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 Franco Angeli Editore
 Pubblicato: gennaio 2010
 Pagine: 112
 ISBN: 9788856815542
 Prezzo:  14,00
Nella storia del cinema, le pellicole a colori e quelle in bianco e nero sono state usate per esprimere significati diversi. Inizialmente il colore era riservato al genere fantastico o al musical, mentre il bianco e nero era considerato più adatto a rappresentare la realtà del quotidiano.
Oggi la maggior parte dei film è a colori e si ricorre al bianco e nero per evocare un periodo storico, per sottolineare un tono espressivo della pellicola o di un suo momento, talvolta quasi soltanto per permettere al colore di irrompere nella scena segnando caratteri, appartenenze, tensioni. Il colore ha assunto ormai un ruolo tanto importante nella narrazione cinematografica da essere protagonista anche quando è assente. Spettri differenti vengono vissuti dallo spettatore come egualmente “realistici”, così ora è il gioco dei contrasti, la saturazione, la quantità e la qualità della luce, che divengono portanti, assieme al colore, nel racconto filmico e nella definizione del ritmo narrativo.
Ma come si esprime questo racconto nell’esperienza di chi quei colori, quella luce, quei contrasti non riesce a percepire appieno o per nulla? È ancora possibile per uno spettatore non vedente o ipovedente o acromata essere partecipe della rappresentazione filmica? È possibile recuperare parte delle informazioni perse o travisate dalle disabilità arricchendo la visione di altre stimolazioni e trasformandola in un’esperienza percettiva plurisensoriale?
 E ancora, è possibile utilizzare gli strumenti della luce e del colore in modo  da mantenere il loro ruolo simbolico e iconografico oltreché espressivo, in una  costruzione narrativa ugualmente significativa tanto per i normovedenti che per  i disabili della vista?
 Questo libro nasce con l’intento di considerare la disabilità un punto di  partenza per nuove riflessioni, per nuovi modi di intendere la comunicazione, la  socialità e la formazione. Nasce con l’intento di sollevare interrogativi e di  suscitare risposte ancora inesplorate.
(Dalla quarta di copertina)
 Anna Poli, ricercatrice, insegna Cinema e arti visive e Nuove tecnologie  visuali presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli  Studi di Milano-Bicocca. Laureata in Architettura, è dottore di ricerca in  Bioingegneria, e si occupa di cultura tecnologica e dell’utilizzo delle  tecnologie digitali in ambito formativo, in particolare sul ruolo della  cinematografia come strumento didattico.
  



 
  
  
  
  
  
  
 