INGV: Andrill risponde a Copenaghen e al rebus climatico, con una perforazione profonda più di 1000 metri

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Attorno a 15-16 milioni di anni fa, in un’epoca nota come Miocene Medio, le temperature dell’Antartide erano straordinariamente miti: una media di 10°C nel mese di gennaio (che corrisponde all’estate australe), con condizioni climatiche simili a quelle che si riscontrano oggi nella Patagonia e nella Nuova Zelanda Meridionale.

Questa storia climatica sta emergendo, strato dopo strato, da una serie di carotaggi effettuati sotto i fondali marini della Baia di Mc Murdo, nei pressi della omonima base americana.

La ricostruzione delle condizioni climatiche di questa lontana epoca della Terra è possibile grazie al progetto Andrill (Antartic Geological Drilling) che consiste in una collaborazione internazionale fra Stati Uniti, Germania, Italia e Nuova Zelanda.
La perforazione attraverso cui vengono raccolte le carote di sedimenti avviene attraverso una piattaforma di ghiaccio marino dello spessore di circa 9 m, che galleggia su un mare profondo 380 m. Giunto sul fondale di questo mare, il perforatore affonda nei sedimenti per oltre 1000 m.

Così facendo i ricercatori sono riusciti ad analizzare sedimenti e fossili, e a ricostruire le condizioni climatiche di un periodo di tempo compreso tra 17 e 14 milioni di anni fa, quando il sistema climatico globale ha avuto una transizione fondamentale, passando da una fase calda nota agli addetti ai lavori come “worm climate optimum“, all’inizio di un progressivo raffreddamento che ha portato alla formazione di una copertura glaciale quasi permanente nell’Antartide orientale.

Al geologo Fabio Florindo che ha partecipato a numerose spedizione in Antartide per conto dell’INGV e che fa parte da circa nove anni del progetto Andrill, abbiamo chiesto qual è il contributo che la conoscenza dei climi del passato sta dando allo studio delle attuali variazioni climatiche: “Gli effetti del riscaldamento globale non hanno tardato a farsi sentire anche in questo continente remoto, ricordo che nell’ultima decade, due enormi piattaforme di ghiaccio si sono disintegrate in pochissimi giorni: nel 2002 il Larsen B con 570 km2 di estensione e nel 2008 la piattaforma di Wilkins con 3250 km2 di estensione. E’ difficile al momento prevedere se l’inizio di un futuro e brusco collasso dei ghiacci antartici avverrà tra un secolo oppure nel prossimo millennio, in dipendenza ai futuri livelli di gas serra in atmosfera. I dati ottenuti da Andrill costituiscono un tassello fondamentale per la conoscenza dei cambiamenti climatici e degli effetti del riscaldamento globale ai poli. Affiancati dall’enorme mole di dati e informazioni interdisciplinari acquisiti in questi decenni essi forniranno un contributo importante alla prossima valutazione dell’IPCC, la quinta dalla sua istituzione“.