L'accordo

Usa-Uk, in arrivo il nuovo patto atlantico per il nucleare civile

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USA e Regno Unito lanceranno in questi giorni una nuova partnership atlantica per l’energia nucleare civile. L’accordo mira ad accelerare la costruzione di centrali di nuova generazione, dimezzando i tempi di approvazione dei progetti e favorendo investimenti miliardari. Tra gli obiettivi: rafforzare la sicurezza energetica, creare migliaia di posti di lavoro e riportare Londra tra i leader mondiali del nucleare, mentre crescono i dubbi su costi e impatto ambientale.

Una nuova partnership atlantica per l’energia nucleare. Un’espressione che, in tempi di tensioni globali, potrebbe evocare scenari inquietanti. Un patto tra Regno Unito e Stati Uniti dedicato esclusivamente all’atomo, infatti, suona a prima vista come il preludio a una corsa agli armamenti.

Ma non è questa la lettura offerta da Donald Trump, in visita di Stato, insieme al premier britannico Keir Starmer e al ministro dell’Energia UK Ed Miliband. L’accordo che i due governi si preparano a firmare ha tutt’altra finalità, ossia accelerare la produzione di energia pulita e rafforzare la sicurezza energetica di Londra, attirando miliardi di investimenti privati e creando migliaia di posti di lavoro.

Del resto, la NATO rimane l’unico patto militare transatlantico, e non prevede alcun ruolo nella produzione di energia nucleare civile. Il suo compito si limita alla deterrenza militare. Questa nuova intesa, invece, si muove su un piano completamente diverso: quello della transizione energetica.

I progetti alla base dell’accordo

In breve, il cuore della Atlantic Partnership for Advanced Nuclear Energy dovrebbe essere semplificare e velocizzare le procedure per le aziende che intendono costruire nuove centrali nucleari nel Regno Unito e negli Stati Uniti. L’obiettivo principale è ambizioso: dimezzare i tempi di approvazione dei progetti, passando dagli attuali quattro anni a due.

In concreto, ciò significa che se un reattore ha già superato i controlli di sicurezza in uno dei due Paesi, i risultati potranno essere riconosciuti anche dall’altro, evitando di ripetere interamente l’iter autorizzativo.

Resta però una sfida aperta. Molti dei progetti previsti sono ancora in fase embrionale e potrebbero volerci anni prima che i nuovi impianti siano in grado di fornire energia a case e imprese.

Reattori modulari e progetti britannici

Ma di quale nucleare si tratta, esattamente? Il Primo Ministro Sir Keir Starmer ha già dichiarato di voler riportare il Regno Unito tra “i leader mondiali dell’energia nucleare”.

Negli anni ’90, questa fonte energetica produceva circa il 25% dell’elettricità britannica, ma oggi la quota è scesa al 15%, complice anche l’invecchiamento degli impianti. Molti reattori sono ormai obsoleti, da dismettere nel prossimo decennio, e nel frattempo non sono state realizzate nuove centrali. La svolta è arrivata, infatti, solo nel novembre 2024, quando il Regno Unito e altri 30 paesi hanno firmato un impegno globale per triplicare la capacità nucleare entro il 2050.

Il programma britannico, quindi, prevede già lo sviluppo dei reattori modulari di piccola taglia (SMR), versioni compatte delle grandi centrali. A guidare il progetto è Rolls-Royce, selezionata per progettare e costruire il primo SMR nel Regno Unito.

Parallelamente, tra gli accordi attesi questa settimana spicca quello tra il gruppo statunitense X-Energy e la britannica Centrica (proprietaria di British Gas), per realizzare fino a 12 reattori modulari avanzati (AMR) a Hartlepool.

La differenza tra SMR e AMR

La differenza è sostanziale: mentre gli SMR utilizzano l’acqua come refrigerante, gli AMR si basano su gas come l’elio, tecnologia molto meno diffusa. A livello globale, infatti, esistono pochissimi esempi di AMR in funzione commerciale, tra cui il reattore cinese HTR-PM.

Negli Stati Uniti, X-Energy punta a costruire un impianto in Texas. Dopo la partnership annunciata nel 2021 con il colosso chimico Dow, solo lo scorso marzo l’azienda ha presentato la richiesta di permesso alla Nuclear Regulatory Commission.

L’obiettivo dichiarato da X-Energy è chiaro: fare del reattore texano un modello replicabile a livello mondiale, capace di aprire la strada a una nuova generazione di impianti nucleari.

L’impatto previsto 

Secondo il governo britannico, l’accordo di Hartlepool potrebbe garantire energia a 1,5 milioni di abitazioni e creare fino a 2.500 nuovi posti di lavoro.

Il Segretario all’Energia Ed Miliband ha sottolineato il valore strategico dell’intesa: “Il nucleare alimenterà le nostre case con energia pulita e prodotta in patria. Sarà il settore privato a costruirla in Gran Bretagna, generando crescita e posti di lavoro qualificati e ben retribuiti.”

Non tutti, però, condividono lo stesso entusiasmo. Greenpeace UK mette in guardia: una corsa al nucleare potrebbe tradursi in bollette più alte e in un incremento delle emissioni di CO₂, soprattutto alla luce dei costi crescenti.

E i numeri parlano chiaro: la costruzione della centrale Sizewell C nel Suffolk, che vede tra gli investitori proprio Centrica, è lievitata da 20 a 38 miliardi di sterline.

Il CEO di Centrica, Chris O’Shea, invita però a leggere il quadro in prospettiva: “Ritardi e aumenti di costo sono comuni a tutti i grandi progetti. Ma la forza degli SMR e degli AMR sta nella replicabilità: più ne costruisci, più impari. Ed è proprio questa ripetizione che può ridurre i costi e migliorare l’affidabilità.”

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