La cultura digitale come fattore portante per lo sviluppo del Paese. E’ questo uno dei capisaldi della relazione annuale del Garante privacy, illustrata oggi dal Presidente Pasquale Stanzione nella Sala della Regina della Camera. “Appare, così sempre più necessaria l’introiezione, da parte del settore pubblico e di quello privato. Di una complessiva cultura della protezione dei dati”. Lo dice chiaramente il Presidente Stanzione, la cultura del dato, la cultura digitale deve diventare un elemento portante delle competenze di base di tutti coloro che lavorano nel pubblico e nel privato, senza distinzione.

Serve consapevolezza
“Ciascuno deve essere consapevole della propria azione per la garanzia della sicurezza della ‘frontiera digitale’ del Paese: fa parte di quella cultura del digitale senza la quale nessuna strategia di tutela è possibile. Questa consapevolezza è il presupposto ineludibile per riforme che siano non soltanto e mera innovazione tecnica, ma che sanciscano invece un reale progresso in termini di libertà e garanzie democratiche”, aggiunge.
E fin qui siamo tutti d’accordo
Il digitale è diventato ormai una dimensione fondamentale del nostro vivere civile. Ma da dove cominciare per diffondere le competenze necessarie a dominare, per non subirli, strumenti rivoluzionari come l’intelligenza artificiale?
Educazione civica digitale: ‘Ghiglia partiamo dalla scuola’
“Il primo luogo dal quale partire è la scuola, con dei corsi di educazione civica digitale per cominciare”, ha detto a Key4biz Agostino Ghiglia a margine della presentazione il Componente del collegio del Garante pe la protezione dei Dati Personali. “L’educazione civica digitale va insegnata dalle elementari”, aggiunge Ghiglia che di questi temi ha curato anche un libro ad hoc, mettendo peraltro in guardia i più giovani dal pericolo deep fake.
Un progetto di cui Ghiglia ha già parlato a più riprese anche con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, a sua volta interessato, per mettere a gara un metodo ad hoc di formazione. Certo, i problemi per avviare progetti del genere (al di là dei fondi necessari) non sono pochi. In primo luogo, bisogna trovare un corpo docente disponibile, che va poi formato. Tutto questo presuppone tempo (ore in più dei docenti) e compenso extra, per finanziare la formazione necessaria dei professori.
Gli ostacoli da superare
Ci sono poi questioni di carattere sindacale che vanno anch’esse sistemate prima di poter immaginare un percorso che, una volta testato, potrebbe essere replicato altrove e magari standardizzato.
Vedremo come andrà a finire. Che ci sia un bisogno di consapevolezza digitale e un gap da riempire è assodato.
Resta da capire in che modo avviare concretamente progetti in questo ambito, possibilmente in tempi stretti.
Chi dovrebbe pagare?
Ci sono dei fondi ad hoc al MIM?
Come superare le resistenze del corpo docente?
C’è davvero la volontà politica e organizzativa per avviare almeno una fase di test?
Agcom ha avviato il patentino digitale
Intanto, sulla stessa linea d’onda e nel solco dell’educazione digitale si è già mossa l‘Agcom, che con il Ministro Giuseppe Valditara ha già siglato un accordo per la diffusione del patentino digitale nelle scuole medie e superiori, promosso dal Commissario Agcom Massimiliano Capitanio, che si è recentemente allargato a otto regioni.
Di certo, non c’è tempo da perdere. Lasciare l’Ai in mano ai ragazzi senza nessun filtro rischia di essere un boomerang non indifferente.
Minori: Garante privacy, ‘chatbot divenute figure di riferimento per adolescenti’. Che si confidano con la macchina
“Per molti adolescenti i chatbot sono divenuti ormai delle vere figure di riferimento; addirittura alcuni sviluppano una sorta di legame affettivo con loro, anche in ragione del loro tono, spesso eccessivamente lusinghiero, assolutorio, consolatorio e del loro configurarsi come un approdo sicuro dove rifugiarsi, al riparo del giudizio altrui. È quello che viene definito ‘il loop dell’empatia’: infinita, che genera dipendenza, spingendo a svalutare i rapporti umani, che appaiono troppo complessi e poco soddisfattivi, inducendo così all’isolamento”, ha detto Stanzione. Ci sono ragazzi che scrivono al ChatGPT come se fosse il loro partner.
Dialoghi tragici con ChatGPT
Stanzione poi ricorda come “sono agli atti delle indagini, per la tragica scomparsa di una giovanissima ragazza, le domande da lei rivolte a ChatGpt sulla tossicità dell’amore e sulla relazione sentimentale. In Florida pende un giudizio sull’imputabilità di un chatbot per il suicidio di un ragazzo 14enne che con l’ia aveva sviluppato un rapporto talmente intenso da considerarlo equivalente a quello con una persona, con una pericolosa sostituzione della figura dell’altro. Di cui tuttavia il robot non possiede l’intelligenza emotiva, la capacità di cogliere la fragilità psicologica dell’interlocutore necessaria per dissuaderlo da gesti estremi. Per quanto ideato a immagine e somiglianza dell’uomo, il robot può certamente sviluppare la metis (l’intelligenza pratica e creativa, ndr) ma mai il nous (l’intelletto, la ragione). Su questo terreno si arresta la capacità mimetica, non più soltanto protesica dell’ia. E se l’identità è nella relazione – prosegue il garante – i rapporti intessuti con i robot rischiano di alterare profondamente la stessa identità individuale e la percezione dell’altro”.
Age verification va controllata
Infine, per Stanzione “non è necessario alzare i livelli di età” per l’accesso a siti e piattaforme: “Ciò su cui è necessario il massimo rigore è il rispetto degli obblighi di age verification e una comune alleanza fra istituzioni e comunità educanti per la promozione della consapevolezza digitale dei minori. Le scuole stanno facendo molto, il Garante è al loro fianco”.
Relazione annuale 2024 del Garante per la protezione dei dati personali (scarica il PDF)
Relazione annuale 2024 – Discorso del Presidente (scarica il PDF)