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Vittoria definitiva al Consiglio di Stato: la Giunta Formigoni viola il principio dell’equilibrio di genere

Italia


Oggi il Consiglio di Stato (sentenza n. 3670 del 2012) ha annullato la sentenza del Tar Lombardia che aveva inspiegabilmente salvato la Giunta Formigoni, allora composta da 15 Assessori uomini e da una sola donna, ordinando il riequilibrio di genere. Ne danno notizia l’Associazione Art. 51 e l’Associazione DonneInQuota, con i loro legali Prof. avv. Marilisa D’Amico, e gli avv. Cinzia Ammirati, Massimo Clara, Lorenzo Platania e Stefania Leone.

 

Accogliendo l’appello delle Associazioni, il Consiglio di Stato ha ribadito che anche la politica soggiace ai principi di diritto. Richiamando quanto già chiarito di recente dalla Corte costituzionale (sent. n. 81 del 2012), si afferma che il riequilibrio di genere, solennemente affermato in Costituzione e nello Statuto lombardo, è principio cogente e non derogabile nemmeno per ragioni politiche. In forza di ciò, il Giudice amministrativo ha quindi riconosciuto l’evidente violazione di legge, perché la nomina di un solo assessore di genere femminile contrasta con una equilibrata presenza di uomini e di donne nella Giunta.

 

Ma c’è di più in questa decisione. Come noto, temendo questo esito processuale, i presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, aveva di recente rimesso mano alla Giunta, incrementando – in maniera del tutto insoddisfacente – il numero di donne assessore, portate da1 a 3, su un totale di 16.

Ebbene, il Consiglio di Stato, pur non potendo prendere posizione sulla composizione della nuova Giunta, ha dato un segnale forte, spiegando che deve esserci “uguaglianza, o sostanziale approssimazione ad essa, di uomini e donne nelle posizioni di governo regionale“.

Il principio della parità non è allora soddisfatto attraverso la composizione di Giunte in cui le donne continuano ad avere un ruolo quantitativamente e qualitativamente marginale. La parità esige interventi di sostanza e non di facciata, e il concreto impegno della politica per la realizzazione di una democrazia paritaria.

 

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