Habemus Papam … horribilem

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Di Carlo Peruzzi (GIANO arte in collezione)

Capo di Santa Romana Chiesa, Vescovo della città e santo, chi più di Karol Wojtyla può essere celebrato e degnamente ricordato quale romano?
Come concittadino reputo offensiva al buon gusto la statua che Lo rappresenta collocata in Piazza dei Cinquecento a Roma, perché mortifica la memoria dell’uomo dolce e magnifico, moderno e illuminato Papa, lasciata alla Sua città, caput mundi, a tutti.
Quale consulente per l’arte, da un punto di vista puramente estetico, giudico questo manufatto goffo sgarbato e disarmonico; da quello formale, nell’accezione del termine, sproporzionato; ma, cosa assai più grave, che la dice lunga su questa scelta assurda, è il suo essere stato collocato esattamente al contrario rispetto al messaggio principale che l’opera vorrebbe dare: “il Papa che accoglie e abbraccia tutti a partire dai pellegrini in arrivo nella città”! E si signori, non ci siamo accorti che la statua volta le spalle alla Stazione Termini; quando accogliamo qualcuno, guardandolo, si fa frontalmente; qui invece, è come essere ospiti e cercare il padrone di casa quando si arriva!
Pur figurativa, quest’opera non può essere neanche simbolista; resta una sola ultima ipotesi: gratuito distratto “arredo urbano”.
Voglio pensare che la produzione dello scultore, che ha generosamente donato la statua tramite una Fondazione, sia qualitativamente più alta e generalmente armoniosa; mi permetto di ricordare che un’artista, se di questo si parla, avrebbe dovuto stabilire modi e regole, per la collocazione e valorizzazione della sua opera, anche se donata, condicio sine qua non, del rispetto nel suo lavoro, ma, soprattutto in questo caso, visto il soggetto rappresentato, non poteva scendere a compromessi.
Detto ciò mi riesce difficile immaginare che siano mancate alternative e offerte valide ed efficaci, lavori anche astratti, degni di essere all’altezza del delicato e prestigioso compito.
Nel rispetto di chi lo ha realizzato, non conoscendo l’autore, penso che il Comune di Roma avrebbe dovuto bandire un regolare concorso, e, cosa sicuramente più gradita a Giovanni Paolo II, riservato a giovani allievi dell’Accademia romana delle Belle Arti, o ad artisti emergenti e validi artigiani; scelta più onesta e coerente alla figura del Papa, che ci ricordava spesso di essere uno di noi.
Dunque monumento sgraziato, privo d’ingegno e originalità, ispirato, ad essere gentile, da un famoso modello di Madonna, fulcro del Polittico della Misericordia di Piero Della Francesca a Sansepolcro.
Una donazione, come un’eredità, che sia un castello, un terreno o una statua, a meno che si tratti de La Sindone, si può anche rifiutare; questo, ricordo al Sindaco Alemanno e ai Suoi Uffici, che evidentemente hanno pensato a caval donato…
Per un arredo urbano prestigioso, (non come quello dei due anonimi mozziconi di colonne, poste in luogo dell’obelisco di Axum, accanto alla F.A.O. al Circo Massimo, per il quale sarebbero state meglio due palme, a parte i parassiti che oggi infestano anche loro) mi permetto qui di seguito di donare al Comune di Roma un’idea: portiamo in superficie, a pubblica e gratuita fruizione, vero omaggio alla romanità, alcune statue scelte, giacenti nei magazzini comunali; per non parlare di quelle greco-romane presenti nella splendida, unica, collezione privata dei principi Torlonia, bellezza negata alla città e al mondo.
Teche trasparenti ovviamente blindate e illuminate, poste in pochi luoghi sicuri, già costosamente presidiati giorno e notte a protezione di sedi d’ambasciata, vedi Piazza Farnese, o Palazzo Chigi. Qui non si tratterebbe di complicati, discutibili e già discussi dispendiosi progetti architettonici, tipo l’Ara Pacis, ma di semplici, proporzionati veri “contenitori espositivi”.
Se proprio quest’idea risultasse costosa ed utopistica, allora cari signori, che non sapete distinguere il bello dal brutto e scegliete senza plebiscito cosa far sparire o apparire agli occhi dei cittadini, lasciateci almeno la generosa e gratuita presenza, degli originali simboli popolari di romana appartenenza: sampietrini e paracarri; questi si hanno ispirato grandi artisti contemporanei da Consagra a Pistoletto.
Concludendo, torno in volo a Piazza dei Cinquecento, dal contrariato monumento al Papa e, come Pasquino, trasformatolo in statua parlante, gli appendo un lenzuolo con sopra scritto: “damòse da fà, buttiamolo giù, semo romani“.