“I data center nello spazio potrebbero trasformare radicalmente il modo in cui si processano i dati, il modo in cui si gestisce l’energia, e anche la maniera in cui si mantiene una sovranità digitale degna di questo nome. L’Europa dispone di tecnologie spaziali di prim’ordine e di istituzioni solide. La domanda è se le useremo per guidare la rivoluzione oppure se resteremo a guardare altri che decidono le regole del digitale del futuro”. A porre questo dilemma è Jermaine Gutierrez, Research Fellow dell’European Space Policy Institute (ESPI), autore principale del nuovo rapporto in collaborazione con al Technische Universitet Munchen, appena pubblicato, dell’istituto diretto da H. Ludwig Moeller “Data centres in space: orbital backbone of the second digital era?“.
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Rapporto avviato nel 2023 (ma molte cose sono cambiate)
Un rapporto avviato nel 2023 per esplorare i possibili scenari sull’utilizzo dello Spazio come luogo di elezione per la messa in orbita di data center, che in due anni ha visto un’esplosione verticale di interesse con grandi colossi come Google, Amazon, Alibaba e xAI/SpaceX annunciare investimenti in questo ambito. Anche Nvidia si muove in quella direzione.
Un nuovo campo di battaglia digitale che l’Europa non può permettersi di lasciare in mano ai competitor americani e cinesi. Si tratta, in realtà, di una grande occasione di business per le industrie tecnologiche e spaziali europee, secondo l’ESPI, secondo cui la prossima frontiera del Cloud potrebbe essere in orbita.
Il rischio principale per la Ue è quello di perdere la corsa all’autonomia orbitale a vantaggio di player stranieri, se non si agirà in modo netto e deciso.
Perché lo spazio? Perché ora?
I fattori trainanti sono convincenti: l’addestramento dell’intelligenza artificiale e l’elaborazione dei dati stanno consumando quantità di energia senza precedenti sulla Terra, mettendo a dura prova le reti elettriche e sollevando preoccupazioni sulla sostenibilità. Si prevede che il mercato globale dei data center raggiungerà i 535 miliardi di euro nel 2030. Allo stesso tempo, il numero di satelliti in orbita sta aumentando vertiginosamente, generando enormi quantità di dati che potrebbero essere elaborati in modo più efficiente nello spazio piuttosto che trasmetterli sulla Terra.
Lo spazio offre vantaggi unici: abbondante energia solare, capacità di elaborare i dati satellitari alla fonte e protezione dalle minacce naturali e antropiche della Terra. Per l’Europa, la leadership in questo settore potrebbe rafforzare l’autonomia digitale e creare una nuova industria competitiva.
Il percorso futuro dell’Europa
ESPI raccomanda un approccio strategico e graduale:
• Sfruttare programmi esistenti come GSTP e ARTES dell’ESA come banco di prova pubblico-privato per tecnologie abilitanti,
• Proporre un’ambiziosa iniziativa per un Centro Dati Spaziale Europeo nell’ambito dei progetti Horizon Europe Moonshot (2028-2034) con una chiara tabella di marcia verso l’implementazione commerciale.
Nonostante le sfide, tra cui i costi di lancio, la gestione termica in orbita e le tecnologie di assemblaggio in orbita in fase iniziale, questi sono esattamente i tipi di problemi che le industrie aerospaziali e tecnologiche europee eccellono nel risolvere.
“Tecnologie dirompenti come i centri dati spaziali non si presentano spesso. Quando ciò accade, i pionieri ottengono vantaggi decisivi. L’Europa ha tutto il necessario per guidare questa trasformazione: capacità spaziali avanzate, aziende innovative e solidi quadri istituzionali. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è un’ambizione coordinata e la volontà politica di agire”, ha detto H. Ludwig Moeller, Direttore di ESPI.
Il messaggio di ESPI è chiaro: l’infrastruttura che alimenterà il futuro digitale dell’umanità viene progettata oggi. L’Europa deve decidere se plasmare questo futuro o seguirlo.
Data center nello Spazio, da semplice ricerca a realtà industriale. La tesi dell’ESPI
Negli ultimi dieci anni il concetto di data center nello spazio (SBDC) è passato da idea futuristica a settore in pieno sviluppo tecnologico e industriale.
Dal 2020 sono stati investiti circa 70 milioni di euro di capitali privati, distribuiti tra circa 30 aziende tra Europa, Nord America e Asia.
I protagonisti spaziano da start-up come Starcloud e Lonestar Data Holdings a colossi come Axiom Space.
Parallelamente, i programmi pubblici stanno sostenendo la ricerca e le sperimentazioni:
- L’UE finanzia lo studio ASCEND per analizzare i benefici ambientali dei data center orbitali.
- ESA ha lanciato Φ-Sat-2, con funzionalità AI a bordo.
- La NASA ha installato lo Spaceborne Computer-2 sulla ISS.
- La Cina sviluppa la costellazione “Three-Body Computing Constellation”.
Perché servono? Crescita dei dati e limiti terrestri
La produzione globale di dati crescerà rapidamente e in maniera esonenziale: entro il 2028 supererà i 400 zettabyte. Questo boom è alimentato da AI, IoT e applicazioni di osservazione della Terra.
Il settore dei data center terrestri vale già 324 miliardi di euro nel 2024, ma fatica a sostenere la domanda.
Secondo le stime, saranno necessari fino a 5,7 trilioni di euro di investimenti entro il 2030 per adeguare infrastrutture, energia e capacità.
Le risorse terrestri si stanno saturando: suolo, energia elettrica e sistemi di raffreddamento sono sempre più costosi e critici.
Eric Schmidt (ex CEO di Google) ha dichiarato al Congresso USA che entro il 2030 serviranno 67 gigawatt di nuova capacità energetica per i data center terrestri ― l’equivalente di 67 centrali nucleari.
Perché lo spazio offre un vantaggio?
Lo spazio permetterebbe:
- Energia solare continua e abbondante, senza costi di rete o limiti ambientali.
- Elaborazione dei dati direttamente “alla fonte”, evitando trasferimenti massivi verso Terra.
- Maggiore resilienza e potenzialmente infrastrutture più sostenibili.
Anche investitori e imprenditori di primo piano confermano l’interesse:
“Saremo in grado di battere i costi dei data center terrestri nello spazio nei prossimi decenni.”
Jeff Bezos – Italian Tech Week, 2025
“SpaceX lo farà, scalando i satelliti Starlink V3 con laser link ad alta velocità.”
Elon Musk – ottobre 2025
Sovranità digitale: un fattore strategico
Oltre ai vantaggi economici, la sovranità dei dati è un fattore determinante.
Il conflitto tra GDPR europeo e normative extraterritoriali come il CLOUD Act USA dimostra che non basta sapere dove sono i dati, ma chi controlla l’infrastruttura.
Per l’Europa, una capacità SBDC sovrana è quindi descritta nel rapporto come non opzionale, ma essenziale.
Fattibilità e sfide tecnologiche
Il report include un modello di costo sviluppato dal Technical University of Munich (TUM) per confrontare SBDC e data center terrestri.
I progressi in:
- hardware spaziale COTS,
- lanci riutilizzabili ad alta capacità,
rafforzano la sostenibilità economica.
Restano però sfide aperte:
- protezione dalle radiazioni,
- gestione termica,
- latenza delle comunicazioni,
- governance dei dati.
Scenario per l’Europa: finestra di opportunità
Il report sostiene che, se inserita nei programmi IRIS², EU Green Deal e nell’infrastruttura cloud-edge sovrana europea, una roadmap per SBDC potrebbe permettere all’Europa di assumere leadership nel settore.
Le prime applicazioni non saranno mega-infrastrutture, ma casi concreti già utili, come:
- edge computing orbitale per osservazione della Terra,
- archiviazione sicura nello spazio,
- integrazione cloud-satellite sovrana.
Se l’Europa agirà ora, i data center spaziali potrebbero passare da nicchia sperimentale a complemento strategico dei data center terrestri nei prossimi decenni.
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In arrivo la 2^ edizione di Space & Underwater, la Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, che si terrà il 3 dicembre 2025.
Ecco il videoreportage della 1^ edizione:


