Profeti della software culture: Joyce, Rilke, Calvino

di di Agata Piromallo Gambardella |

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Profeti della software culture

Franco Angeli Editore

Pubblicato: 29 maggio 2013

Pagine: 96

ISBN: 9788820432775

Prezzo 15,00

 

La cultura del software sta riplasmando profondamente gli aspetti materiali e immateriali dell’ambiente in cui abbiamo vissuto fino a meno di vent’anni fa. Davanti alla faglia che si è aperta nello scenario della modernità e al sotterraneo movimento tellurico che ha scosso le basi del nostro oikos sorge la domanda se nel secolo appena trascorso ci sia stato qualche lampo profetico che annunciasse le sfide conoscitive che ci attendevano al varco.

 

A ben riflettere, ci si accorge che i concetti-chiave con cui oggi siamo chiamati a confrontarci – disintegrazione dell’ordine del discorso, dominio della cultura digitale, sconfinamento dello spazio nel tempo e viceversa – sono già presenti in alcuni momenti alti dell’esperienza letteraria novecentesca, rappresentati dalle opere di autori come Joyce, Rilke e Calvino.

Joyce, già nell’Ulisse, spezza la parola fino al limite del dicibile, per cui la partecipazione del lettore è legata in prevalenza alla sua capacità d’immersione totale nel testo. Rilke, nelle Elegie duinesi, porta l’uomo a misurarsi con l’Angelo attraverso l’immaterialità della parola poetica. Calvino, infine, pone Le città invisibili in un’alterazione continua delle coordinate spazio-temporali in cui la posta in gioco è il gioco stesso.

 

Lo sguardo privilegiato sulla letteratura è dovuto al fatto che essa si configura come lo spazio in cui si originano nuovi mondi, inedite relazioni tra gli uomini, squarci anticipatori del futuro. È la scrittura che apre la porta al possibile e quindi al virtuale. E nell’attuale software culture è il virtuale che impone la sua logica e la sua legge sulla “pesantezza” del reale, rendendolo sempre più permeabile agli esiti imprevisti delle nuove forme di scrittura.

(Nota a cura dell’editore)

 

Agata Piromallo Gambardella, è professore ordinario di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa presso l’Università degli Studi di Salerno, dove ha promosso e diretto l’Osservatorio “Violenza Media Minori”, e insegna la stessa disciplina presso l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. I suoi studi e le sue ricerche si sono mossi in prevalenza nella direzione di un approfondimento teorico degli aspetti sociologici sottesi alle dinamiche culturali e comunicative. Tra le pubblicazioni più recenti: Le sfide della comunicazione (Laterza, 2001), Violenza e subculture dei minori nel meridione (con G. Paci e D. Salzano, Angeli, 2004), Violenza e società mediatica (Carocci, 2004), La comunicazione fra incanto e disincanto (Angeli, 2009).

 

Flavio Fabbri