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User-generated online video

REPORT

Di Screen Digest

Pubblicato a Gennaio 2007

Pagine 42


Copertura Europa

Prezzo 1200

Il consumo dei contenuti video online ‘user generated’ (UGOV) è letteralmente esploso nel corso del 2006, ma i ricavi sono stati inferiori alle aspettative. Che la luna di miele degli UGC sia già terminata?

Certo che no, basti pensare che a chiusura dello scorso anno la produzione di tali contenuti a sfiorato il 74% dell’intero mercato video statunitense, sul cui marketplace il rapporto Screen Digest fa particolare riferimento, in quanto caso esemplare per un business dalle incredibili potenzialità come quello in oggetto, che oggi produce in Usa profitti pari a circa 200 mln di dollari. Entro il 2010, più della metà dei contenuti video fruiti in Rete sarà di tipo UG, andando a produrre qualcosa come 44 miliardi di videostream. E tuttavia, i ricavi corrispondenti continuano ad attestarsi su medie non superiori al 15% del totale.

Come prevedibile, per invertire questo trend il rapporto individua nella pubblicità il potenziale strumento di crescita economica, fonte di ricavo a breve termine per i siti UGOV, che secondo le previsioni, da qui al 2010 dovrebbero beneficiare 900 mln di dollari. La chiave sta nel trovare il giusto modello di business finanziariamente sostenibile, a fronte dei cinque attualmente in uso: advertising, content licensing, technology licensing, d-commerce (vendita/ noleggio di contenuti digitali come film premium e contenuti Tv), abbonamenti.

Commenta Arash Amel, autore del rapporto: “Finora, nessuno ha trovato il modo di capitalizzare l’enorme afflusso di utenza per questi siti. L’UGOV guiderà il consumo dei contenuti internet nel prossimo futuro, ma nonostante questa immensa popolarità i player non hanno ancora individuato il modo di trarne ricavi significativi. Sarà davvero interessante vedere chi riuscirà a monetizzare i video online user generated, e sopratutto in che modo riuscirà a farlo”.
“I siti UGOV devono diversificarsi per sopravvivere. Dinanzi a colossi come YouTube (Google) e MySpace Video (News Corporation), i siti più piccoli devono necessariamente studiare modelli specifici e far emergere offerte e strategie alternative, compresi l’editing online, le sinergie con i content producers ed i servizi ibridi premium e user generated content.”

Se le potenzialità di questo business soddisferanno le attese, presto assisteremo anche all’ingresso di importanti player, sulla scia di colossi ‘new entrant’ come Sony, Time Warner, Yahoo! e Microsoft che apriranno le porte di questo mercato anche all’Europa, un bacino ancora giovane ma già molto promettente.

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