Il braccio legato dietro la schiena

di di Mimmo Cándito (a cura) |

Storie dei giornalisti in guerra

BIBLIOTECH


Il braccio legato dietro la schiena

Baldini & Castoldi, Milano
Pagine 448
ISBN 88-8490-677
Prezzo 15.60

La drammaticità dei conflitti che davanti ai nostri occhi si stanno combattendo nella lunga rincorsa al terrorismo, e l’accentuarsi di una militarizzazione della politica internazionale, hanno portato sempre più in primo piano i giornalisti che raccontano la guerra. Ne hanno fatto figure pubbliche consumate spesso in una loro identità che è spettacolare ma ignora i problemi, i dubbi, le crisi, le angosce, anche gli orgogli, che sempre ne accompagnano il lavoro.

Il racconto che, tutti, qui fanno di questo difficile, e però anche irrinunciabile, mestiere taglia spesso attraverso il loro «privato», e apre spaccati di vita dove il rapporto costante con la guerra lascia segni profondi, talvolta insanabili. Diceva Kapuscinski che «un corrispondente di guerra non può essere un cinico, deve avere forte la capacità di sacrificio e il senso della solidarietà».

Gli autori di queste testimonianze sono «le grandi firme» del giornalismo italiano, i reporter che sui giornali, alla radio, dentro lo schermo della Tv, hanno raccontato le storie grandi e piccole che la guerra trascina via con sé, in Vietnam come in Iraq, nelle Malvine come in Israele, in Spagna come in Congo o nella Guinea-Bissau o in Afghanistan.

Parallelo all’altro volume di Mimmo Cándito, I reporter di guerra, che racconta la storia di un «mestiere difficile, da Hemingway a Internet», questo libro dà voce ai sentimenti, alle emozioni, alle riflessioni critiche, di chi la guerra la vive come un’amara esperienza di lavoro e da questa esperienza ricava la consapevolezza di quanto oggi davvero l’informazione sia l’arma più potente degli eserciti, «più potente d’una bomba atomica, più potente d’una fiaschetta di botulino o d’antrace».

Questo libro racconta quello che vivono i reporter che vanno in guerra, presi in mezzo tra le bugie dei militari e la morte sempre in agguato.

Il ricavato di questo volume viene destinato a «Reporters sans frontières».
(dalla quarta di copertina)