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Cyberbullismo e violenza sulle donne: concorso video per le scuole di Milano

Italia


Cyberbullismo e violenza sulle donne. Due temi di attualità spaventosa, che riempiono le cronache quotidiane di episodi, sempre più ricorrenti, sempre più simili. Da una parte i bulli e dall’altra i deboli, da una parte gli uomini o i ragazzi, dall’altra le loro vittime, fidanzate o ex che rivendicano al propria libertà e diventano il bersaglio di discriminazioni, maltrattamenti e violenza. In mezzo internet e i social network come  nuovo terreno dove far proliferare gli attacchi più feroci e la vita di tutti i giorni dove essere donna coincide sempre più spesso con l’idea di essere un possesso, su cui esercitare ogni volontà, fino alla morte.

 

In alcune scuole secondarie di secondo e di primo grado (classi terze) e in alcuni centri giovani della città il tema è stato affrontato chiedendo ai ragazzi (dai 13 ai 20 anni) di realizzare dei cortometraggi in cui essere protagonisti dall’inizio alla fine, dall’ideazione del soggetto, alla recitazione, alle riprese. Dietro al progetto, proposto alle scuole di 4 zone della città (4-5-6-9) il lavoro di presentazione e coordinamento dell’Associazione “Diamo  voce a chi non ha voce“. Il progetto ha ricevuto il patrocinio del Comune di Milano e il sostegno della Scuola di Cinema e di televisione di Fondazione Milano. I corti, 17 realizzati dai ragazzi, 17 elaborati in tutto, sono stati sottoposti all’esame di una giuria, composta da psicologi, insegnati, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni.

 

Venerdì 10 maggio, dalle ore 20 alle 23, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino i corti saranno proiettati e premiati. In palio per le prime tre scuole/cortometraggi classificati la partecipazione per un ragazzo o una ragazza scelti tra le classi vincitrici ai corsi della “summer school”di Fondazione Milano Cine e Televisione.

 

Il 6 maggio a Palazzo Marino c’è stata la presentazione dell’iniziativa e la proiezione di alcuni elaborati. Sono intervenuti l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, il presidente dell’associazione “Diamo voce a chi non ha voce”, Liliana Oliveri e il direttore della Scuola di Cinema e di Televisione di Fondazione Milano, Laura Zagordi.

 

Credo si debba porre molta più attenzione sulla necessità di far crescere il rifiuto alla violenza – spiega l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino – mettendo al centro il rispetto della persona. In questo quadro, e in quello più generale di consolidare la cultura e la pratica della non violenza penso si debba ricercare un dialogo con le ragazze e i ragazzi. Senza inutili paternalismi, evitando ogni allarmismo, ma consapevoli che la relazione che nella nuova generazione possa risiedere una straordinaria risorsa, in termini di consapevolezza e comportamenti, per modificare radicalmente quanto avviene oggi. Per questo l’iniziativa mi convince. E mi convince pur trattando contestualmente due fenomeni molto diversi come quello del cyber-bullismo e quello, davvero un’emergenza nazionale, della violenza di genere.  In  particolare  rispetto  al femminicidio, tragicamente presente, ‘domestico’ e ‘famigliare’, quel che va messa in atto è una mobilitazione di tutte e tutti. Una mobilitazione delle istituzioni e delle persone“.

 

Con questo progetto – racconta la presidente, Liliana Oliveri – , abbiamo voluto stimolare nei giovani la riflessione su questi due temi così attuali e raccogliere loro idee e sguardi, sia come strumento di prevenzione sia come osservatorio di come la violenza si manifesta nella loro generazione. Nei nostri incontri nelle scuole e nei Centri giovani abbiamo riscontrato che la violenza sessuale è particolarmente temuta fra le ragazze, anche se poche sanno che nella maggior parte dei casi l’abusatore è conosciuto dalla vittima“. “I giovani – ha aggiunto la presidente – rimangono sconcertati dalle statistiche sulla violenza domestica e rivelano spesso pregiudizi legati a stereotipi. Inoltre il tema della cyber-violenza ha evidenziato la presenza in aumento di violenza al femminile, come se lo schermo e l’anonimato diventassero un pretesto per dare voce a violenze sopratutto verbali e psicologiche che le ragazze non hanno il coraggio di attuare vis à vis”.

 

Sorprende infine la maturità degli allievi della terza media che hanno partecipato al concorso“, sottolinea Oliveri. “Questo ci conferma che si può già affrontare il tema fin dalla prima adolescenza, nonostante abbiamo spesso trovato resistenza nei docenti che lo reputano un argomento non idoneo per questa giovane età“.

 

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