Millecinquecento lettori

di di Enzo Forcella |

Confessioni di un giornalista politico

BIBLIOTECH


Millecinquecento lettori

Donzelli Editore, Roma 2004
Pagine XVI-109
ISBN 88-7989-866-3
Prezzo 12.00

 

Curato da Guido Crainz
Con scritti di Nicola Chiaromonte, Antonio Ghirelli e Cesare Mannucci

 

Millecinquecento lettori fu pubblicato nel giugno del 1959 da «Tempo presente», la rivista diretta da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone. Fortemente collocato nel clima degli anni cinquanta e al tempo stesso attualissimo, è un testo di straordinaria lucidità: pone a nudo vizi antichi e nuovi del giornalismo politico del nostro paese, con una scrittura nitida, ironica e amara al tempo stesso.

 

Il pamphlet provocò allora diversi commenti, molti silenzi e più rare solidarietà, pubbliche e soprattutto private. Le lettere che giunsero a Forcella – di cui vengono proposti qui ampi brani – aprono spiragli illuminanti sull’Italia illiberale degli anni cinquanta: ci riconsegnano in modo fedele la condizione dell’intellettuale nella fase della «guerra fredda». A scrivere la propria solidarietà e il proprio disagio a Forcella sono soprattutto intellettuali laici che non si riconoscono in nessuna delle «due chiese» contrapposte, quella cattolico-conservatrice e quella comunista. In quei messaggi è frequente, anche, l’evocazione della Resistenza: come vissuto personale, come riferimento etico, come «rimpianto» che fa meglio risaltare le amarezze del presente.

 

Testo allora molto scomodo, Millecinquecento lettori ci pone domande altrettanto scomode sul presente: sembra applicarsi altrettanto bene, in altri termini, alle modalità attuali della politica, con il loro dilatare all’estremo le logiche del «teatrino», della «recita in famiglia». E sembra applicarsi bene, al tempo stesso, al giornalismo dei talk show televisivi, che della «recita in famiglia» sono diventati luogo privilegiato.

 

Ma chi sono, oggi, i «millecinquecento lettori» di Forcella? È cresciuto o diminuito il loro peso? E ancora: qual è il profilo complessivo del nostro giornalismo? È davvero tornato alla povertà intellettuale e alle angustie denunciate da Forcella? È ancora possibile che esso inverta la tendenza degli ultimi anni (o decenni), e riacquisti quell’intelligenza conoscitiva e quella fantasia che pur lo hanno caratterizzato – almeno in parte – in altre fasi della sua storia?
(dalla quarta di copertina)

 

Enzo Forcella, giornalista e scrittore, ha lavorato al «Mondo» di Pannunzio, a «La Stampa» e a «Il Giorno». È stato poi editorialista e collaboratore del quotidiano «la Repubblica» sin dalla sua fondazione. Ha diretto dal 1976 al 1986 Radiotre, rinnovando profondamente la rete culturale radiofonica della Rai, ed è stato presidente dell’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza. Ha scritto “Plotone d’esecuzione. I processi della prima guerra mondiale“, con Alberto Monticone (Laterza, 1968), “Celebrazione di un trentennio” (A. Mondadori, 1974) e “La Resistenza in convento” (Einaudi, 1999).