Net Economy: Time Warner e Google vicine all’accordo per rafforzarsi sul mercato dell’e-Pub

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Alleanza tra titani? Con una mossa a sorpresa, Google Inc., il motore di ricerca più popolare del mondo, si avvia a siglare una partnership strategica con America Online (AOL), l’Internet service provider di Time Warner Inc., acquistando una quota del 5% per 1 miliardo di dollari.

L’anticipazione è stata data dal Wall Street Journal e fino a oggi le due società non hanno smentito la notizia.

 

Google, quindi, avrebbe conservato il suo principale cliente, battendo la temibile concorrenza della rivale Microsoft che appena poche settimane fa aveva avviato trattative esclusive per chiudere una “partnership duratura” con AOL, “per ampliare le attività nella pubblicità online”, come ha spiegato l’amministratore delegato Steve Ballmer.

Pare che le trattative tra Time Warner e il gigante dei software siano saltate di fronte alla richiesta della società di Bill Gates di agganciare il proprio motore di ricerca MSN all’Isp.

 

Secondo il quotidiano finanziario, si sarebbe ormai vicini all’accordo, tanto che la notizia potrebbe arrivare nei prossimi giorni, sicuramente non prima di mercoledì, 21 dicembre, data in cui è fissato il Consiglio d’amministrazione di  Time Warner.

AOL ha da anni un’intesa con Google che ha fruttato nell’ultimo trimestre risorse per 300 milioni di dollari. Ora, con il ribaltamento di fronte, la divisione online del colosso dei media (valutata quindi 20 miliardi di dollari) avrebbe la possibilità di vendere pubblicità attraverso la ricerca sul Web con Google, oltre che l’opportunità d’associare il proprio nome al link del motore di ricerca del gruppo.

 

La battaglia tra Google e Microsoft, che ha visto anche un tentativo di blitz da parte di Yahoo! Inc., cade nel momento delicato per la conquista del Web e soprattutto dell’ingente fetta pubblicitaria online che, soltanto nel terzo trimestre 2005, è cresciuta del 34% su base annua fino a 3,1 miliardi di dollari.

 

Per Time Warner e il suo management l’operazione ha contorni delicati, visto l’attacco sferrato da Carl Icahn contro i vertici del gruppo, accusati di cattiva e fallimentare gestione e di svendere gli asset in portafoglio. Non a caso il finanziere ha commentato le indiscrezioni sulla vendita come “un inutile diversivo“. (r.n.)

 

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