potrà, quindi, sempre rifarsi mettendo sul mercato una parte di queste azioni. Di conseguenza FT non potrà più impiegare funzionari statali e dovrà allontanare quelli che vi lavorano attualmente, che potrebbero, comunque, essere trasferiti all’ERAP. Breton ha escluso quest’ultima ipotesi.

Lo Stato, secondo le imposizioni di Bruxelles, dovrà comportarsi, d’ora in poi, come un investitore privato: il prestito a France Telecom, dunque, verrà concesso alle condizioni del mercato.

Un altro punto molto importante per ridurre il debito riguarda le misure economiche che Breton deciderà per generare almeno 15 miliardi di cash flow entro i prossimi tre anni. E’ quasi certo che in primo luogo queste misure andranno a colpire Orange, la filiale mobile del gruppo: saranno rinegoziati i contratti con i fornitori (Nokia, Alcatel ed Ericsson), e non si esclude, nonostante varie smentite, il blocco degli investimenti in Svezia.

Sul piano delle cessioni, invece, sono circolate indiscrezioni circa la possibile dismissione di Equant e della polacca TPSA. Tuttavia, secondo le fonti più vicine al dossier, il primo asset ad essere ceduto saranno le Pagine Gialle. Smentita immediatamente anche la cessione del centro di ricerca FT R&D.

Per quanto riguarda le i temuti tagli all’occupazione, non è trapelata altra cifra se non quella, già ampiamente annunciata, di 20.000 licenziamenti entro tre anni. Breton ha annunciato, per il momento, il blocco delle assunzioni e degli interinali. Il governo ha smentito di voler abbassare l’età della pensione.

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