i rischi

Digital Omnibus, la società civile europea è contraria. La Lettera dei 127

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Organizzazioni della società civile, sindacati e gruppi per la difesa dei diritti dei cittadini e l’interesse pubblico mettono in discussione il pacchetto Omnibus Digitale, sollevando forti critiche sul metodo e le finalità.

La Lettera congiunta di 127 organizzazioni civili contro il pacchetto Omnibus Digitale della Commissione europea

Il pacchetto Digital Omnibus approvato nei giorni scorsi continua a far discutere e 127 organizzazioni della società civile, insieme a sindacati e gruppi impegnati nella difesa dei diritti dei cittadini, hanno pubblicato una Lettera congiunta in cui spiegano i motivi della loro contrarietà alla proposta della Commissione europea.

Abbiamo seguito da vicino il percorso del pacchetto Omnibus, in particolare questa settima proposta di semplificazione, che riguarda il mondo delle tecnologie e dei servizi digitali, mirata a ridurre gli oneri amministrativi di almeno il 25 % e di almeno il 35 % per le piccole e medie imprese fino alla fine del 2029.

Ma dietro questa operazione di “pulizia tecnica” del digital acquis, il corpus legislativo europeo sul digitale, si intravede un cambio di paradigma che potrebbe ridisegnare — secondo molti al ribasso — alcuni tra i più importanti baluardi regolatori degli ultimi anni: GDPR, AI Act, Data Act, Direttiva e-Privacy e Direttiva NIS2.

Un rischio denunciato anche dai gruppi firmatari la Lettera in questione, attraverso cui hanno lanciato un appello pubblico per chiedere l’immediato stop di una misura che va investire leggi di massima rilevanza per la difesa dei diritti del cittadino.
Secondo le 127 organizzazioni, ciò che è ancora descritto come un intervento tecnico di “semplificazione normativa” è in realtà un tentativo di smantellare alcune delle protezioni digitali più avanzate al mondo.

Omnibus Digitale e strategia di “deregolamentazione mascherata”

La lettera denuncia come la Commissione stia portando avanti una strategia di deregolamentazione mascherata, destinata a trasformare radicalmente le principali leggi europee su privacy, diritti digitali, intelligenza artificiale e governance delle piattaforme.

Il Digital Omnibus, infatti, riapre contemporaneamente testi legislativi fondamentali come il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), la normativa europea che regola la privacy e la riservatezza nelle comunicazioni elettroniche, come l’uso dei cookie, il marketing via email e il tracciamento online (direttiva ePrivacy), la normativa europea sull’intelligenza artificiale, peraltro la prima al mondo (l’AI Act recentemente approvato), il Digital Services Act (DSA), il Digital Markets Act (DMA) e lo storico regolamento sulla neutralità della rete. Per la società civile si trattava della più ampia revisione al ribasso mai proposta nell’Unione europea in materia di diritti fondamentali.

Indebolimento del quadro normativo ePrivacy

Uno dei punti più contestati riguarda il rischio di indebolire il quadro ePrivacy, che negli ultimi anni era rimasto l’unico argine normativo a impedire che governi e aziende potessero tracciare costantemente ciò che avviene sui dispositivi personali degli utenti.

Le modifiche previste dall’Omnibus, secondo l’interpretazione proposta nella Lettera, potrebbero aprire la strada a forme di sorveglianza diffusa e potenzialmente legittimata, in un momento in cui varie indagini giornalistiche hanno già dimostrato come dati di localizzazione venduti sul mercato possono essere usati per spiare funzionari europei e semplici cittadini, rivelando perfino visite a luoghi sensibili come ospedali, cliniche e luoghi di culto.
Indebolire le regole proprio in questo contesto, sostengono le ONG, rappresenta un passo indietro gravissimo per la protezione della vita privata.

Toccando l’AI Act si riducono le garanzie di sicurezza pensate per i sistemi più rischiosi

Preoccupazioni altrettanto forti riguardano l’impatto del pacchetto sull’AI Act. Il Digital Omnibus introduce, secondo i firmatari, modifiche capaci di ridurre le garanzie di sicurezza e trasparenza pensate per i sistemi di intelligenza artificiale più rischiosi.

Uno degli aspetti più problematici su cui è si chiede attenzione è la possibilità per gli sviluppatori di auto-esentarsi dalle regole: dichiarando unilateralmente che i loro sistemi non rientrano nelle categorie ad alto rischio si da loro la possibilità di sottrarsi alle verifiche obbligatorie.

Questo renderebbe molto più difficile per cittadini e autorità comprendere quali sistemi vengono usati per decisioni cruciali, come l’accesso a servizi sociali, prestiti o opportunità lavorative. Anche la riduzione degli obblighi di registrazione dei sistemi ad alto impatto è considerata un attacco alla trasparenza e alla tracciabilità dell’AI.

La protezione dei dati personali a rischio?

Non meno grave è l’attacco al GDPR, si legge nel documento. Il regolamento europeo sulla protezione dei dati, considerato uno standard globale, rischia di essere svuotato dall’interno attraverso modifiche che permetterebbero alle aziende di valutare autonomamente la propria conformità, senza un controllo efficace delle autorità garanti.

Ciò potrebbe compromettere uno degli strumenti che permette ai cittadini – compresi categorie vulnerabili come lavoratori, minori e persone senza documenti – di contestare abusi da parte di imprese e amministrazioni pubbliche. La deregolamentazione, denunciano i firmatari, non porterebbe maggiore efficienza o chiarezza, ma più potere nelle mani degli attori più grandi del mercato digitale.

L’impatto ambientale dell’AI

La lettera richiama anche il tema dell’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale, evidenziando come i sistemi di ultima generazione richiedano quantità enormi di energia, acqua e risorse naturali. Invece di rafforzare i controlli e incentivare pratiche sostenibili, l’Omnibus rende ancora più semplice per le aziende addestrare modelli sempre più grandi, senza valutazioni adeguate sugli effetti per il pianeta e senza prove chiare del reale beneficio sociale di tecnologie così dispendiose.

Gli strumenti Omnibus aggirano il confronto democratico

Un altro nodo critico riguardava il metodo politico utilizzato dalla Commissione. Le organizzazioni denunciano un processo decisionale opaco, accelerato e strutturato per aggirare il normale confronto democratico con Parlamento europeo, società civile e comunità scientifica.
Gli strumenti Omnibus, nati per armonizzazioni tecniche, vengono così usati per interventi strutturali su norme fondamentali, rischiando di creare un precedente pericoloso.

Nonostante il Digital Omnibus sia stato nel frattempo approvato, le osservazioni avanzate nella lettera restano pienamente attuali. I timori di una progressiva erosione delle tutele, di una maggiore concentrazione di potere nelle mani delle grandi piattaforme e di un indebolimento del controllo democratico continuano a essere al centro del dibattito europeo sulla governance tecnologica.

Semplificare non può significare deregolamentare

Il messaggio della Lettera è chiaro: semplificare non può significare deregolamentare e l’innovazione non può essere costruita sacrificando privacy, sicurezza e trasparenza.

La speranza, condivisa da molte delle organizzazioni che hanno lanciato l’allarme, è che le istituzioni europee tornino a considerare i diritti digitali non come ostacoli burocratici, ma come condizioni essenziali per uno sviluppo tecnologico realmente rispettoso delle persone e dell’ambiente. In gioco non c’è solo il futuro della regolamentazione digitale, ma la credibilità stessa del modello europeo basato sulla tutela dei diritti fondamentali.

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