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Cloud, mercato da 250 mld di euro nel 2020. Numeri e trend di un settore in fermento

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La Commissione europea prevede un futuro roseo per il Cloud Computing, stimando un mercato da 250 miliardi di euro nel 2020 (Leggi articolo Key4biz), unico segmento in crescita (+37%) in un mercato IT che, secondo i dati Assinform scende del 4,4% (con un – 1,8% per le Tlc).

Anche se ancora il fatturato di questo segmento si attesta a 250 milioni di euro, le stime rivelano un trend di crescita significativo, grazie anche alla decisione della Ue di situare nel Vecchio Continente i datacenter utilizzati dagli utenti europei.

Il mercato, dunque, è in fermento e i player si stanno dando da fare per farsi trovare preparati al passaggio sulla ‘nuvola’, come dimostra, ad esempio, l’accordo tra Telecom Italia e Unioncamere (Leggi articolo Key4biz), ma anche la decisione di molte banche di offrire servizi cloud ai loro clienti.

 

In occasione di un recente incontro in ambito Smau, Anfov, l’associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, ha segnalato alcune case history di successo, come quella dell’azienda di elettrodomestici Polti – che ha iniziato tre anni fa a lavorare sulla nuvola ottenendo risparmi tangibili – di Autogrill, che ha scelto il cloud come strumento di comunicazione a livello mondiale per i suoi sessantamila dipendenti o di Ferrovie dello Stato che ha portato buona parte dei suoi sistemi su server esterni, come ha fatto anche il concorrente Italo.

 

Questo contesto, in continuo divenire, rappresenta un’ulteriore sfida principalmente per gli operatori tlc, alle prese da anni con una costante erosione dei ricavi, soprattutto in ambito mobile dove il calo si è attestato a circa 40 miliardi di euro.

Un crisi innescata prima dalla concorrenza tra fisso e mobile ed esacerbata poi dall’avvento degli over the top che coi loro servizi di comunicazione gratuiti o quasi, hanno scalzato quelli a pagamento offerti dalle telco e contribuito all’impennata del traffico.

Questa concorrenza – spietata e, secondo gli operatori, sleale – unitamente all’avvento degli operatori low cost (come Free in Francia e Bip Mobile in Italia), ha portato non solo a un abbassamento dei prezzi (cosa buona e giusta), ma anche ad alimentare la convinzione “che le tlc non costano nulla”, come ha spiegato Enrico Deluchi, Codirettore generale Cloud & Communications Factory di CloudItalia.

 

Una convinzione senz’altro errata – soprattutto nel momento in cui gli operatori tlc devono spendere per aggiornare le loro reti sempre più usate ‘a causa’ proprio dei servizi forniti dagli over the top – che va a sommarsi a diversi altri fattori scatenanti.

 

Come muoversi allora, ora che il modello che Deluchi definisce “telco 1.0” ormai arrivato alla fine?

“Bisogna cambiare – è la sentenza – Non ci sono più due mercati, Tlc e IT, ma uno solo. Tutto è mixato. Oggi Skype è Ucc o cloud? Tutti e due”.

 

Per questo, secondo CloudItalia, il modello vincente è quello che propone un approccio che parte dall’applicazione e arriva alla rete invece di partire dalla rete e scalare la catena del valore. È quello che accade, ad esempio, con i device mobili di ultima generazione il cui acquisto è seguito da un abbonamento ai servizi degli operatori.

 

“Compro l’iPhone e poi l’abbonamento. Noi siamo un operatore infrastrutturato con capacità di erogare servizi cloud. Vogliamo abilitare chi da un lato si occupa di It portando componenti di tlc. Se siete un system integrator non accedete e al budget di tlc noi vi mettiamo in condizioni di farlo. Diamo le tlc a chi si occupa di It e diamo alle tlc, i provider di piccola e media taglia che fanno fatica a entrare nell’It, di entrare sui loro clienti anche con una proposition It”, ha concluso Deluchi. (a.t.)

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