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L’etica nella cultura d’impresa e la sicurezza sul lavoro: Lectio Magistralis di Pietro Ciucci, Presidente di Anas Spa

Italia


In che modo Anas Spa, grande azienda italiana con 80 anni di storia alle spalle, 30mila chilometri di strade e autostrade da gestire, quasi 7mila dipendenti, oltre 130 cantieri di opere infrastrutturali (anche in territori controllati dalla criminalità organizzata), riesce a mettere in pratica una vera etica del lavoro, un’etica applicata nel rispetto dei lavoratori e dei loro diritti?
Questa domanda è stata il cuore della seconda lezione del corso di alta formazione in Etica e sicurezza del lavoro, organizzato a Roma dalla Direzione regionale INAL Lazio, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Fidelis International Institute. A dare una risposta molto articolata alla questione, il presidente di Anas Pietro Ciucci, nel corso di un’intensa lectio magistralis (guarda l’intera lectio magistralis).

L’intervento è stato introdotto da padre Thomas Williams, della Congregazione dei Legionari di Cristo e decano della facoltà di teologia del Pontificio ateneo Regina Apostolorum, che ha focalizzato la sua relazione sul tema “Etica e regole – etica e persona, la formazione“. Alla discussione ha portato il suo contributo anche Antonio Napolitano, Direttore regionale INAIL Lazio, tra i promotori del corso che si sta tenendo nella Capitale in via degli Aldobrandeschi e si concluderà a luglio 2011 (guarda l’intervento video).

Padre Thomas Williams ha aperto la lezione chiedendosi: “Perché dobbiamo obbedire alle regole?“. Ha quindi sintetizzato dieci tesi, quelle che ha definito “le dieci colonne dell’edificio dell’etica” (guarda l’intervento video). In primo luogo l’uomo stesso è un essere morale: “C’è una dimensione della nostra vita – ha detto padre Williams – che non si può ridurre al pratico, all’utile, alla convenzione“. In secondo luogo, ogni atto libero della persona è un atto morale, che ha cioè un peso morale, nel bene e nel male. Libertà significa essere responsabile del proprio atto, significa agire deliberatamente. In terzo luogo, l’etica è fatta di più dimensioni, di più livelli. Al centro dell’etica, inoltre, c’è sempre la persona. E su questo quarto punto padre Thomas Williams ha specificato: “Le leggi non hanno nessun valore in sé, ma soltanto in quanto promuovono e proteggono il bene della persona singola. La dignità della persona umana ci rende superiori agli altri esseri viventi“. Se la persona è al centro dell’etica, al centro della persona c’è la coscienza morale; ovvero quella parte di noi che ci rimprovera quando facciamo del male, ha chiarito il religioso, ma è anche quella parte di noi che ci spinge verso il meglio e verso il bene, che ci trascende, che è giudice ma non legislatore, che non crea la legge ma giudica i nostri atti. La sesta “colonna” è la seguente: la coscienza giudica in base a dei criteri al di fuori della persona stessa, in base aella legge naturale e positiva. Per il settimo principio, non esiste un settore dell’attività umana esente dalla morale o dall’etica. Anche la guerra, paradossalmente, perché ogni atto umano è un atto morale, un atto libero e consapevole per il quale siamo responsabili. Inoltre, la nostra vita è qualificata moralmente, c’è un rapporto diretto tra i nostri atti e chi siamo: se dico le bugie sono un bugiardo, non possiamo separare atti da identità. Il mio atto, quindi, diventa la mia persona. Che tipo di persona voglio essere? Dipende dalla scelta dei miei atti. Infine, come decima “colonna” dell’edificio morale, padre Thomas Williams ha indicato questo principio: “Per una società etica ci vuole una cultura dell’etica, non basta un codice“. Il codice e le strutture, secondo il religioso, possono aiutarci, ma occorre una decisione personale da parte di ognuno. Per questo non si può imporre un’etica, si può imporre un ordine, ma non l’etica. Si tratta infatti di una decisione che viene dal di dentro, è una condizione della nostra libertà. “È facile giudicare gli altri, ma prima occorre cambiare se stessi, a cambiare la società è il nostro io“, ha concluso padre Thomas Williams.

Il Presidente di Anas Spa, Pietro Ciucci, ha offerto un quadro molto interessante dell’azienda che dirige, affrontando i nodi delle criticità legate all’attuale crisi economica e ai principali problemi del mondo del lavoro di oggi. “Nel lavoro – ha detto Ciucci – ciascuno valorizza se stesso, crea la propria identità, ma talvolta si verificano situazioni che non permettono alla persona di arricchirsi, piuttosto creano alienazione nel lavoratore“. Talvolta tutto questo è favorito dalle circostanze contingenti, con tagli al personale, mobilità, ristrutturazioni, licenziamenti e crisi aziendali.
Focalizzandosi, poi, sul lavoro in Anas, Ciucci ha parlato di tutti gli strumenti adottati per contrastare il malaffare, l’illegalità e la corruzione. In particolare ha citato il nuovo Codice Etico redatto dall’Unità di Missione Aziendale, organo che è stato istituito nel 2007, ma anche dell’OdV, Organismo di Vigilanza che ha il compito di vigilare sul rispetto, l’adeguatezza e l’aggiornamento del modello organizzativo-gestionale e di controllo societario per prevenzione dei reati. Nel 2008, inoltre, è stata istituita anche l’Unità Legalità e Trasparenza, alle dirette dipendenze del Presidente Anas, che svolge la sua funzione anche attraverso sistematiche e ripetute ispezioni nei cantieri per la verifica dell’esatto adempimento da parte delle sedi territoriali Anas di quanto prescritto dai Protocolli di legalità.

Ciucci ha proseguito la sua intensa lectio magistralis dichiarando: “Le società moderne, sempre più complesse e tecnologiche, rischiano di non avere una visione condivisa del bene comune, della giustizia, dell’etica individuale e dell’etica pubblica. Venuto meno il concetto del sacro, ridotta la religione a un fatto privato e individuale, le società moderne sono vulnerabili al male, agli abusi e all’illegalità“. E ha continuato: “La nostra non è l’epoca né dei valori assoluti, né delle ideologie, ma dell’informazione e della comunicazione che, con le nuove tecnologie, si è diffusa alla base della piramide sociale ed è diventata davvero universale. L’etica pubblica intesa come bene comune che si basa sul rapporto di comunicazione-trasparenza, rispetto dei valori fondanti e delle regole della convivenza e dell’appartenenza a uno Stato e a una Nazione“.

Il lavoro di Anas, ha concluso Ciucci, non si improvvisa; sono necessarie conoscenze tecniche e specialistiche uniche nel nostro Paese. “Il nostro know how è saper affrontare e risolvere i problemi grazie ad una rigorosa preparazione tecnica, legale e amministrativa. L’Anas è uno dei motori principali della politica infrastrutturale italiana. Con i suoi 80 anni di storia, di esperienza, con la rinnovata efficienza rappresenta uno dei punti di forza del nostro Paese. A disposizione con sincero, vero, spirito di servizio. L’Anas è patrimonio da difendere e potenziare. L’Anas è al servizio dell’Italia, in nome di un’etica volta al servizio pubblico. L’etica del servizio, l’etica della responsabilità, in sintesi l’etica pubblica non può, e non deve essere limitata come è stato un tempo soltanto agli organi politici, ai funzionari professionali, ma ha il dovere di abbracciare ogni attività che si svolge con indirizzo e controllo pubblico. Noi cerchiamo di non limitarci ad essere onesti. Una condizione, l’onestà, necessaria ma non sufficiente perché il servizio pubblico, rispettando le norme e la trasparenza deve esprimere una scala di valori che trova la propria fonte nella storia, nella tradizione, nella religione di ciascun Paese, traducendosi in comportamenti non soltanto individuali, ma di gruppo, sociali ed aziendali“.

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