Global Crossing: Legere si paragona a Corleone

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Nord America



Riflettendo sull¿anno appena trascorso alla guida di Global Crossing, John Legere, ha trovato un singolare paragone tra lui ed il famoso boss Michael Corleone essendosi trovato in zone di Washington (le aule giudiziarie) molto spesso frequentate dal famoso mafioso italo-americano.

Appena tre mesi dopo aver lasciato Asia Global Crossing per diventare CEO della casa madre, la societ&#224 &#232 collassata sotto il peso di 12,4 miliardi di debiti ed &#232 attualmente sotto la protezione del Chapter 11 della legge fallimentare americana. Legere &#232 tuttavia meno pessimista di quanto si possa pensare: dopo aver dovuto rispondere alle accuse sia della SEC che del Dipartimento di Giustizia, egli afferma, infatti, che in meno di 18 mesi la societ&#224 torner&#224 agli antichi splendori e sar&#224 di nuovo in grado di aggredire il mercato delle TLC.

Sembra essere tornati ai giorni del boom delle dot.com, ma, ribadisce Legere, bisogna stare attenti a non ricascare nei facili entusiasmi che hanno provocato la crisi attuale. Global Crossing possiede le infrastrutture e non ha bisogno di alzare capitale bens&#236 deve focalizzare la sua attenzione sul business mobile.

In teoria &#232 tutto molto semplice, ma in pratica i piani di Legere devono scontrarsi con le innumerevoli indagini aperte dalle autorit&#224 per chiarire la sua posizione in merito agli scandali finanziari che hanno coinvolto il gruppo. L¿ultimo rapporto presentato dal Congresso vede indagati i dirigenti di 21 compagnie (Legere compreso) per avere ricevuto bonus bancari da Goldman Sachs nel corso di IPO giudicate lucrative.

Il mese scorso Global Crossing ha presentato il piano che dovrebbe permettere alla societ&#224 di emergere dal Chapter 11, un traguardo che, sempre secondo Legere, si sarebbe potuto raggiungere anche senza i 250 milioni di dollari garantiti da Hutchison Whampoa e Singapore Technologies che detengono, attualmente, il 61,5% della società.