Un’Amministrazione che pensa

di di Angelo De Vivo e di di Angelo De Vivo |

Fare comunicazione e informazione istituzionale

BIBLIOTECH


Un'Amministrazione che pensa

Lupetti Editore, Milano 2005
Pagine 372
ISBN 88-8391-120-2
Prezzo 18.00

 

Questo volume nasce da una scommessa dietro cui non c’è un azzardo ma un’idea: un’idea di amministrazione pubblica consapevole, strategicamente orientata al miglioramento e all’innovazione: un’amministrazione che pensa.

 

La legge 150/2000 ha rappresentato una svolta profonda soprattutto in campo culturale, aprendo la strada a una cultura della comunicazione nella pubblica amministrazione che, come in una giungla, ha fatto per anni fatica a trovare il sentiero giusto verso l’obiettivo finale: allargare i diritti di cittadinanza, di trasparenza, di buona amministrazione. Giunta al culmine di un processo di cambiamento che ha interessato la pubblica amministrazione nell’ultimo scorcio del secolo scorso, la nascita della comunicazione pubblica ne è forse l’evento più significativo. Confermare, più che il diritto, il dovere dell’amministrazione pubblica alla comunicazione e all’informazione è un passo deciso verso la realizzazione piena del dettato costituzionale dell’imparzialità e del buon andamento.

 

Esistono molti libri sulla comunicazione pubblica: scritti da accademici sotto forma di manuali, oppure da professionisti che affrontano il problema dal punto di vista delle imprese, o ancora scritti da esperti giuristi e giornalisti. Il dubbio se fosse o meno il caso di aggiungerne un altro e se davvero quest’altro avesse poi qualcosa di nuovo da dire, viene meno nel momento in cui ci si rende conto della straordinaria eccezionalità di questo libro: un piccolo miracolo che tiene insieme il professore universitario e il pubblicitario, il professionista della comunicazione e il giornalista, il grafico e l’esperto in sondaggi, il pubblico e il privato, il servizio pubblico e l’impresa. Una polifonia di voci sulla comunicazione.

 

La comunicazione e l’informazione pubblica non sono una disciplina precisa, non sono una strada dritta, piuttosto sono un campo in cui differenti sono le esperienze, differenti sono gli approcci, differenti le professionalità impegnate, differenti i punti a cui e da cui.
(dalla quarta di copertina)