Non meri aggiustamenti tecnici, ma un vero e proprio cambiamento di paradigma che contempli una visione integrata, fatta di norme efficaci, infrastrutture moderne, politiche industriali coerenti, incentivi economici, formazione e finanza sostenibile.
È quanto occorre al Paese in questo momento secondo il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. C’è ora da capire quali riforme troveranno supporto concreto nella Manovra finanziaria 2026, appena approvata dal Governo, un’operazione da 18,7 miliardi di euro. “Per le imprese parliamo di circa 8 miliardi di investimenti, c’è il “super e iper ammortamento con investimenti ammessi pari a 4 miliardi di euro” ha riferito in conferenza stampa la Premier Meloni. Ma, ha aggiunto, “stiamo valutando la possibilità di usare la revisione a medio termine della politica di coesione per aumentare sensibilmente queste risorse.”
Si era, infatti, parlato inizialmente di 25 miliardi di euro. Non tardano ad arrivare le prime critiche. Una è quella di Simone Gamberini, presidente di Legacoop:
“Manca la spinta per la crescita. Servirebbe una terapia d’urto per promuovere gli investimenti, soprattutto in questa fase, nella quale per rimanere competitivi occorre puntare sull’innovazione e sul digitale. Non ci sono interventi sul costo dell’energia, che per le imprese italiane è doppio rispetto ai concorrenti europei: ancora non arriva il disaccoppiamento dei prezzi di elettricità e gas, e sono insufficienti i sostegni per le aziende energivore“.
Ma andiamo per ordine.
Caro energia, Fratin: “L’Italia non può essere paragonata a Francia o Spagna”
Gilberto Pichetto Fratin, in sede di question time in Senato, torna a discutere dello scenario energetico italiano nel contesto europeo, in particolare dei costi dell’energia e di transizione energetica, ribadendo un concetto più volte esposto: l’Italia è un caso a sè stante e dunque non è accettabile il confronto con gli altri Paesi europei.
Di fronte ai quesiti posti dalle Senatrici Silvia Fregolent e Raffaella Paita (Italia Viva) circa i temi dolenti, ormai noti agli italiani, del caro bollette e delle difficoltà patite dall’Industria nostrana a causa degli alti costi dell’energia, aggravate di recente anche dai dazi statunitensi, il Titolare dell’Ambiente ha sottolineato le profonde differenze strutturali tra i principali partner europei:
“Certamente il confronto con Spagna e Francia non è possibile. La Francia ha il nucleare e non paga ETS; la Spagna gode dei frutti dell’isolamento, ha utilizzato il nucleare e ha l’Andalusia tappezzata di fotovoltaico, ma con qualche problema di rete; la Germania ha deciso di mettere 26 miliardi direttamente sul sistema bollette, che sono 6,5 miliardi l’anno. Questa è la differenza”.
Un’analisi che, dietro la valutazione geopolitica, lascia intravedere una rivalutazione implicita del nucleare come possibile opzione strategica.
Bollette e oneri di sistema: misure per famiglie e PMI
Tuttavia, nel rispondere al quesito parlamentare, Fratin ha riconosciuto il gap competitivo dell’Italia sui costi di generazione elettrica, determinato dal diverso mix energetico rispetto agli altri Paesi europei:
“In relazione al quesito posto dagli onorevoli interroganti, siamo consapevoli del gap dell’Italia sui costi di generazione elettrica derivante dalla diversità del mix di fonti e per questo stiamo lavorando ad una serie di misure di carattere strutturale.
Stiamo affrontando il tema del peso degli oneri generali di sistema in bolletta soprattutto sulle famiglie e le piccole e medie imprese che non possono beneficiare di alcune agevolazioni riservate agli energivori” ha affermato.
Disaccoppiamento dei prezzi e riforme strutturali
Riguardo alla questione del “disaccoppiamento dei prezzi dell’energia”, il Ministro ha convenuto poi che non si tratti esclusivamente di una questione economica, ma soprattutto culturale e politica.
“Oggi assistiamo a un raddoppio dello spread tra gas e prezzo dell’energia elettrica, dovuto al peso del gas e della produzione termoelettrica nella determinazione del prezzo finale. È il risultato di scelte compiute negli ultimi 27 anni”.
Fratin ha quindi citato l’eliminazione dello spread tra il TTF (Title Transfer Facility) e il PSV (punto di scambio virtuale) italiano tra le soluzioni necessarie al problema del caro energia, descrivendola alla platea parlamentare come l’unica in grado di portare benefici ai consumatori sia di gas sia di elettricità.

Energy release
Il Titolare dell’Ambiente ha dunque accennato alla misura dell’energy release, finalizzata a promuovere il contributo delle imprese energivore alla creazione di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonte rinnovabile, assicurando nel medio termine alle imprese partecipanti l’accesso a energia elettrica a prezzi contenuti.
“Abbiamo proposto altresì una risoluzione della saturazione virtuale della rete che non solo serve a sbloccare un coacervo di richieste stratificatesi nel tempo, che non consentirebbero lo sviluppo di progetti di fonti rinnovabili, ma garantisce pro-futuro la razionalizzazione e la minimizzazione degli interventi sulle reti elettriche con evidenti riduzioni di oneri in bolletta”.
L’obiettivo di questo insieme di misure è favorire la competitività delle nostre imprese e dare respiro alle famiglie, tenuto conto degli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo dati al 2030” ha concluso.
I quesiti irrisolti
Sono diversi i punti, rimasti senza risposta, che la senatrice Paita ha voluto evidenziare nella replica al Ministro.
“Che fine hanno fatto i 25 miliardi di euro annunciati in aiuti alle imprese?
Intendete destinarli davvero al sostegno della produzione italiana? Sì o no? Per ora, risposta non pervenuta” ha domandato.
La senatrice ha poi toccato il tema di Industria 5.0, sottolineando come il piano attuale non stia funzionando come previsto.
“Sarebbe bastato riprendere il modello adottato dal Governo Renzi con il piano Industria 4.0 o con lo Sblocca Italia, che avevano prodotto risultati concreti.”
Altro nodo critico sollevato da Paita riguarda l’ipotesi di escludere l’ETS (Emission Trading System) dal comparto turbogas, una misura che, secondo la senatrice, consentirebbe un risparmio di circa 25 euro per megawattora, con un impatto immediato sui costi energetici.
“Le imprese lo chiedono da tempo e continuano a sollecitare una risposta che non arriva. Senza interventi, le aziende italiane continueranno a pagare un deficit strutturale rispetto ai competitor europei, con effetti pesanti anche su famiglie e produttività. È esattamente quanto già sottolineato dall’ex premier Mario Draghi” ha sottolineato.
In chiusura, Paita ha rivolto un monito diretto al Ministro:
“Oggi, più che ricordarci che siamo in ritardo rispetto agli altri Paesi, sarebbe stato utile sapere quali azioni concrete intende adottare per migliorare la situazione. La risposta, purtroppo, non è arrivata. Speriamo che nella Legge di Bilancio emerga finalmente qualche idea.”