BIBLIOTECH
 Aliberti Editore
 Pubblicato: 2009
 Pagine: 284
 ISBN: 9788874245284
 Prezzo:  16,00
  
 Santoro l’irriducibile. Santoro l’arruffapopolo. Il rompiscatole. Santoro chi?  Già. Chi è davvero Michele Santoro? Comunque la pensiate, come direbbe  lui, è il protagonista assoluto del giornalismo televisivo italiano degli ultimi  vent’anni; colui che più di ogni altro ha innovato la comunicazione  giornalistica e politica del nostro Paese.
 Questa prima biografia completa prende le mosse dagli anni Settanta, quando  Santoro si divideva fra la politica militante e il giornalismo.
Gli inizi da leader studentesco, il carisma del trascinatore, l’indole polemica e insofferente che già si manifesta contro qualunque estabilishment, anche quello della propria parte. L’esperienza da giornalista, che lo vede redattore e direttore della «Voce della Campania» e collaboratore del «Mattino», dell’«Unità» e di «Rinascita».
 Poi il trasferimento a Roma: Santoro entra in Rai, dove scrive  sceneggiati radiofonici di successo e s’impegna nel sindacato alle dipendenze  del Tg3, da una cui costola nel 1987 nasce Samarcanda.
 La progressiva straordinaria affermazione della trasmissione, con ascolti  vertiginosi nei primi anni Novanta, lo fa diventare una star televisiva di prima  grandezza. Ma infinite e continue sono le questioni che nascono dalle sue  performance. A lui si devono l’invenzione della “piazza” e la scoperta della  “gente”, e la caratteristica conduzione in piedi.
 All’ordine del giorno, dopo ogni puntata, scoppiano violentissime le reazioni  dei politici e seguono le bacchettate della critica, anche di quella di  sinistra. L’impegno in prima linea contro la mafia lo colloca nel mirino della  criminalità organizzata.
Nascono il sodalizio con Costanzo e le “staffette televisive”: di nuovo furiose polemiche, soprattutto da parte di esponenti della classe politica siciliana. Quindi la nascita di nuovi format come Il Rosso e il nero e Tempo Reale; l’uscita dalla Rai e il tempestoso passaggio a Mediaset, i tre anni alla Fininvest con Moby Dick non baciati dagli ascolti di prima; il ritorno nell’azienda pubblica con Circus, Il raggio verde, Sciuscià, prima dell'”editto di Sofia”, il noto pronunciamento di Silvio Berlusconi che lo mette alla porta insieme a Enzo Biagi e Daniele Luttazzi.
Qui comincia forse il periodo più difficile della biografia professionale santoriana, con l’astinenza dal video e l’impegno per la libera informazione nel proprio Paese, poi al Parlamento europeo. Fino al ritorno in tv. La volontà di ripartire da zero. Anzi, da Annozero. Di nuovo audience da capogiro come ai tempi di Samarcanda.
 È storia di oggi. E c’è da giurare che il “tribuno Santoro”, rafforzato dai  silenzi dell’opposizione, dai conformismi dell’informazione, dell’arroganza del  potere, non ha certo finito di far discutere, stupire, infuriare, pensare.
 (Dalla quarta di copertina)
 Giandomenico Crapis (Lamezia Terme, 1955), medico, si occupa di storia  della tv e della cultura di massa. Ha pubblicato nel 1999 La parola  imprevista sulla nascita della tv in Italia, con prefazione di Alberto  Abruzzese (Edizioni Lavoro), nel 2002 Il frigorifero del cervello: il Pci  e la tv da “Lascia o raddoppi” alla battaglia contro gli spot (Editori  Riuniti), nel 2006 Politica e televisione negli anni ’90 (Meltemi). Ha  collaborato con «Gulliver» e con i quotidiani «Il Manifesto» e «L’Unità».