L’Ue vuole proteggere i minori online, la notizia in breve
- La Commissione Europea ha avviato le prime azioni investigative formali nel quadro del Digital Services Act (DSA) nei confronti di Snapchat, YouTube, Apple e Google, per valutare l’efficacia delle loro misure a tutela dei minori e la loro conformità con gli obblighi di legge;
- L’indagine si concentra in particolare sui sistemi di verifica dell’età degli utenti, sui meccanismi atti a impedire l’accesso a prodotti e contenuti illegali o dannosi (come vapes, droghe e materiale che promuove disturbi alimentari) e sul controllo della disponibilità di app pericolose (come quelle per il gioco d’azzardo e le ‘nudify apps’) sugli app store.
Minori online a rischio, l’indagine Ue su Snapchat, Google e Apple
La Commissione europea ha dato il via alle prime azioni investigative formali nel quadro del Digital Services Act (DSA), inviando richieste di informazioni a giganti del web come Snapchat, YouTube, Apple e Google.
L’obiettivo è stringere i controlli e valutare l’efficacia delle misure adottate dalle piattaforme per la protezione dei minori dai crescenti pericoli della rete. Questo passaggio, fondamentale nell’applicazione del DSA, mira a verificare se i minori siano adeguatamente tutelati da accessi non consentiti, contenuti dannosi e la vendita di prodotti illegali.
I ministri dell’UE si sono riuniti a Horsens, in Danimarca, per discutere della protezione dei minori online, una priorità assoluta per Copenaghen e molti altri Paesi europei, tra cui l’Italia.
Virkkunen: “Faremo tutto il necessario per garantire il benessere fisico e mentale di bambini e adolescenti online”
“Oggi abbiamo avviato le prime azioni investigative ai sensi delle Linee guida sulla protezione dei minori contenute nella Legge sui servizi digitali, richiedendo informazioni a Snapchat, YouTube, Apple App Store e Google Play”, ha dichiarato Henna Virkkunen, Vicepresidente Esecutiva per la Sovranità Tecnologica.
“Faremo tutto il necessario per garantire il benessere fisico e mentale di bambini e adolescenti online. Si inizia dalle piattaforme online – ha proseguito Virkkunen – che hanno l’obbligo di garantire la sicurezza dei minori che accedono ai loro servizi, sia attraverso misure incluse nelle linee guida sulla protezione dei minori, sia attraverso misure altrettanto efficaci di loro scelta”.
“Oggi – ha sottolineato la vicepresidente della Commissione – insieme alle autorità nazionali degli Stati membri, stiamo valutando se le misure adottate finora dalle piattaforme stiano effettivamente proteggendo i minori“.
Sempre la vicepresidente esecutiva della Commissione ha scritto sui social: “La tecnologia deve lavorare per i nostri figli, non contro di loro. Garantire uno spazio online sicuro per i minori, dove possano imparare, giocare e socializzare in sicurezza, rimane una priorità per la Commissione europea.
Le piattaforme online hanno l’obbligo di garantire un elevato livello di sicurezza e privacy dei minori che le utilizzano, come previsto dalla legge sui servizi digitali dell’UE, DSA. Questo però non sta accadendo oggi”.
DSA e la sicurezza dei minori: sotto esame i sistemi di accesso e verifica dell’età
L’iniziativa segna un punto di svolta: non più solo linee guida, ma un’indagine concreta sui meccanismi di accesso e controllo. Le aziende sono chiamate a dimostrare come stanno adempiendo all’obbligo di garantire il benessere fisico e mentale dei minori online.
Il focus principale è sui sistemi di verifica dell’età (age verification) e sui meccanismi per impedire che i giovani utenti entrino in contatto con contenuti o prodotti pericolosi, come droghe, sigarette elettroniche (vapes) o materiale che promuove disturbi alimentari.
I rischi per i bambini su ogni piattaforma: dalle droghe alle scommesse online
L’indagine della Commissione ha formulato richieste specifiche per ciascuna delle piattaforme, toccando i punti di maggiore criticità per i minori:
- Snapchat: È chiamata a chiarire i suoi sistemi per bloccare l’accesso ai bambini sotto i 13 anni, violando i termini di servizio della stessa app. Inoltre, la Commissione chiede conto delle misure per impedire la vendita di prodotti illegali per i minori, quali droghe o vapes, spesso promossi tramite la piattaforma.
- YouTube: Oltre al sistema di verifica dell’età per la protezione dei minori, la Commissione chiede dettagli sul sistema di raccomandazione. Il timore è che l’algoritmo di YouTube possa indirizzare attivamente i giovani utenti verso contenuti dannosi, aggravando i rischi per la loro salute mentale.
- Apple App Store e Google Play: L’attenzione è rivolta alla gestione del rischio legato al download di applicazioni pericolose. La Commissione vuole sapere come i due store impediscano ai minori di scaricare app illegali o dannose, in particolare le app per il gioco d’azzardo e gli odiosi ‘nudify apps’, strumenti utilizzati per creare contenuti sessualizzati non consensuali. Si richiede inoltre la massima trasparenza sull’applicazione delle classificazioni di età (age rating).
Italia in prima fila
Nel nostro Paese, tra le diverse presentate nell’ultimo anno, c’è una proposta di legge bipartisan, fortemente voluta da Fratelli d’Italia e il Partito democratico, che si pone l’obiettivo di imporre alle piattaforme social la verifica dell’età di chi accede, con il divieto di autorizzazione per chi ha meno di 14 o 15 anni.
L’obiettivo del ddl “Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale“, presentato al Senato da Lavinia Mennuni (FdI) e alla Camera da Marianna Madia (Pd), è “elevare il livello di protezione della salute psico-fisica dei minori rispetto alle conseguenze derivanti dall’utilizzo di servizi di social network online e alle piattaforme di condivisione di video“.
La Commissione rafforza l’impegno per la tutela dei minori
Questa prima azione investigativa non è isolata. La Commissione sta lavorando in stretto coordinamento con le autorità nazionali per identificare tutte le piattaforme che, a prescindere dalle loro dimensioni, possono rappresentare il rischio più elevato per la sicurezza dei minori.
Il messaggio è chiaro: l’epoca dell’autoregolamentazione è finita. L’UE sta attuando un rigoroso “stress test” sul DSA, determinata a trasformare la protezione dei minori online da promessa a realtà vincolante. Le piattaforme dovranno fornire le informazioni richieste con urgenza, pena l’avvio di ulteriori procedimenti e potenziali sanzioni per la mancata tutela dei bambini e degli adolescenti in rete.
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Tutela dei minori online. Domande frequenti (FAQ) sull’indagine Ue
1. Che cos’è l’indagine avviata dalla Commissione Europea?
È la prima azione investigativa formale ai sensi delle linee guida del Digital Services Act (DSA) sulla protezione dei minori. L’obiettivo è verificare se le piattaforme Big Tech stiano rispettando gli obblighi di legge per garantire un ambiente online sicuro per i bambini e gli adolescenti.
2. Quali piattaforme sono coinvolte e perché?
Sono coinvolte:
- Snapchat: sotto esame per l’accesso dei minori di 13 anni e la vendita di prodotti illegali (come droghe o vapes);
- YouTube: sotto esame per i sistemi di verifica dell’età e il ruolo dei suoi algoritmi di raccomandazione nella diffusione di contenuti dannosi;
- Apple App Store e Google Play: sotto esame per come gestiscono il rischio di download di app pericolose (es. gioco d’azzardo, ‘nudify apps’) e per l’applicazione delle classificazioni di età.
3. Qual è l’obiettivo principale della Commissione?
L’obiettivo è garantire il benessere fisico e mentale dei minori online. La Commissione vuole prove concrete che i sistemi delle piattaforme (come la verifica dell’età e la moderazione dei contenuti) siano efficaci e non lascino i giovani esposti a contenuti, prodotti o strumenti che possono arrecare danno.
5. Che cos’è il DSA e perché è importante per questa indagine?
Il Digital Services Act (DSA) è il nuovo regolamento europeo che stabilisce le responsabilità delle piattaforme online sui contenuti che ospitano. È cruciale perché impone alle grandi piattaforme obblighi specifici, come la valutazione e la mitigazione dei rischi sistemici, inclusi quelli legati alla tutela dei minori. Questa indagine è la prima applicazione di tali obblighi in questo settore.