#IoT.Week. Massimo Cavazzini: ‘Auto connessa, il meglio di internet sale a bordo’

di di Massimo Cavazzini (Blogger, appassionato di nuove tecnologie) |

Dalla sicurezza alle assicurazioni, dall’intrattenimento ai servizi d’informazione: ecco perché la Connected Car potrà dire la sua nel mare magnum dell’Internet delle Cose, andando a cambiare le abitudini di milioni di persone.

#IoT.week è lo Speciale Key4biz dedicato all’Internet of Things, in cinque puntate con interviste, case history, approfondimenti, dati, analisi e opinioni di esperti.
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Massimo Cavazzini

Anni di discussioni, progetti, strategie sull’auto connessa e nessun modello ancora vincente. Chi ci ha provato, è spesso rimasto scottato. Investimenti rilevanti, risultati poco soddisfacenti.

Colpa del settore automotive lento a reagire ai cambiamenti del mercato o carenza di interesse da parte dei clienti? Colpa delle tecnologie ancora costose o di una realizzazione spesso troppo lontana dal soddisfare le aspettative dei guidatori? Un mix di tutti i fattori, che ha frenato la crescita creando, allo stesso tempo, le condizioni per un incremento esponenziale e dirompente.

 

I segnali deboli non mancano. Se pensiamo all’anno in cui Internet a livello globale ha iniziato la propria corsa – il 1995 – e ai diciottenni che nel 2013 hanno sostenuto l’esame per la patente di guida, l’equazione è semplice: per la prima volta nella storia, nel 2014 abbiamo guidatori che non hanno mai conosciuto un mondo senza Internet. Se lo aspettano ovunque, anche in auto. Il digitale e la connected car come vitamina per un mondo che è passato a considerare l’auto da status symbol a mezzo di trasporto. Da ‘must have’ a elemento di mobilità, magari in forma di car sharing. Questi neopatentati considereranno l’acquisto di un’auto meno rispetto ai loro nonni, a maggior ragione se l’auto sarà disconnessa dal ‘loro’ mondo e dalle reti sociali iperconnesse cui sono abituati.

Un operatore mobile tedesco ha chiesto ai propri clienti se preferirebbero rimanere un mese senza smartphone o un mese senza auto. Ha vinto lo smartphone, con percentuali bulgare. Segno che la società sta profondamente cambiando e l’auto connessa può finalmente avere il proprio spazio all’interno dell’Internet delle Cose. La diffusione di smartphone e tablet ha creato l’abitudine all’utilizzo di servizi e connettività, ovunque e comunque. Persone sempre connesse, anche in auto. L’arrivo di reti sempre più veloci ha aperto le porte a nuovi servizi – basti pensare alla musica in streaming o al mobile video – che possono trovare nell’auto un ambiente favorevole. La spinta dell’Unione Europea a implementare l’eCall, la chiamata di emergenza che renderebbe connesse tutte le auto del Vecchio Continente aprendo le porte ai servizi più disparati. L’arrivo sul mercato dei primi wearable computer, da usare anche per realizzare il dialogo auto-guidatore, ad esempio abilitando il controllo remoto dell’auto dallo smartwatch. L’utilizzo esteso dell’elettronica all’interno degli autoveicoli, con il costo dei componenti elettronici che passerà dal 22% del 2000 al 40% del 2020 rispetto al costo dei componenti dell’intero veicolo, creando milioni di segnali da memorizzare, gestire, sfruttare per nuove opportunità commerciali.


Non sorprende dunque se dal 10% di auto connesse del 2010 si passerà al 70% del 2020, al 100% del 2025. L’auto connessa diventa realtà. Una goccia nel mare dei miliardi di oggetti connessi – 50 miliardi nel 2020, secondo Ericsson – ma una goccia rilevante per le opportunità commerciali che si presentano.

 

Connessa ma… per fare cosa? Sul fronte della sicurezza la già citata eCall farà risparmiare vite umane: l’auto che ha un incidente potrà comunicare direttamente e automaticamente all’operatore del servizio di emergenza la propria posizione, il numero di occupanti, dettagli sull’incidente. Grazie alla scatola telematica installata nei veicoli, sarà possibile risparmiare sui costi di assicurazione: la User Based Insurance analizzando i dati di guida permetterà di sottoscrivere polizze basate sul numero di chilometri percorsi ad esempio assicurando l’auto solo per i weekend o sullo stile di guida permettendo ai clienti prudenti di risparmiare. La diffusione di tecnologie di vehicle-to-vehicle (V2V) e vehicle-to-infrastructure (V2I) porterà al livello successivo l’esperienza sia sul fronte della sicurezza – l’auto che ha un incidente avvisa le auto in avvicinamento perché rallentino – e della comodità – avvisare il gestore del parcheggio che stiamo arrivando e pagarlo con un click dall’auto. I papà ansiosi potranno limitare il raggio di azione dell’auto tracciando sulla mappa il confine oltre al quale essere avvertiti (i figli sono avvisati…) o limitando la velocità automaticamente.  La navigazione connessa, con i dati in tempo reale, permetterà non solo di evitare il traffico e avere mappe e punti di interesse sempre aggiornati grazie al cloud ma soprattutto di diventare un supporto intelligente per il guidatore. Usate il navigatore satellitare sul percorso casa-ufficio che conoscete a memoria? Probabilmente oggi no. Con la connected car, la domanda sarà superflua perché il navigatore sarà intelligente e capirà quali sono le vostre abitudini, avvisandovi proattivamente sia di problemi lungo la rotta abituale sia di eventi interessanti nelle vicinanze. La sera avete visitato Groupon trovando interessante l’offerta di una palestra, il giorno seguente il navigatore vi avviserà che l’offerta di quel coupon è proprio dietro l’angolo. Se la riunione finisce in ritardo e non potete andare a prendere i bimbi, basterà inviare all’auto connessa di vostra moglie o dei nonni i dettagli e il navigatore automaticamente farà in modo che i bimbi non rimangano a scuola da soli. La spia dell’olio si accende? Un click per capire il problema, un click per cercare il meccanico, vedere la fascia oraria in cui è libero e prenotare, senza scendere dall’auto. Fa troppo caldo? Prima di uscire di casa un click per accendere l’aria condizionata e trovare l’abitacolo fresco.

 

Una mole di dati da gestire che apre le porte a nuove professionalità – il big data automotive analyst, ad esempio  – e nuove infrastrutture in grado di reagire in tempo quasi reale erogando servizi verso il cliente e verso l’azienda: progettare un componente sapendo esattamente qual è stato l’utilizzo o ricevere un alert di componente difettoso senza attendere mesi affinché l’informazione arrivi può aumentare drasticamente la qualità del veicolo, facendo risparmiare milioni di euro ogni anno.

 

Sul fronte del divertimento e dell’informazione, la sfida sarà più serrata. L’auto connessa permette di portare il meglio di Internet dentro l’auto e non a caso i due colossi Apple e Google stanno entrando in maniera convinta nell’automotive con CarPlay e Projection Mode, per sfruttare lo smartphone e dare al cliente continuità tra le applicazioni cui sono abituati fuori dall’auto e quelle alla guida. Spazzeranno via le interfacce automotive viste fino ad oggi, si affiancheranno a complemento o saranno a loro volta superate da nuove tecnologie? Lo smartphone sarà il cuore pulsante dell’infotainment o nuove e potenti radio si integreranno al meglio con cruscotti digitali, head-up display e centraline elettroniche del veicolo?

 

Più domande che risposte, è evidente. I segnali, deboli e forti, ci sono. L’Internet delle cose è un treno ormai lanciato. Le opportunità che possono nascere iniziano a concretizzarsi. Ecco perché la Connected Car potrà dire la sua nel mare magnum dell’Internet delle Cose, andando a cambiare le abitudini di milioni di persone per portarle da A verso B, stavolta connesse. Una missione possibile in cui ognuno dovrà fare la propria parte: case automobiliste, operatori mobili, fornitori di tecnologia, pubbliche amministrazioni, clienti.