Telecom Italia: ancora tagli su rating e dividendo. Il parere degli azionisti Asati

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Standard & Poor’s ha comunicato ieri a mercati chiusi la decisione di abbassare da stabile a negativo l’outlook su Telecom Italia e di tagliare il rating di breve periodo ad a-3 da a-2. Una decisione causata principalmente dalle limitate prospettive di riduzione del debito nei prossimi anni. Gli azionisti riuniti nell’associazione Asati, guidata dall’ing Franco Lombardi, chiedono ai vertici un sussulto etico/strategico per rilanciare la crescita della società. Di seguito il comunicato Asati.

 

A conclusione della gara sulle frequenze LTE sarà indispensabile procedere ad un aumento del capitale di Telecom Italia dell’ordine di 5 miliardi euro, come ASATI ha più volte suggerito in passato.

L’esborso per le frequenze LTE insieme con gli investimenti per la rete mobile LTE e per la rete fissa NGN sono difficilmente compatibili con la riduzione del debito (25 miliardi euro a fine piano) né con una politica di elevati dividendi. Non può più essere sufficiente il cash-flow generato da una ordinaria gestione di contenimento dei costi, essendo stata anche praticamente esaurito il programma di dismissioni.

D’altro canto Telecom Italia, vista la forte dipendenza dal mercato domestico, ha assoluta necessità di rilanciare un grande Piano pluriennale di investimenti per nuove infrastrutture e nuovi servizi in Italia, sia nel fisso sia nel mobile, pena un suo fatale declino a ruolo di operatore secondario e marginale. L’aumento di capitale è l’unica via possibile per creare un futuro di crescita sul mercato nazionale (in termini di ricavi, quote di mercato, qualità del servizio, aggressiva politica commerciale, etc.) e quindi anche per rilanciare il valore del titolo, in linea con quanto auspicato dal mercato.

E come mai solo i piccoli azionisti e gli analisti finanziari hanno consapevolezza di questo scenario e della utilita’ di un aumento di capitale? Come interpretare l’assordante silenzio dell’azionista di controllo Telco? Si vuole privilegiare forse l’ipotesi dello “spezzatino telefonico”?

E nel momento in cui il Paese drammaticamente si interroga su come far crescere economia ed occupazione, vale la pena ricordare che l’ICT è un notevole fattore di miglioramento della competitività a livello Paese e che il ruolo di Telecom Italia è sempre stato decisivo negli investimenti per le infrastrutture TLC (oggi NGN in primis) oltrechè per i servizi.

Assistiamo ormai da anni alla crescita esponenziale del traffico internet e dati con ricavi praticamente costanti in virtù di tariffe sostanzialmente flat ed in larga misura regolate. E’ arrivato il momento che AGCOM inverta la rotta della regolamentazione punitiva verso l’incumbent, e permetta, anzi promuova la corretta remunerazione degli investimenti in infrastrutture.

Né può essere sottaciuta la necessità di una discontinuità etica rispetto alle gestioni e alle ombre del passate, come più volte richiamato da Asati anche alla CONSOB, in primo luogo attraverso un’azione volta al possibile recupero degli “oneri impropri” e potenziali danni connessi a tutti i fatti illegali i cui procedimenti penali sono in corso a Roma e a Milano. E cosa si attende ancora per rendere pubblico il Rapporto Deloitte?