Dilettanti.com

di di Andrew Keen |

Come la rivoluzione del Web 2.0 sta uccidendo la nostro cultura e distruggendo la nostra economia

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Dilettanti.com

De Agostini Editore
Pubblicato: aprile 2009
Pagine: 288
ISBN: 8841857633
Prezzo: 15,00

La rivoluzione del Web 2.0 ha promesso di diffondere a un numero sempre più ampio di persone una sempre più ampia conoscenza, ma in ogni momento ci si interroga sull’affidabilità, l’accuratezza e la verità delle informazioni che troviamo in rete.

 

Allo stesso tempo le nostre più preziose istituzioni culturali – quotidiani, riviste, il mondo della musica e del cinema – sono minacciate da una valanga di contenuti amatoriali gratuiti generati dagli utenti. Se siamo tutti dilettanti, non ci sono più esperti. Wikipedia incontra MySpace che incontra YouTube: la democratizzazione dei mezzi di comunicazione sta indebolendo e minimizzando competenza, esperienza e talento. La cultura del “copia-incolla” del Web 2.0 sta formando una generazione di intellettuali cleptomaniaci, che pensa si possano esprimere le proprie opinioni grazie all’abilità di tagliare e incollare a piacimento.

 

Il diritto d’autore viene minacciato e la proprietà intellettuale è liberamente scambiata, scaricata e remixata, artisti, scrittori, giornalisti, musicisti, redattori e produttori sono derubati del frutto del proprio lavoro creativo. Le reti televisive subiscono l’attacco della programmazione autoprodotta di YouTube; il file-sharing e la pirateria digitale hanno devastato l’industria multimiliardaria della musica e ora minacciano di distruggere anche quella del cinema. In meglio o in peggio i media democratizzati del Web 2.0 stanno rimodellando il nostro panorama intellettuale, politico e commerciale.
(Dalla quarta di copertina)

Andrew Keen, è imprenditore della Silicon Valley, esperto e studioso di Internet. Ha lavorato per diverse aziende tra cui Pulse 3D, SLO Media, Santa Cruz Networks, Jazziz Digital, Pure Depth e AfterTV, da lui fondata nel 2005. E’ autore di diversi articoli e pubblicazioni sempre con il web come oggetto, di cui “The Cult of the Amateur” è una delle più famose.
 

Flavio Fabbri