Che fine ha fatto Iris2, la risposta europea allo strapotere di Starlink nella connettività satellitare in orbita bassa? Il progetto, annunciato in pompa magna un anno fa e al centro del dibattito anche in Italia, nelle varie discussioni sul DDL Space Economy diventato nel frattempo legge a giugno, sembra uscito dai radar. Eppure, Iris 2, con i primo satelliti in orbita non prima del 2030, è stato tirato in ballo più volte da parte del Commissario Ue per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, e dalla Commissaria alla Sovranità Digitale Henna Virkkunen. Ma nel frattempo, a che punto siamo con la fase operativa?
Iris 2 nel menù della Ministeriale ESA di Brema
Di certo di Iris 2 si parlerà ampiamente alla ministeriale dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, che si terrà il 26 e il 27 novembre a Brema, la ridente città tedesca della Lega Anseatica, dove i 23 stati membri dell’Agenzia si riuniranno per fissare il budget del prossimo triennio. Il totale dei contributi dei vari Stati potrebbe superare la cifra record di 22 miliardi di euro, vale a dire 5 miliardi in più dell’ultima ministeriale del 2022. Ma probabilmente ne servirebbero molti di più, almeno 60 secondo alcuni europarlamentari che a suo tempo hanno lanciato un appello in questo senso.
Ma nonostante uno sforzo economico mai vista prima per lo sviluppo dello Spazio, il timore dell’Europa è di restare comunque indietro nella corsa globale alla Space Economy, in primo luogo rispetto al monopolio di Elon Musk nell’orbita bassa (LEO).
I numeri di Starlink, che continua a crescere
Mentre l’Europa parlava di Iris 2, nell’ultimo anno SpaceX, casa madre di Starlink, ha aumentato la sua presenza nello Spazio. Secondo i dati dell’astrofisica Simonetta Di Pippo, Professor for Practice di Space Economy e Direttore dello Space Economy Evolution Lab di Sda Bocconi, al 14 giugno 2025 Starlink disponeva di 7.782 satelliti in orbita, di cui 7.759 funzionanti, su un totale di 8600 satelliti in orbita bassa (LEO). In aggiunta si può dire che la costellazione di Musk dispone già di 650 satelliti pronti per il Direct to Cell. L’obiettivo di Starlink è arrivare a 11.943 satelliti entro marzo 2027. In aggiunta, si ricorda che SpaceX (casa madre di Starlink) copre tutta la filiera verticale, incluso il lanciatore (Falcon 9) che non soltanto è proprietario, ma può lanciare decine di satelliti con lo stesso lancio, con modi e tempi decisi in house. Secondo stime, Starlink chiuderà il 2025 con un fatturato annuo di 9,8 miliardi di dollari.
Inoltre, Musk sta già lavorando alla costellazione Starlink 2.0 o Gen2, aggiunge Simonetta Di Pippo, con satelliti più grandi e più potenti. L’Europa con Iris2 invece a che punto è? Cosa ha realizzato fattivamente nell’ultimo anno? Soltanto chiacchiere o ci sono delle novità? A quanto trapela è prevista una riunione degli stakeholder di Iris 2 per fare il punto a gennaio del 2026. Ma qualcosa di più?
Aschbacher (ESA): ‘Lo Spazio non è un parco giochi per miliardari’
In un post su Linkedin, il Direttore Generale dell’ESA Josef Aschbacher ha così parlato, in vista della ministeriale di Brema.
“In tutta Europa dobbiamo confrontarci con una dura verità: non siamo preparati a questa nuova realtà (di incertezza ndr). Le vulnerabilità stanno aumentando nei settori della difesa, del commercio, dell’energia, dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie quantistiche, e nella stabilità della catena di approvvigionamento. Eppure, in un ambito, l’Europa detiene un netto vantaggio: lo spazio. In questo ambito, l’Europa vanta ancora programmi all’avanguardia a livello mondiale. E attraverso l’ESA, l’Europa può agire rapidamente e con decisione per rafforzare la propria resilienza.
Lo spazio non è un parco giochi per miliardari. È essenziale e parte integrante della nostra vita quotidiana. Dalle previsioni meteorologiche, dove circa l’80% dei dati proviene dai satelliti, all’agricoltura di precisione, alla navigazione Galileo, ai pagamenti satellitari, al monitoraggio della qualità dell’aria di Copernicus e al tracciamento dei missili in Ucraina: la tecnologia spaziale alimenta la nostra economia, protegge il nostro ambiente e rende sicuri i nostri confini. Ciononostante, mentre potenze globali come Stati Uniti, Cina e India avanzano – non grazie a talenti superiori, ma a investimenti coraggiosi – l’Europa investe poco nello spazio.
Aschbacher (ESA): ‘Europa sottofinaiziata nelo Spazio’
Un settore urgente in cui l’Europa può unire le proprie esigenze e sfruttare i propri punti di forza è la difesa, dove, come nello spazio, l’Europa rimane pericolosamente sottofinanziata. Difesa e spazio sono già complementari, si potrebbe persino dire interdipendenti. I satelliti e i loro dati devono essere protetti nello spazio, e i satelliti e i loro dati possono contribuire alla sicurezza a terra. Mentre la Cina espande la sua infrastruttura spaziale con una rete di intelligence di 2.800 satelliti e gli Stati Uniti portano avanti il loro programma Starshield per la sorveglianza terrestre in tempo reale, paesi come Russia, India e Giappone stanno anche aumentando gli investimenti nello spazio per scopi di difesa. Mentre la difesa rappresenta oltre la metà di tutta la spesa pubblica per lo spazio a livello globale, in Europa tale percentuale era solo del 12% nel 2024. L’atteggiamento della regione nei confronti della sicurezza sta cambiando e lo slancio sta crescendo. Come leader di un’agenzia spaziale civile, vedo come, nell’ambito delle competenze dell’ESA, possiamo mettere a frutto i nostri migliori talenti e competenze per supportare l’Europa in questo momento cruciale”.
Ministeriale di Brema: cosa c’è sul tavolo?
Come detto, nonostante l’investimento senza precedenti di 22 miliardi di euro, l’ESA teme un declassamento dell’Europa, che peraltro pesa appena per il 10% sull’economia spaziale mondiale in materia di finanziamenti pubblici. In confronto, gli Usa rappresentano il 60% e la Cina circa i 15%.
“C’è un rischio molto elevato che le persone e le aziende migliori lascino l’Europa”, ha detto il Direttore Generale dell’ESA, Josef Aschbacher, all’Agence France-Presse il 10 ottobre.
Ariane 6 indietro rispetto a SpaceX e Blu Origin
Questo declino, si legge su Le Monde, è già evidente. Ariane 6, in servizio da luglio 2024, il cui quarto volo commerciale è previsto per metà dicembre, ha riaperto le porte dello spazio per l’Europa, e una moltitudine di startup sta sviluppando razzi più piccoli. Ma né Ariane né queste startup hanno padroneggiato la tecnologia dei booster riutilizzabili come SpaceX, l’azienda di Elon Musk, o Blue Origin, l’azienda del fondatore di Amazon Jeff Bezos, che l’ha testata con successo al suo secondo tentativo il 13 novembre.
Frammentazione delle forze
Un altro esempio sono le costellazioni di satelliti per le comunicazioni: lanciato a marzo 2023 dalla Commissione Europea, il progetto Iris² diventerà operativo soltanto nel 2030, lasciando il campo aperto a Starlink, la rete di Elon Musk, che deve affrontare soltanto una modesta concorrenza da parte dell’operatore francese Eutelsat. La Germania, che sta raddoppiando le sue ambizioni nel settore spaziale, con un budget record di 35 miliardi di euro per i prossimi cinque anni, sta persino valutando il lancio di una propria costellazione, sollevando preoccupazioni sul rischio di frammentazione delle forze in Europa.
La Francia perde terreno nello Spazio. Crescono Germania e Italia
Per quanto riguarda la Francia, i suoi vincoli di bilancio non le consentono più di essere il motore spaziale di un tempo. Il suo contributo all’ESA dovrebbe essere compreso tra 3 e 3,5 miliardi di euro, vicino ai 3,2 miliardi di euro del 2022. Al contrario, la Germania, che è diventata il principale contributore dell’ESA nel 2019, stanzierebbe fino a 5 miliardi di euro, superando così la Francia come primo finanziatore dell’ESA. Anche l’Italia potrebbe superare la Francia, salendo al secondo posto, con un budget di 4 miliardi. Tuttavia, poiché la politica dell’ESA si basa sul principio del ritorno geografico (l’importo dei contratti assegnati all’industria di ogni Stato membro deve essere pari al suo contributo), gli industriali francesi temono una stagnazione del loro bilancio.
Preoccupazioni europee
Queste preoccupazioni hanno implicazioni anche per i progetti scientifici. Mentre il portafoglio dei programmi principali dell’ESA è finanziato dai contributi degli Stati membri, altre cosiddette attività “opzionali” dipendono dalla disponibilità o meno dei Paesi a contribuire. È il caso di Ramses (Rapid Apophis Mission for Space Safety), una missione che prevede di studiare Apophis, un asteroide vicino alla Terra di 375 metri di diametro, il cui passaggio è previsto entro 32.000 chilometri dalla Terra il 13 aprile 2029. Questo eccezionale sorvolo, che si verifica solo una volta ogni 5.000-10.000 anni, rappresenta un’opportunità unica per studiare come la gravità terrestre comprime e allunga le rocce di Apophis, dando persino ai geochimici la speranza di osservare rocce sotto la superficie dell’asteroide. Tuttavia, sviluppata nell’ambito del programma di “difesa planetaria” dell’iniziativa per la sicurezza spaziale, questa missione dovrà ottenere finanziamenti sufficienti dagli Stati membri per completarne il finanziamento.
Difesa sempre più centrale per lo Spazio
Dimenticate una missione lunare o le immagini sempre più nitide dei ghiacciai che si ritirano, convincere un continente in guerra a spendere di più per lo spazio oggigiorno significa spostare il dibattito sulla difesa.
Invece di eludere i riferimenti alle questioni militari, i ministri delle 23 capitali membri dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) si concentreranno sulla necessità di proteggere le risorse orbitali e di implementare sistemi di ricognizione satellitare per scongiurare le minacce sulla Terra.
I progetti di scienza e osservazione civile continueranno a rappresentare la maggior parte dei 22 miliardi di euro che l’ESA intende raccogliere almeno entro il 2028, ma l’ondata di maggiori spese militari nazionali offre opportunità. “I bilanci per la difesa in tutta Europa si stanno espandendo”, ha detto il mese scorso il Direttore Generale dell’ESA Josef Aschbacher. “Tuttavia, gli stanziamenti complessivi per la difesa spaziale in Europa rimangono modesti”.
Mentre le capitali si stanno avvicinando rapidamente all’obiettivo NATO del 5% del PIL per la difesa, l’ESA stima che i governi spendano soltanto lo 0,07% del PIL per lo spazio.


