Agenda Digitale

ICT, Strand Consult: ‘La vera sfida di Oettinger e Ansip? Realizzare le promesse non mantenute di Neelie Kroes’

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Salutando Neelie Kroes – “donna dalle grandi intenzioni ma dai piccoli risultati” – Strand Consult auspica che i tre uomini che la sostituiranno riusciranno a portare a termine quello che il Commissario uscente ha promesso e non mantenuto.

“La Digital Agenda è così importante che sarò sostituita da tre uomini”. Questo avrebbe detto il Commissario uscente all’agenda digitale, Neelie Kroes commentando lo spacchettamento del suo portfolio tra il tedesco Günther Oettinger (neo Commissario per l’economia e la società digitale), l’estone Andrus Ansip (vicepresidente designato per l’Agenda digitale) e l’ex primo ministro finlandese Jyrki Katainen (nel ruolo di vicepresidente per il lavoro, la crescita, la competitività e gli investimenti).

Il passaggio di consegne arriva in un momento quanto mai importante, in cui l’industria si trova in una situazione molto difficile: in deficit di ricavi da svariati trimestri e nella necessità di investire nelle nuove reti ultra broadband, spina dorsale nella nuova economia digitale.

Un senso di dejà vù

Strand Consult sostiene di avere avuto un senso di dejà vù durante l’audizione di Andrus Ansip, che secondo Strand, poteva limitarsi a dire: ‘Mi impegno a realizzare le promesse non mantenute da Neelie Kroes’.

4 anni fa, il Commissario Kroes suggeriva che il suo mandato avrebbe dovuto essere ‘preludio di una generazione di crescita’ e ‘dare il benvenuto ai nuovi Nokia, Skype e standard GSM’. La Kroes si era quindi impegnata a puntellare l’Agenda digitale con sei ‘pilastri’: 1) ricerca e innovazione; 2) incentivi alle infrastrutture senza creare nuovi monopoli nelle reti; 3) fiducia e sicurezza; 4) competenze digitali; 5) standard aperti e interoperabilità a partire dai governi; 6) Mercato unico digitale.

Sfortunatamente i suoi risultati sono stati abbastanza deludenti e lo dimostrano le classifiche che riportano gli scarsi progressi dell’Europa in fatto di digitale. Senza contare l’effetto deprimente delle pesanti politiche regolamentari imposte al settore delle telecomunicazioni: sembrano passati secoli (e non 10 anni) da quando l’Europa era una potenza digitale in grado di impensierire gli Usa, da quando, cioè, i sei principali produttori di cellulari erano europei e il GSM, sviluppato in Europa, era lo standard globale per le comunicazioni mobili.

Oggi, invece, l’Europa arranca: i principali player del settore digitale – da Apple a Google, da Facebook ad Amazon – sono americani (15 delle prime 25 web company mondiali sono nate negli Usa, solo una è europea), i maggiori produttori di device sono asiatici o americani, gli investimenti nelle reti sono crollati da un terzo a meno di un quinto del totale mondiale. Solo il 26% degli europei è raggiunto dall’LTE (contro il 97% negli Usa) mentre la fibra ottica resta ancora un miraggio per la gran parte dei cittadini, specialmente nelle aree rurali. “Con in più il paradosso che i governi che hanno tentato di promuovere la diffusione della fibra FTTH nelle zone rurali – come Svezia, Italia e Francia – hanno fatto peggio di quelli in cui si è lasciato fare al mercato, con un approccio tecnologicamente neutro, come la Svezia”, dice Strand Consult.

Il Commissario Kroes, secondo gli analisti di Strand Consult, “aveva le idee giuste ma in ultima analisi non ha avuto il coraggio di costringere l’Europa a ingoiare la pillola. Si è fatta così cooptare dai populisti che chiedevano solo misure placebo come l’abolizione del roaming e la net neutrality”. Misure viziate sul nascere che in alcun modo servono ad aumentare occupazione e competitività, due degli obiettivi cardine dell’Agenda digitale.

Le sfide future

Al team ICT di Juncker si può aggiungere anche il neo Commissario Antitrust Margrete Vestager che ha subito stigmatizzato la disparità di condizioni tra telco e OTT e ha criticato le ben note pratiche di ‘ottimizzazione fiscale’ dei giganti del web come Google o Amazon. Vestager, ma anche Ansip, hanno puntualizzato che le norme sulla privacy vanno aggiornate per meglio proteggere gli europei dai possibili abusi delle web company americane, che basano i loro modelli di business sulla raccolta e la vendita dei dati dei loro utenti (anche se – dicono – in forma anonima).

Le proposte del team Juncker sono ambiziose, ma Strand incoraggia la nuova Commissione a concentrarsi innanzitutto sulla deregulation. E’ in questo modo che si può creare il maggior valore economico e si può incentivare la realizzazione degli investimenti necessari per recuperare il terreno perso sul fronte del digitale.

“Speriamo che i nuovi Commissari tengano ben a mente le loro promesse e i loro principi e non si lascino fuorviare dai populisti, ricordando che – al di là della net neutrality e di altri temi forzatamente centrali – il nodo principale da sciogliere per sbloccare l’impasse è fornire le competenze digitali a quel 40% di europei che non le possiedono e sono quindi impreparati al mondo del lavoro che verrà”, sottolinea Strand.

Se, insomma, ai politici europei importa delle loro gente, sarebbe bene concentrassero le loro energie a sostenere l’acquisizione di competenze digitali e il lavoro digitale, “non gli slogan delle lobby che li hanno fatto eleggere”, aggiunge Strand, sottolineando che al di là delle buone intenzioni, “…finché non vedremo i fatti, la retorica è solo vecchio vino europeo in nuove bottiglie”

Salutando Neelie Kroes – “donna dalle grandi intenzioni ma dai piccoli risultati” – Strand Consult conclude la sua analisi con l’auspicio che i tre uomini che la sostituiranno riusciranno a portare a termine quello che il Commissario uscente promise 4 anni fa.