Questioni urbane

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Caratteri e problemi della città contemporanea

REPORT

Di Università di Milano-Bicocca

Pubblicato: novembre 2013

Pagine: 208

Prezzo: 13,00

 

Nello studio “Questioni urbane. Caratteri e problemi della città contemporanea” (Mulino editore), sono presentati gli esiti di un lavoro di ricerca interdisciplinare, sostenuto dall’Unione europea, su progetti e programmi di carattere innovativo, messi in atto da soggetti diversi – pubblici, privati e del terzo settore – per combattere l’emarginazione e promuovere una piena inclusione sociale, anche dei gruppi più deboli, nelle città europee.

 

È il caso di “Singocom (Social Innovation, Governance and Community Building) e di “Katarsis: Growing Inequality and Social Innovation, i titoli dei due progetti correlati di ricerca sociologico-urbanistica che presentano in questo volume i loro risultati. Due ricerche durate complessivamente sette anni e finanziate con fondi europei del V e VI programma quadro.

 

I gruppi di ricercatori diretti dai due curatori dell’Università di Milano-Bicocca, Serena Vicari Haddock, sociologa urbana, e Frank Moulaert, pianificatore, hanno indagato gli effetti concreti dei programmi di rigenerazione e ristrutturazione urbana attuati nelle città europee nel corso degli ultimi vent’anni, periodo in cui l’Unione Europea ha entusiasticamente lanciato azioni come Urban o il programma “Città europee della cultura“, giudicati generalmente in modo molto positivo.

 

Seguendo una rigida impostazione metodologica, sono chiariti fin dall’inizio i presupposti della ricerca, a partire dall’angolazione adottata in merito all’espressione “rigenerazione urbana”: “un concetto da rigenerare”, come recita il titolo del primo capitolo, radicato in quelle pratiche politiche neoliberali che progressivamente si sono imposte anche nel linguaggio della cultura moderna (basti pensare a tutta la serie di ri-definizioni politicamente corrette come “missione di pace” o “cambiamento climatico”). I profondi significati sociali di inclusione e partecipazione che la rigenerazione urbana ha saputo inizialmente veicolare sono stati, nel tempo, deformati o oscurati a favore quasi esclusivo di un significato connesso alla crescita economica.

 

Lo studio di Serena Vicari Haddock e Frank Moulaert si presenta come una buona occasione per fare il punto sul dibattito in corso da anni, nato al di là dell’Atlantico nella seconda parte del Novecento e tradotto in Europa in termini e pratiche molto simili a quelle originarie, nonostante la differenza di contesti e di temporalità, a partire dalla convinzione ingenua che la rigenerazione urbana, specialmente delle zone centrali delle città, possa definirsi automaticamente come progresso sociale, inclusivo e positivo per tutti. Specialmente per le classi povere.

 

 Lo studio decreta il sostanziale fallimento delle politiche di rigenerazione urbana fin qui attuate: “Rigenerare significa far rinascere a nuova vita, rigenerare la città significa ripristinare la sua urbanità, cioè quella qualità della vita urbana e quelle relazioni sociali che definiscono la città in quanto entità fisica e sociale coesa e richiedono di essere ricostituite, poiché sono oggi logorate o impoverite“. A fronte di tutto ciò, alcuni spiragli positivi sono individuati nei sedici progetti presi in considerazione dalle ricerche: si tratta di progetti realizzati da enti e associazioni (in particolare di volontariato) nelle città di Vienna, Berlino, Lille, Cardiff, Newcastle, Anversa, Roubaix, Bruxelles, Milano e Napoli. Qui si trovano, a ben guardare, alcune pratiche che possono essere prese a modello da altre amministrazioni. Pratiche che cercano di muoversi a partire dai bisogni delle persone svantaggiate e dalla difesa dei diritti di cittadinanza sociale.