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In Francia manca un politica complessiva per il digitale, non soltanto verso la tv digitale terrestre, il cui lancio &#232 in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. I legislatori guardano soprattutto a nuovi canali free to air, mentre gli operatori non sono interessati alla DTT come piattaforma interattiva.


Il modello francese &#232 quello pi&#249 ¿market driven¿ tra i Paesi della UE. La normativa &#232 neutrale per quanto concerne la distribuzione della DTT e ogni operatore, a prescindere dalle relazioni verticali con i distributori via cavo e satellite, pu&#242 chiedere la licenza. Da un lato, questo approccio minimizza l¿esposizione degli operatori, ma aumenta i rischi di insuccesso.

L¿espansione del digitale guidata dalla Pay TV lascia prevedere che lo switch over completo sar&#224 molto difficile nel breve e medio periodo. Tuttavia, una reale espansione della DTT non pu&#242 basarsi sulla televisione a pagamento. &#200 necessaria una volont&#224 politica e una forte domanda di mercato affinch&#233 il processo possa essere concluso.La volont&#224 di far entrare nuovi canali free to air nella DTT pu&#242 essere un passo importante, ma insufficiente se non vengono messi in commercio decoder economici.

I canali pay tv, che gi&#224 controllano la piattaforma Direct to home, puntano alla concentrazione. Canal+ e TPS potrebbero trovare una forma di accordo – dalla fusione alla joint venture ad accordi distributivi – che di fatto creerebbe delle barriere notevoli ai nuovi entranti. Ma questi operatori minacciano di boicottare il processo, nel caso in cui il CSA utilizzasse le clausole antitrust. Ci&#242 pone seri limiti all¿espansione della DTT da parte degli altri operatori.

Sul fronte del free to air le cose non vanno meglio. Mancano le condizioni che creino un ambiente attraente, diversificato e conveniente per chi non desidera la Pay TV. Non ci sono incentivi per la vendita o l¿affitto di ricevitori a basso costo, n&#233 tanto meno le prevedono gli operatori, n&#233 sussidi a chi utilizza le frequenze per ridurre il tempo di switch over/turn off.

La prova di un contesto non favorevole alla DTT viene dall¿audizione tenutasi presso il CSA il 1° luglio 2002, trasformatasi in un¿occasione di dibattito pubblico. Opinioni divise tra chi chiede l¿abolizione tout court della DTT, i cui investimenti iniziali vengono percepiti come troppo onerosi; chi la revisione dell¿equilibrio tra free to air e Pay TV ¿ quindici canali ciascuno, come ipotizzato dal CSA¿ e chi, invece, auspica che l¿introduzione della DTT possa finalmente garantire il pluralismo e la libert&#224 della comunicazione e la crescita del settore televisivo.

TF1, M6, Canal Plus ¿ peraltro gi&#224 assegnatari di spazi sulla nuova piattaforma – e alcuni produttori televisivi, hanno chiesto la sospensione del processo di attribuzione di nuove licenze per la DTT, auspicando una verifica dell¿economicit&#224 del passaggio al digitale e dello stato di salute del comparto audiovisivo francese.

L¿assenza di una data per lo spegnimento dell¿analogico e di un interesse a fissarla &#232 un ulteriore limite. Questa lacuna ha effetti negativi sulla visibilit&#224 del DTT e sul suo sviluppo nel prossimo futuro.


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Mercato e Operatori

Free to air

In termini quantitativi, la Francia ha la peggiore offerta di programmazione free to air europea. Non ci sono canali commerciali di una certa levatura, n&#233 a livello nazionale n&#233 regionale, malgrado la presenza di quattro canali nazionali pubblici (France 2, France 3, Arte & La Cinqui&#232me) e di due canali commerciali generalisti (TF1 and M6).

TF1 domina lo share con oltre il 34 per cento e raccoglie quasi il 50 per cento delle risorse pubblicitarie.

L¿avvento della DTT, in assenza di un congruo sviluppo della televisione via cavo (che raccoglie solo l¿8 per cento di share), &#232 visto da molti come la soluzione che potrebbe rompere le rendite oligopolistiche del terzetto M6, TF1 e France Telecom.

La Francia, contrariamente a Paesi come Italia, Spagna e Germania, non ha mai creato un ambiente favorevole allo sviluppo delle televisioni locali. I motivi sono: il fallimento della rete via cavo negli anni ¿80, l¿impossibilit&#224 per le reti televisive locali di accedere al mercato pubblicitario, una gestione conservativa delle frequenze terrestri. I legislatori francesi si aspettano, quindi, dalla DTT il rilancio dal nulla della televisione locale.

Pay TV

Le pay tv principali sul mercato francese sono Canal+ e TPS.

Canal+ &#232 stato il primo canale premium a essere lanciato in Europa nel 1984. Il Gruppo Canal+ ha lanciato una piattaforma analogica DTH europea nei primi anni ¿90 e la prima in digitale, con Canal Satellite, nel 1996. Canal+ dichiara 4,9 milioni di abbonati e Canal Satellite 1,9 milioni, anche se molti clienti sono condivisi.

TPS &#232 nata nel 1997 dall¿alleanza tra le emittenti TF1, M6, Suez, France T&#233l&#233vision e France T&#233l&#233com). Attualmente TF1 controlla il 50% delle quote.

I consumatori francesi beneficiano da anni di una competizione sfrenata, che ha portato un francese su tre ad abbonarsi alla pay tv, 3,5 milioni a quella digitale.

Satellite

La tv satellite direct to home &#232 praticamente tutta a pagamento in Francia. La ricezione DTH free to air si applica soltanto per le zona d¿ombra nella copertura terrestre e alle minoranze etnico linguistiche, ovvero meno dell¿1 per cento delle abitazioni. Tuttavia, la maggior parte delle abitazioni utilizza entrambi i sistemi di ricezione: terrestre per i canali nazionali e DTH.

La Francia si segnala per le restrizioni sulle antenne satellitari e di dispute legali legate alla loro installazione.

Secondo Strategy Analysis, le case raggiunte dal DTH digitale potrebbero raggiungere i 3,5 milioni per la fine del 2001.

Cavo

Il ¿Plan C&#226ble¿ lanciato verso la met&#224 degli anni ¿80 &#232 stato un fallimento totale, da cui deriva la scarsa copertura del cavo nel Paese e l¿assenza di un panorama multi-channel.

Alla met&#224 del 2001 c¿erano 8,5 milioni di abitazioni cablate (¿prises commercialisables¿), 11,4 milioni di clienti potenziali (¿prises &#224 terme¿), 3,2 milioni di abbonati ¿all services¿ (TV e/o Internet e/o telefono), 3,1 milioni di abbonati alla sola televisione, di cui 570.000 alla tv digitale. Gli abbonamenti crescono a un tasso del 10 per cento l¿anno.

Tre operatori detengono quasi il 25 per cento del mercato. Sono Noos, controllata da Suez, forte nell¿area di Parigi; France T&#233l&#233com C&#226ble, di France T&#233l&#233com; NC Num&#233ric&#226ble, controllata da Canal+. I nuovi entranti stranieri NTL e UPC si dividono il resto della torta e sono i pi&#249 dinamici sul mercato.

Noos e UPC, a differenza degli altri operatori che mantengono una posizione pi&#249 defilata, stanno investendo nella banda larga per attuare una strategia ¿triple play¿. UPC ha investito 150 milioni di euro nel 2001 per aggiornare la propria rete.

Gli operatori via cavo cercano di contrattare nuove condizioni di accesso con i fornitori di contenuti. L¿idea &#232 quella di far pagare in base alla larghezza della banda utilizzata, oltre a una tariffa flat per il trasporto dei contenuti. Ma l¿associazione francese dei canali cabsat &#232 contraria.

Tutti gli operatori vendono programmi digitali all¿interno dei loro network. Anche se non ci sono cifre ufficiali, la digitalizzazione delle reti via cavo &#232 in stato avanzato. L¿AFORM si attende il completamento entro il 2004, ma &#232 molto probabile che i network pi&#249 piccoli non riescano a digitalizzarsi.

Le televisioni digitali non sottoscrivono pi&#249 contratti in analogico, anche se quelli pregressi sono ancora attivi. Circa un terzo degli abbonati al cavo riceve ancora la tv analogica.

Lo scenario complessivo &#232 quindi controverso. La digitalizzazione della rete e l¿avvento della DTT avverr&#224 in maniera graduale e sulla spinta del mercato. Il ¿turn off¿ analogico non interessa molto gli operatori e tutto il processo avverr&#224 in maniera graduale, a partire dalle reti locali minori.

Terrestre

Sei canali a copertura nazionale trasmettono in analogico: cinque free to air e una pay tv (Canal+).

La rete principale, composta da 110 ripetitori con l¿80 per cento di copertura, e la maggior parte di quella secondaria (4700 ripetitori, 99 per cento di copertura) era di propriet&#224 di T&#233l&#233vision de France (TDF), una controllata di France T&#233l&#233com (al 60% dello Stato).

Il 29 luglio 2002, France Telecom ha completato la vendita di TDF a un consorzio formato da Charterhouse Development, CDC Ixis e Caisse des Depots, per un ammontare di 1,9 miliardi di euro. FT manterr&#224 comunque una quota del 36 per cento in TDF.

TDF riscuote per le trasmissioni, dalle emittenti, circa 50 milioni di euro l¿anno.

&#200 stato disegnato un quadro normativo per la DTT, in base alle proposte del CSA. Le trasmissioni dovrebbero iniziare nella met&#224 del 2003.

Il numero di ripetitori necessari a coprire tutta la popolazione francese con il digitale &#232 esponenziale: 120 siti per il 75 per cento, 200 siti per l¿85 per cento e 1.000 per il 90 per cento.

Quadro normativo

Il Conseil Sup&#233rieur de l”Audiovisuel (CSA), &#232 un¿autorit&#224 indipendente creata con la legge del 17 gennaio 1989.

Il CSA :

nomina i presidenti e i membri del CdA delle emittenti radio tv pubbliche

effettua studi e rilascia pareri, pu&#242 essere consultato dall¿antitrust;

regola l¿allocazione delle frequenze, il settore via cavo, la produzione televisiva;

● gestisce e alloca le frequenze terrestri, incluso la DTT, RDS e DAB;

rilascia le licenze per la trasmissione terrestre radio FM e le televisioni private, attraverso un beauty contest. Le licenze hanno una durata di cinque anni rinnovabili una volta, senza asta;

● rilascia le licenze via cavo. Le licenze durano un massimo di 30 anni. Tutte le modifiche alle offerte di programmi devono essere autorizzata dal CSA. Sono stabilite delle regole specifiche per la pubblicit&#224, la sponsorizzazione, la produzione e sponsorizzazione di film e produzioni televisive. I canali stranieri che vogliono trasmettere sulla rete via cavo francese devono registrarsi al CSA;

● vigila su pluralismo e veridicit&#224 dell¿informazione, contributi delle emittenti alla produzione cinematografica, protezione dei minori, pubblicit&#224, promozione delle lingua francese, competizione e fusioni;

pu&#242 imporre sanzioni amministrative in caso di violazioni delle norme.

L¿Agence Nationale des Fr&#233quences (ANFR) gestisce lo spettro delle frequenze sotto il controllo del ministero dell¿Economia. L¿organismo rappresenta gli interessi francesi nelle istituzioni internazionali di settore.

Le emittenti non pagano per l¿utilizzo delle frequenze, in compenso devono investire nella produzione e sottostare a obblighi di programmazione.

La legge vigente in materia di DTT &#232 quella dell¿agosto 2000. I punti salienti del provvedimento sono:

previsione di 6 multiplex e 33 canali;

8 canali pubblici hanno la priorit&#224 nell¿assegnazione delle frequenze: France 2, France 3, Arte, La Cinqui&#232me, La Cha&#238ne Parlementaire, i canali di France Television e alcuni canali regionali;

3 slot sono riservati a canali commerciali locali o regionali;

22 slot per canali nazionali commerciali (di cui 3 agli operatori esistenti)

non &#232 definita la ripartizione tra canali FTA e Pay TV, anche se era stato indicato dal CSA un rapporto paritario.

La legge definisce due categorie di licenze:

Content Provider (¿&#233diteurs de service¿), cui viene assegnata una licenza individuale e uno slot in un multiplex;

Network Provider (¿distributeurs de service¿), liberamente scelto dalle emittenti.

Un terzo soggetto &#232 il distributore commerciale di servizi Pay TV. Il CSA interverr&#224 per garantire l¿indipendenza delle emittenti e l¿assenza di comportamenti discriminatori.

I detentori di licenze analogiche potranno trasmettere in simulcast e chiedere sino a 4 licenze digitali; un nuovo decreto determiner&#224 gli obblighi di finanziamento e di programmazione delle emittenti, come avviene per l¿analogico. Presumibilmente i vincoli saranno minori date le caratteristiche dei canali digitali.

Le licenze dureranno 10 anni, senza nessun pagamento per l¿uso dello spettro. La selezione avverr&#224 con un beauty contest gestito dal CSA.
I criteri di selezione sono:

attrattiva: al fine di contribuire allo sviluppo del digitale, il servizio deve essere in grado di attrarre e servire un pubblico vasto. I servizi free to air sono considerati prioritari, con particolare attenzione al pluralismo informativo;

competitivit&#224: l¿obiettivo del CSA &#232 quello di creare un mercato competitivo e aperto, incoraggiare i nuovi entranti e fare in modo che le relazioni tra emittenti e distributori siano non discriminatorie, giuste e ragionevoli.

esperienza e competenza dei contendenti e consistenza del business plan;

impegno nel finanziamento e nella programmazione. I contendenti dovranno rispettare i vincoli e saranno premiati per ulteriori sforzi aggiuntivi.

per i canali Pay TV, rilevanza e consistenza dei piani commerciali e degli schemi distributivi.

Politiche

Con la DTT, il governo francese intende sopperire alla mancanza di canali free to air nel panorama televisivo nazionale, in modo da aumentare la scelta dei consumatori e il pluralismo dell¿informazione.

TF1 e M6 stanno facendo azione di lobby per convincere i legislatori che i nuovi canali FTA non saranno sostenibili e disturberanno il mercato pubblicitario.

Le norme emanate hanno creato un sistema bilanciato tra canali FTA e Pay TV. La prossima liberalizzazione del mercato pubblicitario dovrebbe facilitare l¿ingresso di nuovi entranti.

Il secondo obiettivo ufficiale della normativa francese &#232 quello di creare nuove opportunit&#224 per le emittenti locali.

Lo spegnimento dell¿analogico non &#232 invece uno degli obiettivi della legge. Soltanto dopo tre anni dall¿entrata in vigore della legge dell¿agosto 2000 e in base allo sviluppo della DTT saranno prese decisioni in merito.

La ri-allocazione delle frequenze non &#232 contemplata.

Consulta: LE FONTI

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