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Fuori campo

BIBLIOTECH


Meltemi Editore, Roma 2004
Pagine 288
ISBN 88-8353-335-6
Prezzo 21.50

 

Cosa è stato il cinema per il Novecento? In particolare, cosa ha significato per la cultura del secolo scorso essere “spettatore cinematografico”? Cosa “ha voluto dire” all’Occidente il più importante mezzo di comunicazione di massa della prima metà del xx secolo? E oggi, di fronte a una rivoluzione digitale che rilancia tutte le potenze espressive del linguaggio filmico, che senso ha fare ancora esperienza di cinema?

 

Fuori campo prende le mosse proprio da questi interrogativi. Avvalendosi di una metodologia interdisciplinare in cui si confrontano modelli e punti di vista della sociologia, della semiotica, della filosofia e della mediologia, l’autore segue l’evoluzione della comunicazione filmica dall’epoca delle origini fino alle ultime innovazioni del cinema digitale, esaminando la parte più significativa della produzione teorica dedicata allo spettatore del grande schermo: sia quella di matrice critico-cinematografica (primitivi dell’Avanguardia francese, Scuola sovietica, Nouvelle Vague), sia quella di matrice socio-culturale (György Lukács, Georg Simmel, Walter Benjamin, Edgar Morin). E dà voce anche a testi decisivi volutamente “rimossi” dalla cultura cinematografica nazionale, come gli scritti di André Bazin sul cinema francese durante l’occupazione nazista e il “poema lirico” sullo spettatore di Jean-Louis Schefer.
(dalla quarta di copertina)

 

Fabrizio Denunzio è dottore di ricerca in Scienze della comunicazione. Ha pubblicato i volumi: “Il cenacolo dei crudeli. I fiori profani della letteratura nera” (1996), “Pieghe del tempo. I film di guerra e di fantascienza da P. K. Dick a Matrix” (2002) e saggi sul cinema e la cultura di massa.

 

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