Slaveryfootprint.org

di Flavio Fabbri |

RECENSITI


Slaveryfootprint.org

Un’applicazione intelligente per comprendere visivamente quanto il nostro stile di vita impatta sulla società e la sua organizzazione economica. Spesso si sente parlare di neoschiavismo, di nuove schiavitù legate alla globalizzazione e allo sfruttamento selvaggio, ma difficilmente ci si rende conto, sul proprio corpo, quanto ogni nostra decisione d’acquisto ha un peso nelle vicende di milioni e milioni di persone in tutto il mondo.

 

Grazie alla piattaforma web messa su da Slavery Footprint, www.slaveryfootprint.org,  è possibile conoscere quanti ‘schiavi’ del XXI secolo lavorano per noi ogni giorno.

 

Gran parte dei prodotti che compriamo quotidianamente al supermercato o all’alimentari sotto casa (arredamento, abbigliamento e accessori, sport, casalinghi, igiene personale, smart device, alimentazione e molto altro) sono ormai fabbricati in Paesi da noi molto lontani, dove spesso sono impiegati bambini, per salari bassissimi, e non esistono tutele e diritti per i lavoratori.

 

Per fare solo qualche piccolo esempio: le nostre magliette sono impacchettate dai bambini dell’Uzbekistan, gli smartphone che compriamo contengono Coltan, minerale estratto in Congo da lavoratori sottoposti a turni massacranti e pagati una miseria, mentre il caffè che beviamo viene dalle piantagioni di schiavi in Costa d’Avorio.

 

Nessuno si rende conto, fino in fondo, dell’esistenza di questo meccanismo perverso e Slavery Footprint ce lo vuole ricordare e ce lo mostra attraverso il sito web e l’applicazione. Si tratta di rispondere a delle domande, attraverso un percorso ‘survey’ graficamente accattivante, rapido e anche simpatico, facile da eseguire e che si fa in pochi minuti.

 

In base alle risposte, il sistema notifica il numero di schiavi che hanno lavorato per noi e per mantenere alto il nostro stile di vita. Nel mondo sono circa 30 milioni i neoschiavi, di ogni età, che lavora quotidianamente per il nostro benessere (stime Slavery Footprint). I Paesi con il maggior numero di lavoratori sfruttati sono la Cina, l’India, l’Indonesia e diversi Stati africani.

 

Il sito web per effettuare il test è nato nel 2011 e sono stati milioni gli utenti che lo hanno visitato da 200 Paesi di tutto il mondo. L’associazione ha sede a Oakland, in California, e ha ricevuto il sostegno del Dipartimento di Stato americano, per l’impegno concreto a favore dei più deboli e l’alto valore etico dell’iniziativa.

 

Il sito si compone anche di un blog, www.madeinafreeworld.com, e di un’applicazione mobile da scaricare sui nostri smartphone con OS Android e iOS.

 

La schiavitù esiste e per combatterla basta comprare etico, consumare criticamente e fare pressioni sui nostri Governi affinché intervengano in maniera concreta contro questa insostenibile piaga dell’umanità.

 

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Legenda: @ sufficiente; @@ buono; @@@ ottimo