INGV: sistemi informativi geografici (GIS) e osservazioni satellitari, un modello per osservare terremoti e vulcani

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La conoscenza delle faglie sismogenetiche (cioè generatrici di terremoti), unita alla capacità di elaborare programmi informatici che si basano su sistemi informativi geografici (GIS), ha permesso di descrivere i movimenti delle faglie con un grande dettaglio spaziale. Il risultato giunge al culmine di anni di studi effettuati da geofisici, geologi e ingegneri dell’INGV.

Recentemente questo sistema di modellizzazione dei movimenti delle faglie e il loro effetto di spostamento in superficie, è stato integrato con i dati rilevati dall’alto dell’orbita terrestre dai satelliti specializzati, come per ERS (European Remote Sensing), e si è potuto constatare l’eccezionale correlazione tra il dato osservato e il modello matematico che riproduce la struttura sismogenetica in profondità.

Quale utilità hanno questi studi per descrivere la pericolosità di una faglia e i suoi effetti sul territorio?
La domanda è rivolta a Fawzi Doumaz primo ricercatore INGV, membro di un più vasto gruppo di scienziati che si dedicano a questo studio.
Prima di tutto, dopo un sisma, misuriamo gli effetti della faglia. Questo ci permette di avere una visione areale che ci da la possibilità di valutare l’estensione dei danni. L’utilità è di misurare nello spazio, in maniera continua, gli spostamenti indotti dalla faglia al fine di produrre, grazie al GIS, mappe di spostamento“.

Per elaborare i modelli di movimento delle faglie ci si basa, oltre che sui dati ottenuti per mezzo dei satelliti, anche su quelli ricavati direttamente con strumenti di monitoraggio geofisico al suolo?
Si, usiamo anche i dati GPS di alta precisione perché in questo modo si effettua una verifica al suolo del dato misurato via satellite“.

Oltre allo studio delle faglie quali altre applicazioni di interesse sociale hanno i sistemi informatici GIS adottati dall’INGV?
I GIS sono sistemi informatici territoriali che servono a fare cartografia digitale. I GIS trasformano il dato in informazione fruibile tramite una mappa. Abbiamo sviluppato uno strumento in ambiente GIS, chiamato DIMOT. Esso è un’ interfaccia grafica che permette all’utente di introdurre parametri di una faglia per elaborare un modello sintetico degli effetti in superficie. Noi facciamo combaciare il risultato con i dati satellitari per risalire ai parametri geometrici della faglia responsabile ad un potenziale terremoto“.